06.08.2021

Mps, un altro trimestre in utile ma i 2,5 miliardi servono ancora

  • Il Sole 24 Ore

Mentre UniCredit mette sotto la lente i numeri della banca in vista della potenziale aggregazione, Montepaschi offre al mercato due buone notizie: la prima è data dall’importante segnale di risveglio commerciale, superiore alle attese, che ha permesso di chiudere il primo semestre con un utile di 202 milioni di euro. La seconda, che ne è l’immediata conseguenza, è che Siena annuncia di trovarsi in una condizione patrimoniale meno critica di quanto temuto qualche trimestre fa: l’atteso deficit di capitale nel 2022 potrebbe essere inferiore a 500 milioni di euro, meno di un terzo rispetto alle stime dei mesi precedenti, che mettevano in conto uno shortfall già a partire dal primo trimestre 2021 pari a 1,5 miliardo a gennaio 2022. «Al 31 marzo e al 30 giugno 2021 non è emerso alcuno shortfall di capitale e si prevede che a 12 mesi dalla data di riferimento, ovvero al 30 giugno 2022, lo shortfall possa essere inferiore a 500 milioni di euro, includendo l’effetto dell’aggiornamento dei modelli interni delle Eba guidelines», spiega Monte dei Paschi in una nota.

Dietro a questo miglioramento atteso ci sono le azioni avviate dal management, che ha ottimizzato la gestione degli attivi ponderati per il rischio, contenendo così il deficit di capitale da colmare. Ciò ovviamente non significa che la banca sia fuori dal guado, anzi. Per questo infatti si guarda inevitabilmente alla necessità di una “soluzione strutturale”, ovvero l’acquisizione di una porzione della banca da parte di UniCredit. Bastianini in conference call non dà elementi di dettaglio sulla questione ma è noto che la due diligence è in corso dal 3 agosto e durerà 40 giorni, prorogabili.

Ma se questa “soluzione strutturale” non dovesse concretizzarsi e la banca dovesse, ipoteticamente, stare in piedi da sola? In questo caso nulla cambierebbe rispetto al Capital Plan già noto al mercato, che prevede un rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi di euro, una quota che è «coerente» con lo shortfall emerso dall’esame degli stress test: insomma, nessun peggioramento deriva dalle prove Bce. Quella stand-alone è però un’ipotesi «subordinata» rispetto soluzione strutturale, ribadisce Bastianini, che sottolinea come la banca e il Mef siano «concentrati» nel dialogo con UniCredit. E ciò che conta soprattutto è che in caso di fallimento con Gae Aulenti, la palla passerebbe a Bruxelles e Francoforte: «Dg Comp e Bce dovrebbero valutare l’intervento dello Stato sulla base della viability stand alone», evidenzia la banca.

Di positivo, come detto, c’è che l’istituto segna una ripresa sotto il profilo dei margini. L’utile netto del semestre a quota 202 milioni (dopo la perdita di 1,09 miliardi registrata nello stesso periodo del 2020) è frutto di ricavi in crescita del 7,7%, a 1,56 miliardi. Per il secondo trimestre consecutivo Rocca Salimbeni chiude in utile e fa segnare il risultato operativo semestrale migliore degli ultimi cinque anni. «Mps e la sua macchina commerciale continuano ad accelerare – dice Bastianini – mentre la qualità degli asset resta sotto stretto controllo» al pari «dei costi». Bene in particolare le moratorie residue, pari a circa 4 miliardi di euro, ridottesi a un quarto rispetto quelle di un anno fa (-74%). Il titolo ha chiuso a +4,8%.