29.09.2025

Studi Legali, bip rilancia con il modello anglosassone

  • Il Corriere della Sera

Nel panorama evolutivo degli studi legali italiani Bip Law and Tax è certamente una delle realtà più attive e in espansione degli ultimi anni. Lo studio legale è nato a inizio 2025 come nuovo capitolo nella storia della multinazionale Bip, con l’obiettivo di affiancare le imprese italiane e internazionali in una fase di profonda trasformazione economica e tecnologica.

Alla guida c’è Stefania Radoccia, managing partner con una lunga esperienza nella consulenza fiscale e legale, che ha deciso di dare vita a una struttura capace di superare i limiti del modello tradizionale italiano. «Molti studi si sono aggregati negli ultimi anni – spiega Radoccia – ma senza un vero progetto manageriale: spesso si sommano fatturati e professionalità senza una governance chiara, senza investimenti significativi in tecnologia e con scarsa attenzione all’organizzazione interna. Noi vogliamo ribaltare questo schema, partendo da una struttura manageriale moderna e da un approccio realmente integrato alle esigenze dei clienti».

Gli studi professionali italiani (tanto quelli di matrice legale quanto quelli di area fiscale) vivono una fase di trasformazione da diversi anni: il mercato richiede realtà sempre più trasversali e specializzate nelle competenze. «Studi da decine o centinaia di milioni sono di fatto medie imprese italiane, ma senza adeguati strumenti manageriali — osserva la managing partner di Bip Law and Tax —. La gestione delle persone è complessa perché i professionisti sono “prime donne”, spesso autoreferenziali, bisogna sviluppare un gioco di squadra molto più facile a dirsi che a farsi. Non a caso il modello classico prevede utili distribuiti ai soci ma pochi investimenti in innovazione. Per rimanere competitivi è necessario cambiare approccio e creare una nuova cultura».Investimenti

Oggi si fanno i conti con intelligenza artificiale e digitalizzazione. Quanto conta l’innovazione per uno studio legale e fiscale? «L’innovazione non è solo “avere un software o un algoritmo in più”. Le grandi corporation stanno trasformando i propri processi interni grazie a intelligenza artificiale, automazione e digitalizzazione. Le imprese non chiedono più solo il contratto “fatto meglio e più veloce”, ma un supporto nel ridisegnare i processi e nel comprendere l’impatto delle tecnologie sulla governance, sulla compliance e sull’organizzazione aziendale. Il futuro degli studi non è quello di usare al meglio l’Ai per scrivere un testo perfetto ma accompagnare le aziende in questa transizione, affiancando le direzioni legali e fiscali in una logica consulenziale a 360°. È questo il terreno degli Alternative Legal Services, già affermati negli Usa e nel Regno Unito, che in Italia rappresentano una grande opportunità per ora sconosciuta. Bip Law and Tax vuole essere tra i primi a posizionarsi su questo segmento, grazie anche alla sinergia con Bip guidata dall’ad Alberto Idone, che lavora da anni su progetti di innovazione e digital transformation».

Lo studio ha proseguito il suo percorso e nei primi giorni di settembre e ha annunciato il lancio del dipartimento di Public Law, guidato dall’equity partner Francesca Isgrò con un team di dieci professionisti tra Roma e Palermo, segnando l’apertura della nuova sede siciliana. A Milano è nata xTax, la nuova divisione dedicata ai servizi fiscali ad alto contenuto tecnologico e innovativo. A Napoli si è inaugurata una nuova sede con un team guidato dall’equity partner Angelo Ciro Del Duca. Inutile nascondere che le ambizioni sembrano alte. «Lo studio conta oggi oltre 90 professionisti e sta vivendo una fase di forte espansione — conferma Radoccia —. A Milano è stata avviata la practice xTax con l’arrivo di Antonino De Benedictis e Carlo Maria Andò, pilastro per la trasformazione tecnologica in ambito fiscale. A Roma ha fatto il suo ingresso l’equity partner Antonio Cocco, con un team specializzato in accounting e risk compliance».Obiettivi

Una serie di mosse su scala nazionale che denunciano obiettivi ma che imporranno il confronto anche con grandi multinazionali dei servizi. È una sfida che si può sostenere nascendo in Italia? «Altrimenti non l’avremmo iniziata — sorride Radoccia — rappresentiamo un modello diverso di cui c’era bisogno, sono convinta che l’espansione delle cosiddette Big four della consulenza sia destinata a rallentare Il nostro obiettivo è raddoppiare entro fine anno e raggiungere nel 2026 i 50 milioni di fatturato, diventando un polo di riferimento nel mercato italiano. Puntiamo a diventare un polo di eccellenza, capace di competere con i grandi studi internazionali. Tra gli obiettivi: offrire consulenza integrata su diritto, fiscalità e tecnologia, creare un ambiente meritocratico, moderno e inclusivo per i giovani professionisti, fare della capacità di investimento e della visione a lungo termine i tratti distintivi rispetto al modello tradizionale».