28.10.2024

Pmi, la nuova spinta del Listing Act

  • La Repubblica

“L’Ue ha un tasso molto alto di risparmi privati, che sono per la maggior parte incanalati nei depositi bancari e non finanziano la crescita come dovrebbero”. Il concetto è stato ripetuto a più riprese negli ultimi mesi da Mario Draghi, a commento del suo documento per rilanciare la competitività in Europa. Una prima risposta in tal senso è arrivata nelle scorse settimane dal Consiglio dell’Unione europea, che ha approvato il cosiddetto “Listing Act”, pacchetto normativo che introduce una serie di misure per facilitare l’accesso al capitale da parte delle Pmi, a cominciare da meno burocrazia, procedure di quotazione più rapide e meno costose. In realtà non si tratta di un’iniziativa concepita in poco tempo, dato che solo l’iter autorizzativo a livello comunitario ha impiegato due anni e non è finito. Gli Stati membri avranno poi a disposizione 18 mesi per recepire nelle legislazioni nazionali la direttiva, che è il cardine delle misure approvate a Bruxelles. Tra le altre cose, vengono semplificati i prospetti da pubblicare quando i titoli sono offerti al pubblico (con l’esenzione dall’obbligo di presentarli che sale da otto a dodici milioni di euro) o ammessi alla negoziazione su un mercato regolamentato. Viene introdotto un formato standard, si stabilisce il vincolo di riportare solo le informazioni essenziali e di utilizzare un linguaggio semplice, infine si dimezza a tre giorni lavorativi il periodo di offerta minimo dell’Ipo.

Un altro alleggerimento riguarda le regole sull’investment research in relazione alle Pmi, con l’obiettivo da consentire anche alle imprese più piccole di essere coperte dagli analisti, riducendo i costi a loro carico. Oggi, infatti, molte small cap sono fuori dai riflettori degli analisti e di conseguenza non vengono nemmeno prese in considerazione dagli investitori. Lo si vede – ad esempio – con l’Egm (il listino di Piazza Affari dedicato alle small cap) che presenta volumi di scambio (2,29 miliardi di euro nel 2023, peraltro in calo dai 2,96 miliardi del 2022) e multipli delle quotate molto bassi. Ragione che ha spinto il governo a ideare un umbrella fund, incaricato di investire in una serie di fondi chiusi sottostanti specializzati nelle small cap. Il motore dell’iniziativa è Cdp, con l’obiettivo di attirare anche capitali privati.

Tornando al pacchetto di norme comunitarie, è prevista l’introduzione di un meccanismo di voto multiplo, che consentirebbe alle famiglie imprenditoriali di avere diritti di voto più che proporzionali rispetto alle quote di capitale. Una misura pensata per evitare il rischio di perdita del controllo in seguito all’ingresso di nuovi azionisti. Ora il pallino passa in mano ai singoli Stati, chiamati a dare seguito allo schema europeo in tempi rapidi, considerato che il mondo sta cambiando rapidamente e mai come in questa occasione vale il principio “chi si ferma è perduto”.