La competitività europea passa dalla semplificazione normativa e dalla doppia transizione verde e digitale. Ormai la maggior parte dei leader europei è convinta che sia necessario cambiare passo sul Green Deal e lo hanno ribadito ieri anche nelle conclusioni del summit Ue.
1 Quali semplificazioni chiedono oggi i leader europei?
Oltre a quanto già proposto dall’esecutivo comunitario, che adesso deve essere approvato da Consiglio (Stati membri) e Parlamento europeo, i leader hanno aggiunto nuove richieste di intervento: ulteriori pacchetti di semplificazione in materia di industria automobilistica, mobilità militare, digitale, servizi finanziari, trasporti, ambiente, energia e sicurezza alimentare, nonché una revisione del regolamento REACH volta a rafforzare la competitività del settore chimico. Ma soprattutto hanno invitato «i colegislatori (i ministri degli Stati riuniti nel Consiglio e il Parlamento Ue, ndr) a concludere rapidamente i lavori sui pacchetti omnibus di semplificazione proposti in materia di rendicontazione in materia di sostenibilità e due diligence, agricoltura, piccole e medie imprese e digitalizzazione, difesa e prodotti chimici».
2 Si tratta di una retromarcia convinta o esistono ancora indecisioni?
Esistono evidenti indecisioni. Prendiamo la semplificazione della due diligence aziendale (Csddd), che obbliga le grandi imprese a controllare il rispetto delle regole ambientali e dei diritti umani su tutta la filiera. È stata bloccata mercoledì dalla plenaria del Parlamento che dovrà tornare sul tema. Uno stop che rallenta il processo decisionale e che ha infastidito gli Stati: il cancelliere tedesco Merz ha definito l’episodio «inaccettabile».
3 Quali sono le posizioni degli Stati sullo stop al motore a scoppio dal 2035?
L’industria europea si trova a giocare la partita del futuro dell’auto in cui si fronteggiano (semplificando) due squadre: gli Stati favorevoli al passaggio totale all’elettrico dopo il 2035 come Francia, Spagna, Svezia e quelli che stanno cercando di salvare il motore endotermico come Italia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia. Il risultato non è ancora chiaro. La presidente della Commissione von der Leyen — sotto la pressione di diversi Stati tra cui Italia e Germania e del suo stesso gruppo politico, il Ppe — ha deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 che mette al bando il motore endotermico per auto e furgoni dal 2035.
4 Come potrebbe essere modificata la norma che oggi permette la messa in commercio dal 2035 solo di auto elettriche?
Von der Leyen ha spiegato che, nel preparare la revisione, seguirà il criterio della neutralità tecnologica e valuterà il ruolo dei carburanti a zero e basse emissioni come gli e-fuel (cari a Berlino) e i biocarburanti avanzati (su cui ha insistito l’Italia). Ma ha anche detto, nella lettera ai leader di lunedì in vista del Consiglio europeo di ieri, che «dobbiamo mantenere la rotta nella transizione della nostra economia verso la neutralità climatica e la circolarità». Le opzioni di von der Leyen sono o di introdurre cambi «cosmetici» al regolamento sulle emissioni, aprendo a e-fuels e biocarburanti, oppure di intervenire anche sul target, abbassandolo ma introducendo compensazioni (strada molto più difficile da seguire). Insieme serve però una strategia di medio e lungo termine che tenga insieme anche lo sviluppo della guida autonoma, la nuova frontiera.
5 Entro quando arriverà la proposta di revisione della Commissione?
Entro dicembre. Riguarderà lo stop alla vendita delle auto con motore endotermico dal 2035 e la proposta per l’elettrificazione delle flotte aziendali dal 2030, altro tassello cruciale. Pochi giorni fa Francia e Spagna hanno scritto alla Commissione per chiedere di mantenere i target al 2035 e per emendare il regolamento introducendo incentivi per i produttori europei di auto elettriche, chiudendo però alle richieste avanzate da Italia e Germania in una precedente lettera alla Commissione.
6 Che margine d’azione ha la Commissione?
Lo spazio di manovra per von der Leyen è molto stretto, schiacciata tra i leader che chiedono «neutralità tecnologica e contenuto europeo» e i gruppi al Parlamento europeo che formano la maggioranza «Ursula», ovvero popolari, socialisti e liberali, con obiettivi diversi. In particolare i socialisti sono critici di fronte alla revisione del Green Deal, che invece i popolari vogliono sia profonda. A complicare il quadro politico contribuisce anche Berlino, dove la coalizione Cdu-Spd ha posizioni differenti sul futuro dell’auto.