Per la Commissione europea i negoziati OCSE sulla tassazione dei giganti del digitale potranno riprendere all’inizio del 2026, una volta sbloccato l’accordo di esenzione concesso dai Paesi del G7 agli Stati Uniti sulla minimum tax. «I colloqui sono in stallo, ma c’è l’impegno degli USA a ripartire», dice a ItaliaOggi Wopke Hoekstra, commissario europeo per l’Azione per il clima, con delega anche alla fiscalità. Bruxelles, nel frattempo, si porta avanti: la direttiva sulla minimum tax è già pronta ad accogliere eventuali compromessi tecnici, come l’introduzione di un nuovo “safe harbour” per gli Stati Uniti, senza bisogno di essere modificata. Sulla delicata questione dell’IVA applicata allo scambio tra dati personali e servizi digitali gratuiti, finita nel mirino del fisco italiano, il commissario prende tempo: «È una questione giuridicamente complessa». Intanto, l’agenda fiscale Ue accelera: nella prima metà del 2026 arriverà la rifusione della direttiva DAC sullo scambio dati a fini fiscali, che riunirà i nove testi precedenti e correggerà le falle della DAC6 sui meccanismi potenzialmente elusivi, in linea con le osservazioni della Corte dei conti europea. Sul fronte delle risorse proprie del bilancio Ue, la Commissione lavora all’estensione del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) a nuovi prodotti, con misure contro l’elusione e il rischio di carbon leakage legato all’export. Quanto alla tassazione del tabacco, Bruxelles promette flessibilità per rispondere alle esigenze dei singoli Paesi, Italia inclusa. Entrambi i dossier saranno sul tavolo dell’Ecofin di venerdì 10 ottobre.
D.L’Italia ha notificato accertamenti fiscali per quasi 900 milioni di euro a piattaforme come Meta e X, sostenendo che i dati personali forniti dagli utenti in cambio di servizi gratuiti rappresentano una transazione imponibile ai fini IVA. A Bruxelles, però, il Comitato IVA sembra avere una visione diversa. Come valuta la Commissione questo approccio e quali implicazioni potrebbe avere a livello europeo?
R. Comprendiamo che i governi stiano adottando misure per garantire una corretta tassazione di questo settore. Ha una logica chiara. È una questione su cui l’opinione pubblica è d’accordo. Si tratta infatti di un’area molto redditizia, ma non sufficientemente tassata. È per questo che un accordo globale sul Primo Pilastro OCSE è oggi più necessario che mai: per ristabilire equità e garantire un trattamento fiscale coerente che tenga conto delle nuove realtà economiche. I nuovi modelli di business pongono sfide all’applicazione del sistema IVA, che è stato sviluppato prima che conoscessimo queste piattaforme. Stiamo cercando di risolvere questa situazione con la nostra proposta “VAT in the Digital Age (ViDA)”, che mira ad aggiornare il modo in cui l’IVA viene riscossa, alla luce dell’uso crescente della rendicontazione digitale, dell’e-commerce e della crescita delle piattaforme in alcuni settori. Quanto al caso specifico dell’Italia, la Commissione sta attualmente esaminando l’approccio adottato. Si tratta di una questione giuridicamente complessa ed è troppo presto per esprimere ulteriori commenti.
D. I negoziati OCSE del Primo Pilastro sulla tassazione dell’economia digitale sono bloccati. Gli Stati Uniti si sono opposti duramente alle web tax, e anche l’Italia sta valutando se eliminarla. Per la Commissione, la tassazione digitale è un capitolo chiuso o potrebbe riaprirsi se le tensioni commerciali riprendessero?
R. Garantire una tassazione equa dell’economia digitale è una priorità assoluta per me e per la Commissione. Lo è da anni. La Commissione continua a ritenere che la soluzione migliore alle sfide fiscali poste dall’economia digitale sia un accordo globale, basato sul consenso, nell’ambito del Primo Pilastro. È la via migliore per assicurare un quadro stabile, certezza per le imprese e per evitare ulteriore frammentazione del panorama fiscale internazionale. Lavoreremo duramente per raggiungere questo obiettivo. I negoziati sul Primo Pilastro sono effettivamente in una fase di stallo. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno affermato di volerli riavviare una volta raggiunta una soluzione sul Secondo Pilastro e su questo punto si stanno compiendo progressi in sede OCSE. Sono fiducioso che le discussioni possano riprendere all’inizio del prossimo anno. Nel caso in cui non si raggiunga un accordo globale, resteremo in stretto contatto con il Parlamento europeo e con gli Stati membri per valutare la strada migliore da seguire.
D. Dopo l’intesa del G7 che ha escluso gli Stati Uniti dalla minimum tax al 15% del Secondo Pilastro, restano interrogativi pratici sulla sua attuazione. L’UE dovrà adottare una nuova normativa per adeguarsi al nuovo quadro?
R. Lavorare per un sistema fiscale equo e semplice è essenziale per me. La dichiarazione del G7 ha aiutato gli Stati Uniti e altre sei giurisdizioni a raggiungere un’intesa di principio. Ha fornito un quadro generale per avviare i negoziati su una coesistenza che eviti misure di ritorsione. I dettagli tecnici restano da definire in sede OCSE. Le discussioni sono in corso e un accordo è atteso entro la fine dell’anno. Le modalità di attuazione nell’ambito del quadro giuridico UE saranno definite una volta raggiunto un accordo. Se questo assumerà la forma di un nuovo “Safe Harbour”, la Direttiva sul Secondo Pilastro già prevede un meccanismo per recepirlo senza doverla modificare. Il Secondo Pilastro e i suoi obiettivi politici restano validi. Sosteniamo un accordo che almeno preservi l’integrità del sistema del Secondo Pilastro. Oltre a ciò, considerando che i negoziati con gli Stati Uniti sono in corso su più fronti politici, sarà importante valutare qualsiasi soluzione in un contesto più ampio, che vada oltre la sola fiscalità.
D. È attesa a breve una nuova proposta DAC10? E porterà con sé semplificazioni?
R. La proposta di rifusione della direttiva DAC è attesa per il primo semestre del 2026. L’obiettivo principale sarà semplificare la rendicontazione e ridurre la burocrazia per le imprese, contribuendo all’agenda di semplificazione della Commissione. La proposta unificherà in un unico testo legislativo l’atto iniziale e tutte le modifiche successive adottate dal Consiglio (da DAC1 a DAC9), rendendolo più comprensibile. La proposta includerà inoltre vari miglioramenti mirati, basati sulle raccomandazioni emerse dai Rapporti della Corte dei conti europea del 2021 e del 2024. Le raccomandazioni più rilevanti riguardano la DAC6, relativa alla segnalazione dei meccanismi transfrontalieri potenzialmente elusivi. Stati membri e stakeholder sono già stati ampiamente consultati per identificare le aree in cui vi è margine di semplificazione e miglioramento. Saranno ulteriormente coinvolti nei prossimi mesi, assieme al pubblico, per valutare le soluzioni da includere nella proposta.
D. La Commissione ha indicato la necessità di nuove risorse proprie per finanziare il prossimo bilancio UE. Due dossier sono imminenti: la revisione del Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) e nuove regole sulla tassazione del tabacco. A che punto siamo?
R. Sono due proposte per me molto importanti. Partiamo dal CBAM: questo meccanismo aiuta a bilanciare gli obiettivi di decarbonizzazione con la necessità di restare competitivi sui mercati globali. È un pilastro della nostra politica climatica, per evitare che le aziende europee siano svantaggiate. Lo abbiamo semplificato per le imprese, escludendo il 90% degli operatori ma mantenendo il 99% delle emissioni in ambito. La Commissione sta lavorando a una proposta per estendere il CBAM a prodotti selezionati a valle, affrontare il problema del carbon leakage legato all’export e introdurre nuove misure anti-elusione. Per quanto riguarda il tabacco, abbiamo proposto di modernizzare la direttiva attuale, aggiornando aliquote minime ormai obsolete, estendendo il campo d’applicazione a nuovi prodotti del tabacco e rafforzando la lotta alle frodi. Ricordiamo che ogni anno il tabacco provoca la morte di 700.000 cittadini dell’UE, con un fumatore su due che muore prematuramente. C’è un ampio sostegno tra gli Stati membri per intervenire sul basso livello di tassazione, come dimostrano le numerose lettere ministeriali ricevute a favore di un’iniziativa. Allo stesso tempo, mantengo un dialogo costruttivo con i ministri delle finanze per garantire che la proposta sia adattata alle esigenze locali come espresso anche dall’Italia. Nonostante il forte potere di influenza dell’industria del tabacco, speriamo che tutti gli Stati membri ci sostengano e mettano al primo posto la salute dei cittadini. Una parte delle entrate derivanti dal CBAM e dalla tassazione del tabacco è stata proposta come nuove risorse proprie dell’UE. Questo aspetto è distinto dal dibattito sulle singole riforme settoriali.