09.03.2017

Ubi, bond da 500 milioni per il primo subordinato

  • Il Sole 24 Ore

In un mercato stanco Ubi riesce a collocare 500 milioni di euro raccogliendo ordini per 1,1 miliardi. Il primo bond subordinato Tier 2 di una banca italiana sconta una seduta con pochi volumi dopo giornate molto attive, prezzando il titolo con scadenza settembre 2027 richiamabile dopo 5,5 anni, a 424 punti base sul tasso midswap, cedola al 4,45% e rendimento al 4,50 per cento. New issue premium 10 punti base. L’istituto di credito in questi giorni all’attenzione del mercato per l’offerta su Carichieti, Etruria e BancaMarche, utilizzerà il funding per l’ammortamento regolamentare dei subordinati già collocati.
Oltre al titolo emesso ieri, Ubi ha un secondo bond subordinato collocato agli istituzionali lo scorso aprile per 750 milioni di euro, scadenza maggio 2026, un anno in meno rispetto al nuovo, titolo che ieri scambiava con uno spread di 400 punti base. Molta attenzione da parte degli investitori esteri a cui è andato il 60% del bond, in particolare in Uk e tra gli investitori il 50% è rappresentato fund manager, 20% hedge fund e 12% banche. Sul fronte delle scadenze, nel corso dell’anno Ubi dovrà rimborsare 3,7 miliardi di obbligazioni retail e 2,0 miliardi di titolo collocati agli istituzionali mentre sul debito Tier2, la banca ha rimborsato carta retail per una novantina di milioni a fine febbraio, e altri 80 milioni, sempre retail, sono previsti per il prossimo novembre. Più consistenti i rimborsi di carta Tier2 del 2018, in tutto circa 540 milioni, sia retail sia istituzionale, tra giugno e novembre dell’anno prossimo. Dati gli ingenti impegni, non è escluso che la banca si rivolga nuovamente al mercato nel corso dell’anno. Sul bond Tier 2 il rating atteso del titolo è Ba3 per Moody’s, BB per S&P, BB+ per Fitch e BBB per Dbrs. L’operazione è stata gestita da Citi, Credit Agricole, Goldman Sachs, Hsbc, JP Morgan e Ubs.
In generale il mercato italiano sconta ancora le incertezze della politica e la debolezza delle banche, in questa fase legate ai timori che Popolare Vicenza e Veneto Banca non riescano ad accedere alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato. In un mercato debole, a ridare fiducia al settore è stato il risultato positivo dell’aumento di capitale di UniCredit che dopo l’operazione ha visto scendere lo spread del Tier 2 di 40 punti base che diventa di 80 punti base da inizio anno.
Un confronto tra le principali banche italiane vede il bond subordinato Intesa Sanpaolo 3,928% settembre 2026 scambiare con uno spread di 300 punti base, UniCredit 4,375% gennaio 2027 a 345 punti base, Banco Bpm 7,25% marzo 2021 a 450 punti base. Di fatto lo spread tra Unicredit e Intesa Sanpaolo è di 45 punti base in quanto l’istituto di Piazza Gae Aulenti sconta un maggiore premio al rischio, differenziale destinato a ridursi dopo l’aumento del capitale e la riduzione degli Npls. Sta di fatto che con il risultato dell’emissione di Ubi secondo alcuni operatori sarà difficile vedere presto nuovi emittenti italiani: ora il focus è sulla Bce e sulla Federal Reserve su cui il mercato ha già scontato l’aumento dei tassi .

Mara Monti