25.09.2014

Air France, addio al piano low cost la compagnia cede al diktat dei piloti

  • La Repubblica

Hanno vinto i piloti. Dopo dieci giorni di sciopero che «penalizza pesantemente» la compagnia e i suoi passeggeri, Air France ha proposto «il ritiro immediato del progetto Transavia Europe», che prevedeva la creazione di una filiale continentale della compagnia low cost, ma chiedendo «una ripresa immediata del lavoro». E dire che solo ieri nell’aeroporto di Roissy-Charles de Gaulle gli altri dipendenti di Air France facevano un sit in contro i colleghi. Quasi cinquecento persone, tra tecnici, impiegati, personale di terra davanti agli uffici del gruppo. L’hub parigino è da giorni un bivacco di turisti e passeggeri sull’orlo della crisi di nervi. Più di metà dei voli cancellati, in alcune città, come Marsiglia, le percentuali sono anche superiori. Il conflitto sindacale iniziato il 15 settembre è diventato di giorno in giorno più duro e drammatico. Qualche giorno fa, persino alcuni concorrenti nazionali di Air France, hanno firmato un appello sul Le Monde per chiedere ai piloti di tornare alla ragione.

Una situazione eccezionale che non si verificava nei cieli francesi dal 1998. A definire la vicenda è servito anche l’intervento del premier Manuel Valls che ha lanciato un appello per «voltare pagina», invitando il gruppo ad abbandonare il controverso progetto sulla low cost Transavia.
Il sottosegretario ai Trasporti, Alain Vidalies, ha confermato ieri mattina: «Non c’è più ragione di scioperare». Peccato che qualche minuto dopo le dichiarazioni, un portavoce di Air France abbia dovuto smentire: nessun abbandono di Transavia. Air France non è più pubblica, ma lo Stato è il primo azionista con il 15% del capitale. La confusione ai vertici mette ancora più in crisi l’immagine del gruppo franco-olandese. Tutto è cominciato con il piano di investimento per la filiale low cost Transavia presentato a inizio settembre. Il presidente Alexandre de Juniac ha promesso di aprire tre sedi in Europa (due in Germania e una in Portogallo), allargando la flotta e assumendo circa 1000 dipendenti, di cui oltre 200 piloti. Un progetto che il gruppo considera “essenziale” per competere nel mercato di medio raggio, dove le low cost operano già quasi metà dei voli. All’inizio degli anni Duemila, Air France non ha voluto investire in questo settore e ora si ritrova in ritardo rispetto ad altri concorrenti come Lufthansa che ha inglobato nel gruppo German Wings.
Forse con eccessivo ottimismo, De Juniac ha annunciato il piano senza anticiparlo ai lavoratori. Poteva contare su buoni rapporti sindacali. Il suo piano di ristrutturazione Trasformer, che ha previsto il taglio di 8000 posti di lavoro, non aveva provocato scioperi. Questa volta però i piloti sono insorti contro quello che considerano un progetto di “delocalizzazione” e “dumping interno” al gruppo. I piloti di Transavia volano in media 700 ore all’anno con un salario tra gli 87 e i 180mila euro. I colleghi di Air France guadagnano invece tra i 75 e i 250mila per 550 ore di volo all’anno.
Lo sciopero ha già provocato 200 milioni di euro di danni, proprio nell’anno in cui Air France sperava di presentare un bilancio in pareggio. Da ieri pomeriggio sono ricominciate le trattative tra i vertici della compagnia e il sindacato Snpl che raggruppa la maggior parte dei piloti. La decisione di sospendere lo sciopero potrebbe essere annunciata nelle prossime ore. Ma il danno di immagine rimane pesante. Il caos negli aeroporti francesi, con un tutti contro tutti, sembra la fotografia di una Francia “irriformabile”, anche se pure in Germania ci sono stati recenti scioperi tra il personale Lufthansa per un piano di prepensionamenti. Il patron di Ryanair, Michale O’-Leary, ha ironizzato: «Con dei concorrenti così, non è difficile capire perché siamo la compagnia che cresce di più in Europa ».