03.11.2011

Pensioni ancora in stand by

  • Il Sole 24 Ore

di Marco Rogari

Una misura ad hoc per sancire l'innalzamento a 67 anni per tutti nel 2026 dell'età di pensionamento di vecchiaia. Anche ieri il Governo ha pensato di mettere nero su bianco l'impegno preso con la lettera d'intenti consegnata a Bruxelles. E proprio per questo motivo l'Esecutivo ha pensato di inserire una norma "di principio" per rendere strutturale la soglia di vecchiaia a 67 anni prima nella bozza di decreto legge in cantiere e poi in un maxi-emendamento alla legge di stabilità, ovvero negli strumenti legislativi presi in esame per dare operatività agli impegni presi con la Ue.

L'obiettivo dei 67 anni è di fatto già fissato per effetto degli interventi già approvati negli ultimi due anni: aggancio all'aspettativa di vita e finestra unica. La soglia legislativa di pensionamento resta però fissata a 65 anni (dal 2026 anche per le lavoratrici private): con il ricorso a una norma ad hoc salirebbe a tutti gli effetti a quota 67 anni mettendola al riparo da oscillazioni (eventualmente anche al ribasso) collegate all'adozione del nuovo meccanismo di collegamento alla speranza di vita.

In ogni caso non ci dovrebbero essere, almeno a breve, novità sui trattamenti di anzianità anche per l'ormai noto rigido stop della Lega. «Facciamo scoppiare la rivoluzione sicuro se togliamo le pensioni ai lavoratori che hanno sempre lavorato per dare soldi a Roma», ha ribadito ieri il il leader della Lega, Umberto Bossi.

Quanto ai pensionamenti di vecchiaia, i lavoratori italiani di fatto potrebbero andare in pensione a 67 anni già nel 2021 (si veda Il Sole 24 Ore del 27 ottobre). I due motori che contribuiscono a spingere in alto l'asticella dell'età pensionabile sono la «finestra unica» e l'«adeguamento automatico» dei requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici in relazione alla speranza di vita accertata dall'Istat. Il primo garantisce un posticipo di 12 mesi (18 per i lavoratori autonomi) per tutti i tipi pensionamento; il secondo poggia, a partire dal 2013, sull'aggancio del momento del ritiro effettivo all'aspettativa di vita accertata dall'Istat, che in prima applicazione equivarrà a un ulteriore posticipo di tre mesi. In quest'ultimo caso l'adeguamento sarà effettuato con un decreto direttoriale del ministero dell'Economia, di concerto con il ministero del Lavoro, da emanare almeno 12 mesi prima la data prevista. Il che vuol dire che entro fine dicembre 2011 dovrà essere confermato il primo gradino di tre mesi che scatta nel 2013. Con il solo adeguamento all'aspettativa di vita nel 2021 un lavoratore andrebbe in pensione con 65 anni e 11 mesi che potrebbero diventare 67 anni con l'aggiunta della finestra mobile.