20.03.2024

Pmi, salve le tutele crescenti

  • Italia Oggi

Nelle piccole aziende diventate grandi per effetto di nuove assunzioni successive al 7 marzo 2015 non si applica l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma il regime delle tutele crescenti. Anche se il superamento della soglia dei 15 dipendenti consentirebbe il ricorso alla tutela reintegratoria in caso di licenziamento illegittimo, l’applicazione del jobs act rappresenta comunque un miglioramento della precedente disciplina ed è giustificata dall’intento di creare nuova occupazione. E’ quanto ha stabilito la Corte costituzionale che con la sentenza n. 44 depositata il 19 marzo 2024, ha dichiarato non fondata la questione di legittimità, sollevata dalla sezione lavoro del tribunale di Lecce, dell’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (Jobs act), che consente l’attrazione nell’ambito applicativo del regime delle tutele crescenti anche di lavoratori di piccole imprese, già in servizio alla data del 7 marzo 2015, in concomitanza e in conseguenza di assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato, successive all’entrata in vigore dello stesso decreto, che abbiano comportato il superamento dei limiti dimensionali previsti dall’art. 18, commi ottavo e nono, dello statuto dei lavoratori. Secondo i giudici pugliesi la disciplina introdotta dal Jobs act si pone in contrasto con l’art. 76 della Costituzione, in riferimento ai criteri di delega fissati dall’art. 1, comma 7, lettera c), della legge n. 183 del 2014. L’oggetto della delega, in quanto circoscritto alle «nuove assunzioni», ossia ai lavoratori «giovani» assunti a partire dalla data di entrata in vigore del dlgs n. 23 del 2015 (7 marzo 2015), sarebbe violato nella misura in cui il nuovo regime si applica anche a lavoratori assunti prima di tale data, ma in piccole imprese che, solo successivamente, abbiano superato la soglia di 15 dipendenti occupati nell’unità produttiva.

La delega legislativa, sosteneva il tribunale, prevedeva che la disciplina dei licenziamenti fosse rivista «per le nuove assunzioni» in un assetto a doppio regime, ispirato alla logica secondo cui i lavoratori in servizio alla data del 7 marzo 2015, che già avessero la tutela reintegratoria ex art. 18 statuto dei lavoratori, l’avrebbero conservata immutata anche in caso di licenziamenti intimati successivamente; mentre ai lavoratori assunti ex novo, a partire da tale data, si sarebbe applicata direttamente la nuova più limitata disciplina del decreto legislativo.

Secondo la Consulta invece, si legge in una nota diffusa dalla stessa Corte, è in «in sintonia con la legge di delega la disciplina per i lavoratori che erano sì già in servizio al 7 marzo 2015, ma che a quella data non beneficiavano della tutela reintegratoria perché non era integrato il requisito occupazionale previsto dall’ottavo e nono comma dell’art. 18 e quindi ad essi trovava applicazione solo la tutela indennitaria di cui alla legge n. 604 del 1966». In particolare la Corte ha ritenuto che il legislatore delegato, nell’esercizio del suo potere di completamento del quadro della disciplina, poteva regolare anche la posizione dei dipendenti di piccole aziende, per i quali non c’era un regime di tutela reintegratoria ex art. 18 da conservare, e “ciò poteva fare tenendo conto dello «scopo» della delega e del bilanciamento voluto dal legislatore delegante (la non regressione della tutela reintegratoria di chi, essendo già in servizio, l’avesse alla data dell’entrata in vigore della nuova disciplina)”.

In tal modo, da una parte non c’è stata una regressione in peius per tali lavoratori in quanto la tutela del decreto legislativo è, comunque, più favorevole del regime della legge n. 604 del 1966, ad essi applicabile in precedenza, prima del superamento della soglia occupazionale. D’altra parte è soddisfatto lo «scopo» della delega nel senso che, se invece fosse stata consentita l’acquisizione ex novo del regime di tutela dell’art. 18, ciò avrebbe potuto rappresentare una remora, per il datore di lavoro, a fare nuove assunzioni, proprio quelle assunzioni che invece il legislatore delegante voleva incentivare.

Quindi per la Corte il criterio di delega non è stato violato e pertanto ai lavoratori di piccole imprese, assunti prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo, non si applica l’art. 18 statuto dei lavoratori, bensì il regime di tutela del licenziamento individuale illegittimo, previsto per i contratti a tutela crescente, nel caso in cui il datore di lavoro abbia superato la soglia dimensionale di 15 lavoratori occupati nell’unità produttiva in conseguenza di assunzioni a tempo indeterminato avvenute successivamente all’entrata in vigore del decreto stesso.