14.02.2022 Icon

L’impatto del Covid-19 sui fallimenti

Lo scorso 24 gennaio è stata pubblicata online la Nota “L’impatto del Covid-19 sui fallimenti e le uscite dal mercato delle imprese italiane“, curata da ricercatori della Banca d’Italia (Silvia Giacomelli, Sauro Mocetti e Giacomo Rodano).

Dall’esame del documento emerge, sinteticamente, come il numero dei fallimenti e quello delle uscite dal mercato siano stati nel 2020 inferiori a quelli del 2019, rispettivamente del 33 e 27 per cento. Tali diminuzioni risultano particolarmente marcate tra marzo e giugno, quando era in vigore una moratoria sulle istanze di fallimento. Tuttavia, a testimonianza di un notevole impatto complessivo degli interventi pubblici a contrasto degli effetti della pandemia, anche nel 2021 il livello dei fallimenti si è sinora mantenuto al di sotto di quello del 2019. Sebbene parte del calo nel numero dei fallimenti nel primo periodo della pandemia possa essere attribuita alla moratoria sulle istanze di fallimento, è difficile sostenere che tale moratoria sia alla base del livello basso di fallimenti che persiste fino ad ora. Questa situazione può ragionevolmente essere attribuita in larga parte alle misure di supporto per le imprese introdotte dal governo fin dall’inizio della pandemia, quali, ad esempio, la moratoria sul rimborso dei prestiti, le garanzie pubbliche su nuovi prestiti e i contributi a fondo perduto. Il ruolo di tali misure è stato proporzionalmente più marcato nei settori maggiormente colpiti dallo shock economico.

Nonostante la crisi abbia colpito imprese, aree geografiche e, in particolare, settori con intensità eterogenea, le imprese fallite e uscite dal mercato nel primo anno della pandemia non appaiono strutturalmente diverse da quelle fallite e uscite nel periodo precedente. Né si rileva alcuna correlazione tra l’intensità dello shock economico e la variazione dei livelli di fallimenti e delle uscite dal mercato tra il 2019 e il 2020.

Ciò suggerisce che le risorse stanziate per il supporto alle imprese siano state utilizzate nei settori produttivi che ne avevano maggiormente bisogno, contribuendo a una valutazione positiva dell’efficacia delle misure nel contenere le crisi di impresa.

In particolare, nella Nota si legge che il notevole calo del PIL, nel 2020 il numero di imprese fallite risulta significativamente inferiore agli anni precedenti: nel 2020 hanno avviato una procedura concorsuale liquidatoria poco meno di 7.400 imprese, a fronte di quasi 11.000 nel 2019 (un calo di circa un terzo). Le istanze di fallimento nel 2020 sono diminuite di circa un quarto rispetto al 2019. Le imprese uscite dal mercato nel 2020 sono diminuite rispetto al 2019 di circa il 27 per cento, da 70.000 a 50.00011.

 Analizzando la dinamica mensile di fallimenti dichiarati, istanze di fallimento e uscite dal mercato avvenuti dal primo trimestre del 2020, si nota come gran parte del calo sia concentrato nel secondo trimestre dell’anno, corrispondente ai primi mesi di pandemia. In tale periodo era stata varata la moratoria sulle istanze di fallimento, rimasta in vigore sino alla fine di giugno 2020, che spiega in parte la significativa riduzione delle istanze di fallimento e dei fallimenti.

Nei mesi successivi al primo lockdown, il numero di fallimenti e uscite, pur in significativo aumento, si è mantenuto in generale al di sotto dei livelli del 2019. È possibile che il blocco delle istanze di fallimento fino a giugno 2020 possa aver contribuito al calo dei fallimenti anche negli ultimi due trimestri del 2020: l’istanza, quando dà luogo a una dichiarazione di fallimento, tipicamente la precede di circa quattro mesi. Tuttavia, è improbabile che tale effetto si protragga più a lungo. Da un lato, nel terzo trimestre del 2020 si nota già un parziale “rimbalzo” delle istanze di fallimento, che crescono rispetto allo stesso trimestre del 2019, tornando però nell’ultimo trimestre del 2020 a un livello inferiore a quello riferito al 2019. Dall’altro, data la durata limitata delle istanze di fallimento, è difficile che la loro sospensione sia una determinante significativa del minore numero di fallimenti dichiarati nel 2021 rispetto al 2019.

Il rallentamento dell’attività dei tribunali nel primo periodo della pandemia potrebbe aver contribuito al calo dei fallimenti dichiarati, rallentando la conversione delle istanze già depositate. Ciò ha consentito di elaborare alcuni scenari di evoluzione dei fallimenti a breve termine, secondo i quali, in assenza dell’intervento del governo, il numero di fallimenti nel 2020 avrebbe potuto superare le 12.000 unità, quasi 4.800 in più rispetto a quelli effettivamente osservati. Queste evidenze suggeriscono un impatto significativo delle misure pubbliche di supporto economico alle imprese durante la pandemia.

Se l’intervento del governo fosse stato distribuito uniformemente tra i diversi settori produttivi, i fallimenti e le uscite dal mercato sarebbero dovuti diminuire di meno nei settori maggiormente colpiti. Invece la correlazione a livello di settore produttivo tra la riduzione nella quota dei fallimenti e delle uscite e l’intensità dello shock Covid è pressoché nulla. Vista la diversa intensità dello shock, è plausibile ritenere che ciò sia la conseguenza non solo dell’impatto positivo delle misure di sostegno, ma anche del fatto che il loro effetto è stato proporzionale all’intensità dello shock stesso.

Luciana Cipolla – l.cipolla@lascalaw.com

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