18.09.2025 Icon

Anche il Bonus mobili va verso la fine

Continua la lenta agonia dei vari bonus fiscali per opere edilizie e simili, che se fino a pochi anni fa occupavano una voce rilevante nel bilancio pubblico, oggi sono sempre meno significativi.

Lo abbiamo visto – per citare forse l’esempio più emblematico – con il c.d. Superbonus, che dal 110% si è progressivamente ridotto al 65% (almeno per il 2025), rendendolo di fatto inappetibile per i cittadini.

Lo vedremo presto per il c.d. Bonus mobili.

Introdotto con il d.l. 63/2013, il Bonus mobili rappresenta uno degli strumenti fiscali più utilizzati per incentivare la ristrutturazione e l’arredo degli immobili residenziali in Italia.

Tuttavia, la misura – attualmente confermata fino al 31 dicembre 2025 – rischia di non essere rinnovata nel 2026.

Finora, il Bonus mobili consente la detrazione IRPEF del 50% delle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici destinati a immobili in ristrutturazione, con un tetto di spesa che attualmente è di 5.000 euro per unità immobiliare (portando, quindi, a 2.500 euro il massimo ammontare detraibile).

Condizione per accedere al bonus, tra le varie, è che il pagamento deve avvenire con strumenti tracciabili.

Il Bonus era già “a rischio” nel 2025, quando, a fine 2024, la manovra lo ha prorogato fino al 31 dicembre di quest’anno.

Questo approccio “a rinnovo annuale” è tipico delle politiche fiscali italiane, che spesso usano proroghe temporanee per valutare l’efficacia delle misure e l’impatto sul bilancio pubblico.

Ciò vuole ovviamente dire che, dal 1° gennaio 2026 e salvo proroghe, il Bonus mobili non sarà più disponibile.

Al momento, non sembra che sia intenzione dell’attuale parlamento rinnovare la misura.

Del resto, a fine anno lo stesso destino potrebbe capitare anche ad altri bonus, come quello per le barriere architettoniche.

Praticamente certa è poi la diminuzione dell’aliquota dell’Ecobonus, che dal 2026 scenderà dal 50% al 36% per le prime case, e al 30% per le altre.

Come osservato anche per il Superbonus, l’esistenza di molti bonus fiscali genera un conflitto tra l’effetto incentivante per l’acquisto dei beni o servizi coperti dalle misure, a fronte, però, di un impegno pubblico gravoso.

La scelta se favorire i bonus fiscali (e in che misura) deve tenere conto, inevitabilmente, di queste due opposte esigenze.

Autore Simone Mascelloni

Associate

Milano

s.mascelloni@lascalaw.com

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