«Non è una pausa»: anche se la Bce ha allentato il ritmo dei rialzi dei tassi – ieri è stato deciso un aumento dello 0,25% al 3,75% (3,25% sui depositi) – la presidente Christine Lagarde ha sottolineato che non va assolutamente considerata come la fine della stretta monetaria avviata l’estate scorsa. «Abbiamo ancora della strada da fare» per «domare l’inflazione », ha sottolineato la numero uno dei guardiani dell’euro. L’andamento dei prezzi al consumo è risalito al 7% ad aprile, dopo il 6,9% di marzo – anche se l’inflazione core ,depurata dalla componente energetica, dopo mesi di aumenti, ha cominciato a scendere. Lagarde ha puntualizzato che l’obiettivo resta quello di raffreddare il ritmo dei prezzi al 2%.
I segnali contrastanti che arrivano sul fronte dell’inflazione e le turbolenze sui mercati hanno animato la discussione nel consiglio direttivo e spaccato nuovamente la Bce tra i falchi e le colombe. Ma alla fine, l’unico a mettersi esplicitamente di traverso sulla decisione del quarto di punto è stato l’austriaco Robert Holzmann. Mentre l’esponente del comitato direttivo Isabel Schnabel, che ancora nei giorni scorsi aveva avvertito che un rialzo di mezzo punto “era sul tavolo”, si è adeguata alla decisione presa ieri. Un risultato che soddisfa le colombe, anche per i segnali negativi che arrivano da mesi dai mercati finanziari, sconquassati dalle crisi bancarie di Silicon Valley Bank e Credit Suisse ma anche da una stretta creditizia che comincia a impensierire qualcuno.
Tuttavia, per soddisfare i falchi, la Bce ha deciso comunque di anticipare la fine dei reinvestimenti dei titoli di Stato a luglio. In concreto, vuol dire che 25 miliardi di euro di titoli affronteranno ogni mese il mare magnum del mercato. E secondo alcuni analisti si tratta di una mossa che potrebbe aggravare le pressioni sui titoli di Stato italiani. Secondo Antonio Cesarano, analista di Intermonte, «nel breve ci potrebbe essere un temporaneo allargamento dello spread in area 200/230 punti base in conseguenza anche della prospettiva di un minore supporto derivante dai reinvestimenti dell’APP», del programma degli acquisti dei titoli di Stato.
Lagarde ci ha tenuto a sottolineare che la Bce “non dipende” dalla Federal Reserve.
L’altro ieri la banca centrale americana, che ha avviato la sua fase rialzista mesi prima dei colleghi europei, ha annunciato una stretta di un quarto di punto a 5-5,25%, ma ha segnalato anche che tirerà il freno a mano su ulteriori rialzi. La presidente della Bce ha precisato che il consiglio direttivo è «consapevole » dei problemi che sta avendo chi ha sottoscritto un mutuo e ha visto impennarsi la rata mensile. «Le famiglie stanno soffrendo a causa dei rialzi e dei rimborsi» che stanno diventando più onerosi ha precisato. Ma «purtroppo non è qualcosa che possiamo alleviare perché il nostro compito è la stabilità dei prezzi e per ridurre l’inflazione c’è lo strumento dei tassi che dobbiamo usare».
Alla luce degli scricchiolii nel mondo finanziario, Lagarde ha anche voluto sottolineare che «il settore bancario si è dimostrato resiliente». Ma la Bce è costretta a rimanere vigile. Ci sono ancora «significativi rischi al rialzo sulle prospettive di inflazione », secondo la presidente. In particolare perché la guerra in Ucraina «potrebbe di nuovo aumentare i costi di energia e cibo e un aumento duraturo delle aspettative di inflazione sopra il nostro obiettivo». Francoforte vede un rischio di future pressioni sui prezzi anche dagli aumenti salariali come quelli concessi ai metalmeccanici tedeschi.