È la priorità di tutte le nazioni occidentali: trovare uno scudo in grado di respingere sciami di centinaia di droni e missili come quelli che ogni notte devastano le città ucraine. Una richiesta di barriere in grado non di proteggere una singola fabbrica o un centro abitato, ma un intero Paese che nel prossimo decennio darà vita a un mercato da 1140 miliardi. E Leonardo intende giocare da protagonista in questo settore con il progetto “Cupola di Michelangelo”: un’architettura di sistemi difensivi in grado di far sparire dal cielo ogni minaccia. Un piano ambizioso e strategico che secondo l’ad Roberto Cingolani può potenzialmente generare ricavi per duecento miliardi nel giro di dieci anni. «Tutti ci auguriamo che grazie alle trattative in corso si arrivi subito alla pace in Ucraina — ha dichiarato ieri Cingolani — Ma non sta finendo la guerra, sta iniziando una guerra nuova. Lo testimoniano le migliaia di attacchi ibridi registrati in Europa. I prossimi anni di pace apparente potrebbero permettere agli aggressori di costruire armi che sono difficili da neutralizzare: mai come adesso bisogna investire nella difesa se vogliamo proteggere i nostri valori da avversari che non hanno remore nel mandare a morire 1500 soldati al giorno. Noi non vogliamo rinunciare ai principi etici che caratterizzano le nostre democrazie e allora l’unica strada è investire in tecnologia».
L’idea è quella di una copertura globale che include aria, mare, terra e spazio. Una rete che raccoglie, elabora e distribuisce in una manciata di secondi tutte le informazioni raccolte dai sensori che si tratti di satelliti, radar o altri apparati di scoperta. Questo permette di valutare la minaccia nella sua completezza e affidare la reazione agli armamenti più idonei. I vantaggi sono due. Il primo è che Leonardo ha già un catalogo che comprende sia gli strumenti di avvistamento, con una leadership nei radar di ultima generazione, sia gli intercettori più avanzati, grazie alla quota nel consorzio missilistico europeo Mbda. Il secondo è che la Cupola può integrare anche apparati di altri produttori dei Paesi Nato, utilizzando un piccolo modulo di connessione per lo scambio criptato dei dati. Il punto di forza sono i supercomputer dell’azienda di Piazza Montegrappa che possono analizzare quantità colossali di dati con l’intelligenza artificiale e permettono di adattare la cupola anche al fronte cyber, il più bersagliato dalla guerra ibrida. «I tempi saranno rapidi perché l’Ue preme per schierare un “muro di droni”. Il programma prevede due anni per avere le prime soluzioni di schermo tutto italiano, definito negli aspetti operativi assieme ai vertici delle forze armate: una barriera intessuta con i sistemi già esistenti. Poi entro il 2029 l’evoluzione con strumenti realizzati su misura e — in parallelo — la ricerca di collaborazioni internazionali: ieri il ministro Guido Crosetto ne ha già discusso con la collega francese Catherine Vautrin.
Lo scenario è quello di proseguire il processo di alleanze strette da Cingolani che hanno rivoluzionato l’offerta di Leonardo: quella sui mezzi corazzati con Rheinmetall, quella sui droni con Bayraktar, quella sui satelliti con Thales e Airbus a cui si aggiunge il caccia di sesta generazione con Bae e Mitsubishi. Tutti gli strumenti chiave per la Difesa di un futuro che è già presente.