03.12.2024 Icon

Discussione orale e lesione del diritto di difesa: parola alla Cassazione

Nel giudizio di appello, la mancata fissazione dell’udienza di discussione orale della causa nonostante la rituale richiesta di una delle parti, comporta, di per sé, la nullità della sentenza, poiché l’impedimento frapposto alla possibilità per i difensori delle parti di svolgere con pienezza le loro difese finali, anche nelle forme orali, costituisce di per sé un “vulnus” al principio del contraddittorio e una violazione del diritto di difesa“.

Questo è quanto affermato dalla Corte di Cassazione con la recentissima ordinanza in commento, la quale ha ribadito quanto già sancito dalle Sezioni Unite in tema di giudizio di appello nel quale, in base al principio del contraddittorio e nel rispetto del diritto di difesa, la preclusione per i difensori di svolgere le proprie difese finali oralmente, comporta la nullità della sentenza così emessa.

La vicenda trae origine da un atto di citazione con cui l’attore conveniva in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri dinanzi al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento del danno conseguente alla mancata applicazione del meccanismo indennitario previsto da una direttiva europea posta a tutela delle vittime di reati intenzionali e violenti, non adeguatamente recepita dall’ordinamento italiano.

Ciò in quanto, la Corte di Assise d’Appello di Bologna aveva condannato alla pena dell’ergastolo, oltre che al risarcimento dei danni in favore delle parti civile costituite, l’autore di un brutale omicidio commesso in danno del fratello dell’attore. A distanza di anni, il condannato detenuto aveva poi deciso di togliersi la vita, rendendo impossibile per l’attore, ottenere la soddisfazione del proprio diritto al risarcimento del danno.

Dunque, l’attore, qualificatosi come prossimo congiunto del soggetto deceduto chiedeva di poter beneficiare della tutela accordata, in ambito comunitario, alle vittime di reati intenzionali violenti, al fine di ottenere un indennizzo equo e adeguato dallo Stato membro di residenza.

La richiesta dell’attore, volta ad accertare l’inadempimento dello Stato per mancata attuazione della Direttiva comunitaria, veniva rigettata dal Tribunale di Roma, stante la mancanza dei requisiti necessari per la sua applicabilità.

Allo stesso modo la Corte d’Appello di Roma riteneva che la richiesta dell’attore non potesse essere accolta, tra l’altro, per non aver l’appellante provato di aver preventivamente tentato di conseguire il risarcimento dagli eredi del condannato.

La sentenza veniva quindi impugnata con ricorso per Cassazione.

La Suprema Corte, investita del ricorso, ha ritenuto fondato il primo motivo di censura relativo alla violazione del principio del contraddittorio e del diritto di difesa del ricorrente, ed assorbite, dunque, le ulteriori doglianze.

Più nel dettaglio, nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva, per ben due volte, disatteso la richiesta di discussione orale formulata dall’appellante per portare all’attenzione dei giudici, prima, la pendenza dinanzi alla Corte di Giustizia Europea di un giudizio vertente sulla medesima questione e, in seguito, la circostanza che fosse stata nel frattempo resa un’interpretazione autentica della direttiva in questione da parte della stessa Corte Europea.

Sul tema, già in precedenza, le Sezioni Unite avevano stabilito che costituisce causa di nullità della sentenza la mancata assegnazione, da parte del Giudice, dei termini per il deposito delle comparse conclusionali e delle memorie di replica, ovvero l’emissione del provvedimento finale senza attendere la loro scadenza, ciò al fine di garantire l’effettività del contraddittorio e del diritto difesa durante tutto lo svolgimento del processo.

Quindi, la Corte di Cassazione, ha nuovamente ribadito che nel giudizio di appello, la mancata fissazione dell’udienza di discussione orale della causa, nonostante la rituale richiesta di una delle parti, formulata in sede di precisazione delle conclusioni e ribadita nel termine per il deposito delle memorie di replica comporta, di per sé, la nullità della sentenza senza che sia necessario indicare gli argomenti che avrebbero potuto essere illustrati durante la discussione, poiché l’impossibilità per le parti di svolgere oralmente le proprie difese finali  costituisce una lesione del diritto di difesa costituzionalmente garantito.

Autore Federica Losignore

Trainee

Milano

f.losignore@lascalaw.com

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