Il presidente Orsini incalza Gli incentivi stanno scadendo, serve un piano triennale.
Il pressing sul governo è tutto in un’espressione cara agli industriali: fate presto. Il presidente
di Confindustria, Emanuele Orsini, ha appena finito di raccontare un passaggio dell’incontro
avuto qualche ora prima a Madrid con l’omologo spagnolo. Il costo dell’energia nella penisola
iberica si è azzerato. Ecco allora che il convegno sugli investimenti in Italia, organizzato a
poche ore dal via libera del Consiglio dei ministri al Documento programmatico di finanza
pubblica, diventa l’occasione per mettere in fila le priorità delle imprese. Il caro bollette è una
di queste. «Fa piacere che il disaccoppiamento» del prezzo del gas da quello dell’energia
elettrica «sia entrato nel vocabolario italiano, ma lo facciamo?», incalza Orsini. Ecco l’urgenza:
«Se l’abbiamo capito tutti, visto che l’inverno è vicino, allora facciamo in modo che avvenga».
Quindi – è il messaggio al governo – «facciamo presto» perché – spiega – «non stiamo facendo
nulla perché l’energia costi poco, eppure per essere competitivi è essenziale che l’energia
venga pagata, in media, come gli altri Paesi».
Sullo sfondo c’è il quadro macroeconomico che per Confindustria è in peggioramento. Giù le
previsioni sulla crescita del Pil («appena» +0,5% quest’anno e +0,7% il prossimo, in discesa
rispetto all’1% stimato in primavera). I dati del Centro studi di viale dell’Astronomia certificano
una crescita «anemica»: l’Italia sarebbe addirittura in stagnazione senza la spinta del Pnrr.
La parola chiave è «chiarezza». Orsini la ripete più volte quando ricorda all’esecutivo che «gli
incentivi stanno scadendo». Con la manovra alle porte, gli industriali invocano «continuità di
misure» per il sostegno agli investimenti. All’evento è il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a
provare a rassicurare la platea annunciando un incentivo in arrivo con la Finanziaria. Punta a
Emanuele Orsini è presidente di Confindustria dal maggio 2024
sostenere anche le imprese energivore che sono tagliate fuori dai fondi Pnrr. Ma per
Confindustria, il tema non è solo una programmazione chiara degli incentivi (Transizione 4.0
e 5.0, oltre ai crediti d’imposta per ricerca e sviluppo). Orsini chiede «una visione almeno a tre
anni». E otto miliardi per «sostenere le imprese in un momento di incertezza globale
internazionale».
È a questa visione di medio termine che il governo prova a rispondere con il sottosegretario
con la delega al Sud, Luigi Sbarra. Il confronto si scalda sul tema della Zes unica, la Zona
economica speciale che per gli industriali ha macinato investimenti, oltre a sgravi fiscali in
tempi record. Sbarra spiega che la decisione di assorbire la Struttura di missione Zes nel
nuovo Dipartimento per il Sud di Palazzo Chigi punta a valorizzare il progetto. E promette che
«la dotazione finanziaria sarà confermata». Secondo quanto apprende Repubblica da fonti di
governo, allo studio c’è una proroga biennale (2026-2027) del credito d’imposta Zes che scade
a fine anno. La dote annuale potrebbe salire da 2,2 a 2,5 miliardi.
La preoccupazione degli industriali resta elevata. Orsini plaude all’impegno di Sbarra: «Se la
misura diventa strutturale – sottolinea – siamo felici» ma – avverte – «l’importante è che
funzioni come prima». Il perché lo spiega sempre il presidente di Confindustria: «La svolta –
dice – è capire che la Zes, in due anni, ha dato vita a 28 miliardi di investimenti e ha portato
anche semplificazione e certezza. Riecco la «certezza». Solo così – è il ragionamento di Orsini –
il Paese può puntare a raggiungere e superare l’1% del Pil. Ecco perché la manovra deve
«sapientemente» proseguire «sulla strada dello stimolo agli investimenti produttivi». Subito, è
l’auspicio degli industriali.