Il serbatoio dell’entusiasmo incondizionato che ha sostenuto l’avanzata dell’intelligenza artificiale è entrato in riserva. Dopo un triennio in cui l’IA ha vissuto la corsa agli investimenti, agli aggiornamenti tecnologici e le cavalcate in Borsa, la ricerca della concretezza, della maturità e del tanto discusso ritorno dell’investimento sta scalando posizioni. L’entusiasmo mediatico, tecnologico, finanziario e di mercato resta vivo, ma appare sempre più condizionato alla creazione di un valore concreto.. Secondo Gartner l’anno in corso andrà in archivio con l’intelligenza artificiale in piena fase di disincanto, dopo aver toccato nel corso del 2024 l’apice dell’euforia tecnologica. La stessa Gartner ricorda come proprio questo passaggio sia un momento chiave nello sviluppo di una tecnologia con ambizioni di massa, soprattutto a livello aziendale e industriale. Una fase delicata in cui l’assenza di risultati può impantanare manager e aziende nella disillusione, generando rallentamenti se non vere e proprie frenate di mercato e di sviluppo tecnologico.
Nel caso dell’intelligenza artificiale la pausa di riflessione è già iniziata e le difficoltà a dimostrare il valore non mancano. Nonostante una spesa media di 1,9 milioni di dollari in progetti di intelligenza artificiale generativa nel corso del 2024, calcola Gartner, oggi meno del 30% dei responsabili IA può vantare un amministratore delegato soddisfatto del ritorno sugli investimenti. In questo scenario le aziende sono spaccate in due: da un lato, le imprese con un
basso livello di maturità faticano a individuare casi d’uso appropriati e tendono ad avere aspettative irrealistiche; dall’altro, le aziende più mature si scontrano con la carenza di professionisti qualificati e la necessità di diffondere una cultura aziendale realmente orientata alla GenAI.
La prospettiva dei prossimi anni è di maggiore pragmatismo e realismo, con buona pace degli eccessi di entusiasmo. Entro il 2027, prevede Gartner, oltre il 40% dei progetti di agentic AI sarà cancellato a causa dei costi in aumento, della scarsa chiarezza del valore di business o dei controlli di rischio inadeguati. Attualmente molti progetti di trasformazione sono ancora in una fase sperimentale, con proof of concept guidati dall’hype e spesso mal applicati. Di
conseguenza, inizia a prevalere la cautela: solo una minoranza di aziende dichiara investimenti significativi, mentre la maggior parte spazia tra approcci di prudenza o di attesa.
Gartner segnala inoltre un interessante fenomeno che ricorda il greenwashing in ambito sostenibilità: l’agent washing, ossia il rebranding di strumenti esistenti come assistenti e sistemi di Robotic process automation (Rpa) con etichette più accattivanti, che però non hanno alcuna capacità agentica sostanziale. L’indicazione del colosso della ricerca e della
consulenza tech è netta: l’IA, e in particolare l’agentic AI, va inseguita se e laddove ci sia un ritorno misurabile. In generale, meglio ripensare i flussi che forzare integrazioni nei sistemi legacy.
La diversificazione dei gradi di maturità è particolarmente visibile in Europa e tra le imprese europee. Il rapporto elaborato da Eurostat, intitolato “Use of artificial intelligence in enterprises”, fotografa un’adozione ancora limitata: nel 2024 soltanto il 13,5% delle aziende dell’Unione ha utilizzato almeno una tecnologia di AI. La percentuale di utilizzo si attesta al 41% tra le grandi imprese, scende al 28% tra le medie e non va oltre l’11% tra le piccole aziende.
Secondo gli analisti dell’Eurostat l’adozione è concentrata dove i dati sono governati, le competenze presenti e i rischi presidiati. Altrove l’AI resta una promessa, un laboratorio o una sperimentazione episodica. In questo contesto l’Italia conferma la tendenza di adozione al ralenti, con una percentuale dell’8,2% che si attesta sotto la media, pur segnalando un progresso rispetto ai tre anni precedenti.
Altrettanto interessante è l’inquadramento dell’intelligenza artificiale nella più ampia trasformazione digitale. Secondo l’ultima edizione del rapporto annuale di Anitec-Assinform, nel 2024 il mercato digitale ha raggiunto 81,6 miliardi di euro, in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente. A trainare sono i servizi di Information & communication technology (+7,4%), sostenuti proprio dallo sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale, oltre a cybersecurity e cloud computing. Lo studio rileva un settore digitale che cresce a ritmi sostenuti, superiore a quella dell’economia nel suo complesso, e che continua a svolgere un ruolo chiave per occupazione e produttività. All’interno del perimetro generale italiano, l’intelligenza artificiale è il comparto più dinamico: nel 2024 l’AI ha superato quota 900 milioni di euro, con una crescita del 38,7% rispetto al 2023 trainata da banche, telco, media, utility, industria, viaggi e trasporti. La base installata resta tuttavia ridotta, in linea con lo scarto misurato da Eurostat.