Il greenwashing non basta più. Il mondo della finanza deve fare sul serio in tema di sostenibilità se vuole continuare a generare profitti. A cominciare dai fondi di investimento. Un’ultima conferma, se ce ne fosse bisogno, arriva da un report pubblicato ieri da Goldman Sachs: i fondi, non classificati come prodotti che promuovono caratteristiche ambientali o sociali (art.8) oppure prodotti che hanno come obiettivo investimenti sostenibili (art.9) secondo il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) dell’Unione Europea, sono molto più difficili da collocare. Un dato di fatto stando ai numeri: dal 2019, anno in cui i legislatori hanno adottato per la prima volta la SFDR, le due categorie ESG (art. 8 e 9) hanno ricevuto 3,4 volte più flussi di clienti rispetto alla loro controparte non ESG (art. 6), secondo l’analisi di Goldman Sachs.
L’industria del risparmio gestito ne è consapevole e sta cercando di porre riparo alle perdite, tanto che negli ultimi due anni è risultata in crescita la “scalata” dei fondi nella classificazione di sostenibilità da prodotti che non promuovono caratteristiche ambientali o sociali e non hanno come obiettivo investimenti sostenibili (art.6) a prodotti riconosciuti in base all’art.8, 8+ oppure 9. Secondo le stime di Goldman Sachs solo da inizio anno sono stati 435 i fondi azionari e di fixed income passati dall’articolo 6 all’articolo 8, per un totale di masse gestite di 131 miliardi di dollari. Allo stesso tempo i “declassamenti” hanno subito un rallentamento: da inizio 2023 il report ne conta solo 53 per un totale di 17,6 miliardi di dollari di asset under management.
Per raggiungere questi obiettivi i gestori hanno dovuto rimodulare le scelte di investimento e a livello settoriale Goldman Sachs ha evidenziato movimenti anche molto importanti. Fra i fondi classificati art.8 , ad esempio, è stato importante l’aumento del peso di comparti come utilities legate all’acqua (+202%), tecnologie per la salute(+200%), e servizi ai consumatori (+185%). Il contraltare è stato l’alleggerimento delle posizioni in settori come tabacco (-74%), aerospazio hi tech e difesa (-71%), petrolio, gas e carburanti (-52%), REITs residenziali (-42%). Per i fondi classificati secondo l’art.9 i movimenti sono ben più accentuati con una peso di alcuni comparti che è totalmente esploso: water utilities (+2.399%), REITs ipotecari (+880%),produttori indipendenti di energie rinnovabili (+789%).
Ma se questo è lo stato dell’arte, quali sono le stime per il prossimo futuro? Gli analisti di Goldman Sachs si attendono una serie di aggiornamenti normativi alla SFDR nel corso di quest’anno e nel 2024, tra cui la risposta dell’ESMA alla consultazione sull’utilizzo dei PAI e l’aggiornamento modifiche agli RTS (modelli di rendicontazione a livello di fondo); e la consultazione della Commissione UE sulla modifica del testo SFDR di livello 1 con l’obiettivo di semplificare le definizioni e affrontare le principali difficoltà di attuazione.
Nel report, quindi, si dà per scontato che le dinamiche commerciali innescate dalla SFDR continueranno a guidare la tendenza al “miglioramento” delle strategie dei fondi e del livello di informazioni date al mercato. «Man mano che i fondi classificati come art. 8 raggiungeranno una certa massa critica (ora pesano per circa il 55% del patrimonio azionario totale), prevediamo un continuo spostamento dell’aggiornamento verso l’art.8+ e infine l’art.9 sulla spinta costante della richiesta dei clienti finali per prodotti più differenziati e innovativi».