06.06.2025 Icon

L’intelligenza artificiale nella giustizia: tra sperimentazione e realtà

Proseguiamo l’approfondimento sul delicato tema dell’Intelligenza Artificiale (di seguito IA o AI) focalizzando la nostra attenzione sulle nuove prospettive che stanno emergendo anche in ambito giuridico e sul progressivo ingresso dell’AI nel mondo della giustizia.

In questa ottica, vari sono gli ambiti rispetto ai quali l’intelligenza artificiale può trovare (e, per come di seguito vedremo, sta già trovando) applicazione, che spaziano dalla gestione documentale alla redazione di atti, dal supporto organizzativo per la semplificazione dell’attività negli uffici giudiziari alla calendarizzazione delle udienze, dall’analisi predittiva delle sentenze fino al supporto nelle decisioni giudiziarie, semplificando così il lavoro dei magistrati.

Alla luce di queste potenzialità, se da un lato l’intelligenza artificiale si pone come scopo quello di rendere più efficiente e rapida la macchina del sistema giudiziario, dall’altro la stessa solleva delicati interrogativi sia di natura etica che giuridica rispetto ai quali stanno provando a dare risposte sia i legislatori di molti Paesi che gli ordini professionali.

Infatti, vari sono gli Stati che stanno sperimentando e regolamentando l’uso dell’AI nel sistema giustizia. Ad esempio, negli Usa e, in particolare, nello Stato dell’Illinois  è in vigore dal 1 gennaio 2025 la  Policy  sull’uso dell’intelligenza artificiale nell’amministrazione della giustizia, che ne riconosce sia i benefici potenziali che i rischi associati. Tale documento onera le parti processuali ad esaminare attentamente i contenuti generati dall’IA prima di presentarli in tribunale per garantire accuratezza e conformità alle norme legali ed etiche nonché al rispetto della privacy.  Inoltre, la Policy incoraggia l’educazione continua sull’IA e lo sviluppo di tecnologie al fine di migliorare il servizio agli utenti del tribunale e promuovere un accesso equo alla giustizia.

In Francia e nei Paesi Bassi, invece, sono stati sviluppati algoritmi che analizzano migliaia di decisioni giurisprudenziali per individuare orientamenti consolidati, offrendo un supporto agli avvocati e ai magistrati.

Altri Paesi, invece, hanno avviato sperimentazioni più significative nell’utilizzo dell’AI per scopi giuridici e amministrativi. Pioniera, ad esempio, è la Cina che utilizza l’Intelligenza Artificiale per redigere bozze di sentenze e per analizzare grandi quantità di dati giurisprudenziali, al fine di individuare schemi decisionali e suggerire soluzioni coerenti con i precedenti.

Anche l’Italia, nel solco tracciato a livello europeo dal regolamento AI Act, si sta dirigendo verso un uso più consapevole dell’intelligenza artificiale in numerosi settori dell’ordinamento, tra cui quello della giustizia.  

Il disegno di legge recentemente approvato dal Senato (DDL AI) e già oggetto di analisi in uno dei precedenti contributi, prevede, infatti, l’integrazione dell’IA all’interno del sistema giudiziario. Tale utilizzo necessita di essere articolato in diversi livelli che vanno dall’organizzazione dell’amministrazione della giustizia alla ricerca giurisprudenziale, con l’espressa esclusione della possibilità di assumere decisioni giudiziarie, in quanto l’algoritmo è da intendersi uno strumento per il giudice, non un suo sostituto.

È su questa linea che si stanno muovendo le autorità politiche e gli ordini professionali.

Il Ministero della Giustizia ha, ad esempio, istituito l’Osservatorio permanente per l’uso dell’intelligenza artificiale nell’attività giurisdizionale, con l’obiettivo di monitorarne e guidarne l’integrazione nel settore.

Un ulteriore esempio concreto di applicazione dell’IA nel sistema giudiziario italiano è rappresentato dalla sperimentazione avviata nel mese di maggio 2025 dal Tribunale di Catania, in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (CINI). Questo progetto, della durata di otto mesi, ha come scopo quello di valutare l’efficacia di strumenti basati su intelligenza artificiale e tecnologie di Natural Language Processing (NLP) nel supportare l’attività quotidiana dei magistrati.

In particolare, questo esperimento si concentra nell’utilizzo di comandi linguistici tipizzati, progettati per assistere i giudici nello svolgimento di alcune attività quali la ricerca e la sintesi di documenti, l’estrazione e classificazione di informazioni rilevanti, il confronto tra testi giuridici e la creazione di collegamenti ipertestuali tra documenti contenuti nei fascicoli. Il tutto sarà condotto su processi civili già conclusi e su atti precedentemente anonimizzati, al fine di garantire il rispetto della privacy e la salvaguardia dei dati sensibili.

In questa fase iniziale, la sperimentazione riguarderà la quarta sezione civile- imprese che si occupa di materie economiche, bancarie e contrattuali, con la possibilità di estendere il progetto anche ad altre sezioni se gli esiti saranno positivi.

Attuale, invece, è l’utilizzo del gestionale denominato “Genius AI” presso il Tribunale di Reggio Emilia. Infatti, a partire dal 2 giugno 2025, la Sezione Esecuzioni Immobiliari mette a disposizione dei professionisti delegati tale piattaforma, al fine di ottimizzare e semplificare la gestione e trattazione dei numerosi adempimenti spesso ripetitivi previsti nell’ambito delle procedure esecutive.

In particolare, con il software Genius AI il Delegato può predisporre, in automatico, ogni atto relativo all’incarico ricevuto, tra cui gli avvisi di vendita, i rapporti riepilogativi ed il progetto di distribuzione.

Sarà il tempo a stabilire se i benefici auspicati mediante l’utilizzo di tale software saranno di concreta realizzazione così da poter trovare applicazione anche negli altri fori italiani.

In ambito forense, invece, precursore è l’Ordine degli Avvocati di Milano che già da dicembre 2024 ha pubblicato una Carta dei Principi (HOROS) per l’uso consapevole dei sistemi di intelligenza artificiale generativa da parte degli avvocati ponendosi come “apripista” per le altre realtà in Italia.  

Come si legge nel testo: “La nostra Carta dei Principi intende contestualizzare e valorizzare l’uso dell’AI in modo che possa contribuire a rendere il nostro lavoro più efficace, migliorando l’accesso alla giustizia e tutelando i diritti con maggiore rigore e precisione”.

È evidente che l’Intelligenza Artificiale è una sfida e al contempo un’opportunità per la professione forense. Fondamentale, pertanto, che gli avvocati conoscano i diversi strumenti disponibili sul mercato e siano aggiornati sulle innovazioni e sugli sviluppi più recenti.

Ruolo cruciale in tal senso riveste la formazione continua forense, nella prospettiva di garantire che l’uso dell’IA sia coerente con un costante aggiornamento delle competenze in materia, affinché vi sia un alto livello di alfabetizzazione tra chi utilizza tali sistemi: soltanto così è, infatti, possibile comprenderne il funzionamento, i limiti e i potenziali rischi connessi, quali ad esempio, le c.d. “allucinazioni”.

Sarà compito degli avvocati effettuare una continua valutazione dei rischi legati all’uso dell’intelligenza artificiale nello svolgimento della professione forense, considerando eventuali punti deboli come la non accuratezza dei dati, la presenza di bias che potrebbero portare a dei risultati discriminatori o l’eventuale compromissione della privacy.

Ulteriore aspetto da preservare è la trasparenza degli algoritmi. Un magistrato o un avvocato che si affida a un sistema di AI deve poter comprendere su quali basi logiche il sistema ha elaborato il risultato. Diversamente, il rischio è introdurre una sorta di “giustizia automatica” opaca e difficilmente contestabile.

L’avvocato dovrà, dunque, conoscere il funzionamento di questi strumenti, valutarne l’affidabilità e, quando necessario, contestarne l’uso inappropriato in sede giudiziaria.

In conclusione, la sfida non è solo tecnologica, ma anche e soprattutto culturale. È compito del legislatore, degli operatori del diritto e della società civile costruire un quadro normativo ed etico che consenta all’IA di esprimere il suo potenziale senza minacciare i principi fondamentali del nostro ordinamento.

Autore Jessica Cammarano

Managing Associate

Milano

j.cammarano@lascalaw.com

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Autore Chiara Gennaro

Managing Associate

Milano

c.gennaro@lascalaw.com