L’avvenuto rilascio del nuovo modello di AI di ChatGpt per la generazione di immagini mette in luce le preoccupazioni circa la violazione del copyright dei contenuti utilizzati per il suo addestramento e la mancanza di una normativa che regoli la materia.
Negli ultimi giorni si è parlato molto dell’avvenuto rilascio del nuovo modello di AI generativo di ChatGpt dedicato alle immagini e dell’avvenuta diffusione sui social media di immagini così create ed ispirate allo stile del celeberrimo regista giapponese Hayao Miyazaki.
Ciò benché il nuovo generatore non sia specializzato nella creazione di immagini giapponesi, essendo in grado di creare immagini basate sulle precise istruzioni di volta in volta fornite dagli utenti.
La vicenda ha posto in luce le criticità del tema dell’addestramento del modello di OpenAI, che potrebbe aver violato la legge sul diritto d’autore, in relazione all’utilizzo senza permesso, per l’addestramento del modello, dei film di Miyazaki.
In questo momento, che vede questi temi caratterizzati da una grande incertezza, sono molti i quesiti che vengono subito in mente.
Lo stile deve considerarsi protetto dal diritto d’autore?
Cosa accadrebbe se delle immagini in tal modo create venissero utilizzate, oltre che dagli utenti sui social media a fini personali, anche da aziende a fini commerciali?
Sempre di questi giorni e sempre concernente lo sfruttamento dei diritti di immagine, è anche la notizia per cui la famosa azienda di abbigliamento svedese H&M avrebbe deciso di generare, con l’impiego dell’AI, delle vere e proprie repliche digitali di alcune modelle, che potrebbero, quindi, comparire contemporaneamente su diversi set, anche nelle più lontane parti del mondo.
Sembrerebbe che, secondo il progetto del colosso svedese, le modelle potranno negoziare l’uso della propria immagine così creata, stabilendo di volta in volta il compenso per il relativo utilizzo.
Una garanzia di non poco conto in questo contesto caratterizzato da numerose criticità e, come noto, da una grande incertezza normativa.