A fine giugno 2020, il credito totale erogato alle micro e piccole imprese italiane era di 723,8 miliardi di euro, con un aumento di 31 miliardi di euro rispetto al primo semestre del 2019 (+4,5%): nei primi sei mesi dello scorso anno l’ammontare del credito erogato era pari a 692,8 mld. Ma dal 2011 al 2020, il credito alle piccole attività ha registrato un vero e proprio crollo: -262,5 miliardi di euro (-26,6%). Al contrario, tra il 2001 e il 2011, il trend era in ascesa: in quei dieci anni la crescita è stata di +410,3 miliardi di euro (+71,2%). Il picco si è registrato nel 2011, quando il primo semestre si è chiuso con 986,3 mld di euro di credito erogato a micro e piccole imprese.
Il crollo ha riguardato, in particolare, il mondo artigiano; in questo comparto i prestiti si sono ridotti di 24,6 miliardi di euro per le micro e piccole imprese negli ultimi dieci anni (-43,1%); al contrario, tra il 2001 e il 2010 il trend era stato in ascesa (+27,2%), per un differenziale positivo di +12,2 mld tra il 2008 e il 2010; anno di maggiori volumi erogati, con 57,1 mld di euro di prestiti nel primo semestre. Il 2020, però, per gli artigiani ha assistito ad un lieve recupero rispetto al trend degli ultimi due lustri, segnando nel primo semestre un +0,7 mld rispetto ai primi sei mesi del 2019 (+2,2%). I numeri vengono fuori da una ricerca che sarà presentata domani, nel corso della convention annuale di Fedart Fidi, impegnata in una due giorni di discussioni.
E proprio i confidi italiani sono sotto pressione: queste realtà hanno assistito a un razionamento delle garanzie erogate sul credito, passando dai 48,8 mld di euro garantiti nei primi sei mesi del 2010 ai 17,5 mld coperti nei primi sei mesi del 2020 (ma quest’ultimo dato è una stima); secondo Assoconfidi, il collasso è pari a un -64,1% di garanzie concesse, per un totale di -31,3 mld di euro.
Infine, sul versante del capitale sociale apportato dalle imprese al patrimonio netto aziendale, si registra complessivamente un crollo pari a 215 mln di euro (-24%) tra il 2009 e il 2019. In particolare, nel primo semestre di quest’anno il calo del patrimonio è del 2,4%. Di più: se nel 2009 il patrimonio netto delle imprese raggiungeva gli 895 mln di euro (di cui 408 mln a capitale sociale e 487 mln a riserve), nel 2020 siamo a 680 mln di patrimonio netto (di cui 443,7 mln a capitale sociale e 236,3 mln a riserve).
Morale, oggi il rapporto nel patrimonio netto delle imprese è così composto: 65% in capitale sociale e 35% in riserve.
Il peso di Fedart Fidi. Con 3,1 mld di euro di nuovi finanziamenti garantiti nel 2019, 1,7 mld di euro di nuove garanzie erogate nell’anno e 620 mila imprese socie, la federazione di confidi ha confermato un posizionamento rilevante nel mercato della garanzia. Come detto, domani e sabato Fedart terrà la sua convention annuale. E avrà al centro del dibattito tre punti: l’accesso al credito per le micro e piccole imprese; il rapporto con le banche; le proposte del mondo confidi al governo, affinché, nella situazione senza precedenti generata dalla pandemia, si mettano subito in campo le azioni necessarie per favorire l’accesso al credito delle micro e piccole imprese.
In particolare, Fedart ha chiesto al governo di avviare il prima possibile l’iter di notifica alla commissione europea della norma che riconosce ai confidi la possibilità di imputare a patrimonio i fondi pubblici che detengono. Obiettivo di questa richiesta: erogare maggiori volumi di garanzie. Su un piano più generale, secondo Fedart, la riforma 2019 del fondo di garanzia non ha consentito di raggiungere gli obiettivi prefissi. E l’operatività 2020 «ha irrigidito ulteriormente le criticità delle imprese ad accedere al credito attraverso la garanzia pubblica».