L’autorità per la concorrenza francese ha inflitto a Google una multa di 250 milioni di euro per la violazione dei diritti connessi al diritto d’autore. Si tratta della seconda multa in meno di due anni inflitta per aver usato, senza permesso, i contenuti dei giornali francesi per addestrare la sua intelligenza artificiale Gemini.
Nel 2020, l’Autorità della Concorrenza francese (ACF) – ente indipendente incaricato di garantire la libera concorrenza in Francia – aveva rilevato la posizione dominante di Google nel mercato della pubblicità online e nell’aggregazione di notizie. Per riequilibrare i rapporti di forza tra Google e gli editori/agenti di stampa in merito alla remunerazione per l’uso dei contenuti protetti, l’ACF aveva richiesto a Google una serie di obblighi.
Questi impegni, tutti riportati nell’accordo, miravano a garantire trasparenza, oggettività e non discriminazione nella determinazione della remunerazione per l’uso dei contenuti di stampa, inclusi titoli degli articoli e anteprime visualizzate sui servizi di Google.
La base giuridica su cui sono stati richiesti tali adempimenti deriva dal recepimento del legislatore francese della direttiva europea sul diritto d’autore e i diritti connessi del 17 aprile 2019, la quale mira a creare le condizioni necessarie per una negoziazione equilibrata tra agenzie di stampa, editori e piattaforme digitali.
Nonostante gli impegni assunti, il rapporto stilato dall’ACF ha evidenziato diverse problematiche nell’attuazione dell’accordo da parte di Google. Nella sua dichiarazione, l’Autorità per la concorrenza ha sottolineato come l’azienda statunitense abbia violato quattro dei sette impegni pattuiti, tra cui proprio la conduzione di trattative in buona fede e la trasparenza nelle informazioni.
L’ACF ha riscontrato che le informazioni fornite da Google erano spesso incomplete o poco chiare, rendendo difficile verificare la correttezza delle remunerazioni offerte. Google non avrebbe informato i giornali che i loro contenuti venivano usati per lo sviluppo del proprio programma di intelligenza artificiale, Bard (rinominato Gemini a febbraio). Inoltre, non avrebbe fornito ai giornali la possibilità di evitare che i propri contenuti fossero utilizzati per lo sviluppo di Bard senza che fossero rimossi anche da altri servizi di Google, privando quindi i giornali di una fonte di visibilità.
La valutazione finale è critica nei confronti di Google.
Nonostante alcuni sforzi per migliorare la trasparenza e la metodologia di calcolo della remunerazione, Google non è riuscita a rispettare pienamente gli impegni assunti, infatti, come rilevato nel rapporto, questo ha mantenuto l’asimmetria di potere con gli editori, contrariamente agli obiettivi stabiliti dall’ACF.
Il rapporto conclude che le azioni di Google non solo hanno mancato di correggere le pratiche discriminatorie e non trasparenti, ma hanno anche sollevato ulteriori questioni di fiducia tra gli editori e la piattaforma tecnologica. La mancanza di cooperazione con il mandatario e l’uso non autorizzato dei contenuti di stampa da parte di Bard indicano una non conformità persistente e deliberata, che ha richiesto ulteriori interventi da parte delle autorità competenti per garantire una concorrenza equa e il rispetto dei diritti degli editori di stampa. Google ha contestato la nuova multa ritenendola “non proporzionata alle questioni sollevate dall’Autorità francese per la concorrenza” poiché non terrebbe conto “degli sforzi che abbiamo fatto per rispondere e risolvere le preoccupazioni sollevate”.