05.05.2015

Ue: “Ora coprite i buchi” Nuove previsioni sull’Italia: meno debito, più inflazione

  • La Repubblica
Da Bruxelles sono in arrivo numeri positivi per l’Italia. Oggi la Commissione europea pubblicherà le previsioni economiche di primavera che dovrebbero confermare i dati di finanza pubblica inseriti nel Documento di economia e finanza dal governo Renzi. Un buon segnale per l’esecutivo, che vede avvicinarsi una boccata d’ossigeno sui conti grazie alla nuova flessibilità europea. Al netto però della mina pensioni: gli effetti della sentenza della Consulta su deficit e debito non sono ancora chiari e oggi Bruxelles dovrebbe limitarsi a ricordare l’incognita della bocciatura, senza andare nel merito. Della possibile voragine se ne riparlerà più avanti.
Dunque al netto delle pensioni la Commissione europea prevede una crescita per quest’anno dello 0,6%, un decimale inferiore rispetto a quella stimata dal governo, e dell’1,4% per il 2016, un decimale in più rispetto alle previsioni del Def. Il dato più incoraggiante però è quello sull’inflazione, che secondo Bruxelles salirà dello 0,2% quest’anno e di un clamoroso 1,8% il prossimo, dunque vicino al livello ritenuto ottimale per i paesi della zona euro. Non solo segnale che il Quantitative easing, la massiccia iniezione di soldi tramite acquisti di titoli di Stato varata da Mario Draghi, sta funzionando. Ma anche un sollievo per l’Italia, che lasciandosi alle spalle la deflazione ha meno difficoltà a pagare gli interessi sul debito. E infatti se quest’anno il debito toccherà il livello record, prevede Bruxelles, del 133,3%, nel 2016 — grazie all’effetto combinato crescita- inflazione — inizierà a calare sensibilmente, al 130,8% del Pil. Il dato invece più negativo arriva dalla disoccupazione, che resterà stabile al 12,4% nel biennio 2015-2016, indicando che la ripresa per ora non è abbastanza robusta per avere effetti positivi sul numero dei lavoratori attivi e che il Jobs Act al momento aiuta prevalentemente a passare da assunzioni a tempo indeterminato a quelle a tempo determinato, ma non a creare nuovo lavoro.
I dati che verranno pubblicati oggi dall’esecutivo comunitario, anticipati ieri dall’ Ansa, restano comunque positivi, come commenta leggendo il presidente della commissione Affari economici dell’Europarlamento, il democratico Roberto Gualtieri: «Le previsioni di Bruxelles di fatto confermano la bontà della strategia del governo che punta sulla crescita pur tenendo sotto controllo i conti».
Ora si apre una nuova partita. Settimana prossima sono attese le raccomandazioni specifiche per paese della Commissione europea, basate sul percorso delle riforme e, per la parte relativa ai conti pubblici, sulle previsioni di primavera. Saranno moderatamente positive, assicurano fonti europee. In primo luogo Bruxelles, sempre al netto della grana pensioni, non chiederà ulteriori sforzi di bilancio a Roma. Quindi nessuna procedura sul debito, che senza la nuova flessibilità l’Italia rischierebbe, e nessuna manovra correttiva. Saranno incoraggianti anche le raccomandazioni sulle riforme, ormai con le nuove procedure europee, se disattese, in grado di portare al commissariamento di un Paese. La Commissione accoglierà positivamente le riforme fin qui varate dal governo, a partire dal Jobs Act, e spronerà Roma ad andare avanti, in particolare sulla delega fiscale comunque all’interno di un dialogo costruttivo, lontano dai diktat e dalle minacce che in passato hanno segnato i rapporti tra Italia ed Europa.
Resta aperta la grana pensioni. L’Italia grazie al percorso di riforme intrapreso dal governo chiede una flessibilità, e al netto della sentenza della Consulta la dovrebbe ottenere, sul ritmo di abbattimento del deficit strutturale e di conseguenza del debito pari a 1,6 miliardi quest’anno e 6,5 nel 2016. Ora però la condanna della Corte Costituzionale allo stop dell’indicizzazione delle pensioni decretato dal governo Monti apre una voragine che potrebbe valere fino a 16 miliardi. Il governo sta studiando la soluzione per spalmare sul debito degli anni passati il grosso dei rimborsi e per restringere la platea degli aventi diritto, sperando di contenere l’impatto sulle finanze dal 2015 in avanti. Ieri Bruxelles ha avvertito che l’impatto sui conti andrà compensato con altri tagli, ma la speranza è di trovare una soluzione che permetta a Roma di evitare nuove manovre.