29.10.2025

UniCredit chiude i rubinetti alla vendita dei fondi di Amundi

  • Il Sole 24 Ore

Nella complicata partita a scacchi tra UniCredit e Crédit Agricole si avvicina il momento della resa dei conti. La banca italiana, che da tempo duella con i francesi nella contesa su Piazza Meda, sta infatti affrontando in parallelo anche la gestione del rinnovo della partnership sul fronte del risparmio gestito, in scadenza nel 2027. E proprio in vista di questo termine, lo scenario che sembra delinearsi – almeno per il momento – è quello di una possibile rottura dell’accordo.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, la banca guidata da Andrea Orcel starebbe puntando a ridurre rapidamente la presenza dei prodotti dell’asset manager controllato dall’Agricole nei portafogli della propria clientela. Obiettivo:

portarla quasi a zero in meno di due anni, ovvero entro la scadenza fissata per giugno 2027.

Il tutto starebbe avvenendo anche a costo di incorrere in alcune penali, che UniCredit si è detta pronta a pagare perché considerate meno onerose rispetto alle commissioni da riconoscere ad Amundi nell’ambito dell’attuale accordo. La partnership di distribuzione tra UniCredit e Amundi è in vigore da quasi dieci anni, da quando la banca italiana, allora guidata da Jean-Pierre Mustier, ha ceduto Pioneer alla società francese. Da allora i flussi verso Amundi sono progressivamente calati. Nel 2021, anno in cui Orcel è arrivato al vertice, Amundi gestiva circa l’80% degli investimenti della banca. Da allora, secondo fonti vicine al gruppo, la quota è scesa attorno al 60% e dovrebbe arrivare a circa la metà entro il primo trimestre, per poi ridursi a zero entro metà 2027.

Segnali chiari, insomma, che l’accordo rischia di non essere rinnovato, con effetti non certo positivi per Amundi, che dall’Italia ricava un’importante fetta di utili dall’alto dei suoi 69 miliardi di euro di asset gestiti per conto di UniCredit nel nostro Paese, su un totale di circa 200 miliardi. Non a caso, le azioni Amundi sono scese bruscamente dopo la notizia, con un calo del 6,4% a Parigi.

È evidente che dietro il potenziale mancato rinnovo ci sia lo scontro tra UniCredit e Crédit Agricole sul fronte Banco Bpm. Il clima già teso per il rinnovo dell’accordo si è infatti inasprito dopo la mossa dei francesi di rafforzare nei mesi scorsi la propria posizione in Banco Bpm, arrivando al 20% (e presto al 25%), mettendosi così di traverso alla già complessa Ops di Orcel su Piazza Meda, poi fallita.

E proprio in questi ultimi mesi il dialogo tra Francia e Italia si sarebbe interrotto. Sul fronte Banco Bpm, i segnali del resto mostrano la volontà dei francesi di avere voce in capitolo sul futuro della banca guidata da Giuseppe Castagna, come testimonierebbe l’ipotesi di una lista proposta dal CdA, sostenuta dunque dai principali azionisti.

Tatticismi a parte, ora si vedrà che cosa accadrà. Per il ceo Andrea Orcel, ieri presente al Made in Italy Summit 2025, resta sul tavolo il tema delle future scelte strategiche della banca, nella convinzione che «è stato sottostimato quanto sarà difficile il 2026 per le banche». E che «le banche devono rafforzarsi e crescere, ma credo che l’Italia abbia perso l’opportunità di farle crescere».