Abbiamo lasciato il Sig. Adriano Panzironi sulle pagine di questa Rivista poco più di un anno fa e lo ritroviamo oggi alle prese con le stesse Autorità e condotte illecite di allora. Come poteva perdersi la propizia occasione della pandemia globale per alimentare la sua immagine di profeta della medicina alternativa e, soprattutto, per promuovere i suoi prodotti della linea Life 120?
Quest’uomo ha trovato la giusta miscela di bonomia e spregiudicatezza proponendosi ad una platea fragile, più suggestionabile, sulla quale non si fa scrupolo di esercitare la sua dialettica da imbonitore e i suoi coup de théâtre (ha portato sullo schermo casi clinici discutibili per autenticità e gusto) per far soldi a scapito della salute altrui. Il punto di arrivo è sempre lo stesso: la rivelazione di soluzioni semplici e miracolose che “gli altri” vi tengono nascoste.
Questa volta, visti i tempi, le sue miscele di erbe e spezie, accompagnate da una dieta low carb, non curano più solo l’Alzheimer e la gotta come in passato, ma, guarda un po’, sono anche in grado di sconfiggere il COVID-19.
Torna quindi ad occuparsi del caso per l’ennesima volta l’AGCOM con due provvedimenti gemelli del 7 aprile scorso (le delibere nn. 152/20/CONS e 153/20/CONS) con i quali è stata disposta la chiusura per sei mesi delle trasmissioni delle emittenti Italian Broadcasting S.r.l.s. e Mediacom S.r.l., entrambe sostanzialmente megafono del programma del Panzironi: «Il cerca salute».
Su ricorso presentato da queste ultime, è intervenuto quindi il TAR Lazio con le due ordinanze qui in commento (anch’esse gemelle) che hanno sospeso le delibere AGCOM in considerazione della non proporzionalità del provvedimento sanzionatorio rispetto all’illecito contestato.
Ebbene, considerato il tenore dei commenti pubblicati su una costellazione di giornali, siti web e trasmissioni varie, viene il sospetto che nessuno abbia letto le ordinanze dei giudici amministrativi (che trovate in calce), magari chiedendone una copia al Panzironi stesso prima di dargli un microfono o di trascrivere le sue ambigue dichiarazioni, rese come se fosse un paladino e martire della libertà di informazione, messo ingiustamente a tacere dai burocrati dell’authority ottusi e conservatori.
Fior da fiore, ne riporto alcune: «Ritengo che oggi il Tar del Lazio abbia sancito ancora una volta l’importanza dell’informazione soprattutto in campo sanitario ed abbia confermato che, anche una voce fuori dal coro, come può essere la mia, sia essenziale per la pluralità di informazione»; «il Tar del Lazio ha implicitamente riconosciuto il diritto della ricorrente di vedersi risarciti il danno di immagine e reputazionale»; e infine «il TAR ha pesantemente sanzionato un comportamento, quello dell’Agcom e soprattutto del suo presidente Nicita, certamente non degno di un’autorità terza che dovrebbe tutelare i diritti di ognuno di noi, sia di informare che di essere informati» (comunicato stampa A. Panzironi). E ancora «il Tar riconosce la pervicacia dell’Agcom contro il Life 120 ripristinando il diritto di parola e di stampa del sottoscritto»; «la libertà di stampa viene messa in pericolo non solo da autorità come l’Agcom (che dovrebbe difendere i diritti del cittadino) ma dagli stessi giornalisti»; «L’unico giornalista che ha evidenziato la gravità della notizia è stato Giuseppe Cruciani, che mi ha invitato nella sua trasmissione “La zanzara”» (post Facebook dell’11 maggio e del 17 aprile 2020).
Non diversi sono i titoli di molte testate che, travisando completamente i fatti, più o meno tutte scrivono che il «TAR dà ragione a Panzironi» (es.: qui e qui).
Ebbene, cominciando a fare un po’ di chiarezza preciso subito che i provvedimenti del TAR (i) non danno affatto ragione al Panzironi (in essi anzi il Panzironi non viene neanche mai citato), poiché non lo riguardano, ma si rivolgono solo alle due emittenti ricorrenti; (ii) non riconoscono alcun diritto al risarcimento del danno a chicchessia, neanche implicitamente; (iii) non ripristinano il diritto di parola di alcuno né riconoscono la pervicacia dell’AGCOM contro Life 120; (iv) non sanzionano quest’ultima autorithy, tantomeno il suo Presidente. L’unica cosa vera è che Giuseppe Cruciani ha concesso un endorsement al Panzironi, Il che è tutto dire, mi sia permesso aggiungere[1]!
Ciò che è realmente accaduto è che il TAR ha confermato, almeno in via cautelare, che deve effettivamente essere inibita sui canali delle ricorrenti la diffusione di programmi con specifici contenuti attinenti alla emergenza epidemica in corso, e tuttavia ha ritenuto che la sospensione dell’intera loro programmazione è misura eccessiva considerato che le puntate incriminate (ovvero il programma del Panzironi sul coronavirus) sono andate in onda solo per due giorni e che sono state prontamente rimosse dal palinsesto già prima della contestazione dell’AGCOM. Insomma, come dire: l’illecito sussiste (sebbene apprezzato in via sommaria), ma l’attore si è ravveduto prima di aggravare troppo la sua posizione.
Quindi, il TAR non ha riconsegnato al Panzironi il diritto di parola negato dall’Autorità, come egli vuol far credere, ma ha semplicemente stabilito che le emittenti in cui sono andate in onda le puntate speciali de “Il cerca salute” possono riprendere la programmazione ribadendo che non dovranno dare spazio al personaggio e alla sua dannosa e illegittima propaganda.
Proprio rispetto a quest’ultimo punto, va sottolineato che l’AGCOM ha fatto corretta applicazione, secondo le proprie valutazioni, di quanto disposto dall’art. 51, comma 9, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico della radiotelevisione) a norma del quale: «Se la violazione è di particolare gravità o reiterata, l’Autorità può disporre nei confronti dell’emittente o del fornitore di contenuti la sospensione dell’attività per un periodo non superiore a sei mesi, ovvero nei casi più gravi di mancata ottemperanza agli ordini e alle diffide della stessa Autorità, la revoca della concessione o dell’autorizzazione»[2].
E per rendersi conto che la violazione sussiste e che la condotta sia stata particolarmente grave, basta leggere quel che la legge dispone e quel che il Panzironi ha detto nelle sue trasmissioni.
Quanto alla legge, il Testo Unico dispone che:
«le comunicazioni commerciali audiovisive fornite dai fornitori di servizi di media soggetti alla giurisdizione italiana non devono incoraggiare comportamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza» (art. 3);
«sono principi fondamentali del sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia […] l’obiettività, la completezza, la lealtà e l’imparzialità dell’informazione» (36-bis, comma 1, lett. c), n. 3).
Quanto alle improvvide dichiarazioni del Panzironi, per brevità:
«l’alimentazione somministrata ai ricoverati in terapia intensiva è criminale, poiché contenente glucosio»;
«l’unico rimedio per affrontare il virus è il rafforzamento del sistema immunitario attraverso l’integrazione e la somministrazione di vitamine» (quelle per esempio della Linea 120 da lui proposta nel commercial opportunamente inserito subito dopo);
«L’integrazione può essere una grande opportunità. Gli attacchi che il Signor Panzironi sta ricevendo da parte del Ministero della Salute e da parte di molti giornalisti sono del tutto strumentali ed hanno l’obiettivo di fermare una grande rivoluzione che sta riportando in salute milioni di persone» (banner e crumble in sovrimpressione durante le trasmissioni).
Insomma, i programmi del Panzironi sono in palese e netta critica alla medicina ufficiale, circostanza in sé legittima, ma volta inequivocabilmente ad una prospettazione, ancorché non espressamente conclamata, che propone di seguire strade terapeutiche alternative invitando in modo suggestivo all’assunzione di integratori e vitamine oggetto delle televendite dei suoi prodotti che si inseriscono sistematicamente nelle trasmissioni. Il Panzironi assume quindi, in violazione della legge, la doppia veste, da un lato di esperto indipendente paludato di conoscenze mediche pressoché esoteriche e, dall’altro, di venditore di una propria marca di prodotti presuntivamente efficaci, in sostituzione delle indicazioni ufficiali, per evitare l’infezione da COVID-19.
L’intera costruzione dei programmi in questione, dunque, è di chiara matrice pubblicitaria e non può essere correttamente letta se non alla luce dell’obiettivo perseguito dal suo conduttore che non è affatto la cura della popolazione, ma chiaramente la vendita dei prodotti della linea Life 120. Ne deriva una comunicazione a evidenti scopi commerciali e non scientifici, indirizzata a stimolare la propensione dello spettatore medio all’acquisto degli integratori proposti in vendita ingenerando in loro il convincimento che l’offerta commerciale sia meritevole di accoglimento in quanto suffragata dalle prospettazioni del signor Panzironi per il quale il virus può essere trattato o prevenuto con misure meramente dietetiche.
Il medesimo modulo comunicativo, volto ad alimentare il fanatismo e ad abbattere le barriere critiche dello spettatore, è già stato peraltro stigmatizzato negli anni passati in numerosi interventi dell’AGCOM (Delibera n. 72/19/CSP del 21 marzo 2019[3]), dell’AGCM (Provvedimenti nn. 27235/2018 e 27605/2019), dell’Ordine dei medici di Roma[4], dell’Ordine dei giornalisti[5], del Ministero della Salute, del Consiglio Superiore della Sanità, di associazioni di consumatori[6]. Ma nulla è valso a fermare le condotte sconsiderate e opportunistiche del Panzironi che oggi appaiono tanto più odiose se si considera che il convincimento dell’efficacia dell’integrazione e il conseguente possibile allentamento delle precauzioni raccomandate dalle autorità sanitarie «rischia di compromettere le stesse finalità delle misure di distanziamento sociale, con possibile propagazione del contagio in maniera indiscriminata». Da qui la particolare gravità dei programmi in esame e l’urgenza della loro sospensione[7].
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I giudizi proseguono in cognizione piena e si accodano agli altri già in corso, ma nulla sembra davvero efficacie per il momento visto che già l’ultima volta che mi sono occupato del Panzironi, concludevo augurandomi che egli in futuro si preoccupasse davvero più dei malati e meno del suo ego e conto in banca.
Speranza rimasta vana. Del resto i caratteri della persona carismatica, quale egli è, si svolgono tutti sul piano comunicativo dell’emotività (Max Weber) dove non trova asilo alcun invito all’etica e alla razionalità della sua platea (Gustave Le Bon). Egli è un lupo che si aggira nel recinto delle pecore.
[1] Proprio in tale trasmissione, il conduttore invitava a gran voce a chiedere scusa a Panzironi poiché «non e possibile sospendere una voce libera» (puntata del 26 maggio de La Zanzara, dal minuto 56).
[2] Sulla base di tale disposizione, l’AGCOM ha emanato un «Atto di richiamo sul rispetto dei principi vigenti a tutela della correttezza dell’informazione con riferimento al tema “coronavirus COVID-19”» (qui) secondo il quale «1. I fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici sono invitati ad assicurare una adeguata e completa copertura informativa sul tema del “coronavirus covid19”, effettuando ogni sforzo per garantire la testimonianza di autorevoli esperti del mondo della scienza e della medicina allo scopo di fornire ai cittadini utenti informazioni verificate e fondate. 2. I fornitori di piattaforme di condivisione di video adottano ogni più idonea misura volta a contrastare la diffusione in rete, e in particolare sui social media, di informazioni relative al coronavirus non corrette o comunque diffuse da fonti non scientificamente accreditate».
[3] Cui sono seguiti analoghi provvedimenti contro altre emittenti: delibera Agcom 85-19-CSP e delibera Agcom 99-19-CSP.
[4] Denuncia per esercizio abusivo della professione medica. Il Panzioroni è stato rinviato a giudizio e l’l OMCeO Roma si è costituito parte civile. Il processo si svolgerà sulla presunta condotta abusiva costituente atto medico o atto sanitario compiuto da chi non ha titolo.
[5] Il Consiglio di Disciplina Nazionale ha sospeso il Panzironi per otto mesi dall’esercizio della professione giornalistica. Decisione confermata dal Tribunale di Roma che ha rigettato il ricorso del Panzironi contro la suddetta sospensione.
[6] Comunicato stampa di Unione Nazionale Consumatori (qui).
[7] Altre denunce, in sede civile e penale, sono state avviate dalla Società italiana di diabetologia (Sid) e dall’Associazione medici diabetologi (Amd), per aver diffamato i diabetologi e proposto tesi del tutto prive di fondamenti scientifici. Secondo il Presidente della Sid, il Panzironi avrebbe dichiarato che i diabetologi propinano “consigli criminali” e agirebbero per mantenere la glicemia alta dei pazienti, assicurandosi così il lavoro.
T.A.R. Lazio Roma (Ordd.), Sez. III ter, 11 maggio 2020, nn. 3678 e 3680Francesco Rampone – f.rampone@lascalaw.com
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