In Italia solo il 19% dei manager è donna, percentuale che però migliora guardando ai giovani, visto che considerando gli under 35 superiamo il 30%. C’è un problema normativo, che si somma a una componente culturale, fatta di pregiudizi e discriminazioni. La strada principale è quella della formazione. Sono alcuni degli spunti emersi ieri durante l’ultima giornata della Mf Italian legal week, la tre giorni dedicata al mondo legal organizzata da Milano Finanza, che si è conclusa appunto ieri.
Il tema della parità di genere è stato trattato durante la tavola rotonda «il diritto alle pari opportunità per professionisti e imprese», alla quale hanno partecipato Laura Lana, responsabile direzione affari societari di Sorgenia e Matilde Marandola, presidente dell’Associazione italiana direzione del personale (Aidp). Proprio Marandola ha indicato alcuni numeri: in Italia si registra una crescita rispetto all’anno scorso, ma sempre riferita a numeri modesti (come detto, solo il 19% dei manager è donna). Tra le varie proposte avanzate, quella di inserire nei sistemi di valutazione delle performance anche la componente della parità di genere: «un manager che discrimina non può essere premiato per le sue performance», il pensiero della presidente Aidp. In generale «la leadership può essere più o meno efficace indipendentemente dal genere. Dobbiamo dialogare con le scuole e con le università per far capire alle ragazze che non esistono mestieri maschili o femminili». Laura Lana ha invece evidenziato come la sua società sia attenta a queste situazioni: «Sorgenia punta molto sulla parità di genere, la nostra popolazione aziendale è distribuita equamente tra uomini e donne pur lavorando in un ambito di business storicamente maschile. Il customer service è al 70% femminile. Oltre ai progetti per diminuire il gap di genere, abbiamo anche tanti altri progetti, come quello che facciamo ogni 25 novembre contro la violenza sulle donne», le parole della manager Sorgenia.
Anche le professioni rientrano in questi discorsi e certamente la parità di genere sarà un elemento caratterizzante il futuro degli studi. Un altro aspetto dirompente analizzato nella giornata di ieri è quello del legal marketing. Nel pomeriggio, infatti, si è svolta una tavola rotonda dedicata ai social network e agli influencer inquadrati come «leve per la comunicazione sostenibile e l’attrazione dei talenti». Tra gli speaker Alberta Antonucci, avvocato esperto di diritto del web; Valeria Cavallo, membro del comitato direttivo Mopi; Natalia Jurisch, avvocato e senior legal consultant P4I e Alessandro Renna, fondatore e Ceo di 4CLegal. Attenzione particolare alle opportunità per la professione. Secondo Valeria Cavallo «anche gli avvocati possono essere influencer marketing. Il nostro pubblico non sono solo i nostri clienti, ma anche i futuri avvocati che dobbiamo attrarre verso i nostri studi legali»