19.11.2025

Energia, slitta l’aiuto alle imprese. l’Europa non cede sulle dighe

  • La Repubblica

Si allungano ancora i tempi del decreto energia. E si allontanano le misure più attese dalle imprese, quelle che dovrebbero tagliare i costi delle loro bollette, ben più alti che all’estero. Il governo ha infatti deciso di dividere la norma in due. La prima parte è pronta, ma contiene solo interventi su reti ed autorizzazioni: si era ipotizzato potesse andare in Consiglio dei ministri domani, ci arriverà forse la prossima settimana. Il secondo decreto invece, dedicato ai prezzi, è ancora un cantiere aperto ed è difficile che veda la luce prima del prossimo anno.
Per la manifattura italiana questo ulteriore rinvio è difficile da digerire: sono dieci mesi che la premier Meloni promette un supporto. La faida interna al mondo industriale, tra produttori e consumatori di energia, non ha aiutato. Ma anche ora che le due anime di Confindustria hanno siglato un armistizio, concordando di destinare parte della produzione solare e idroelettrica alle aziende energivore, lo stallo legislativo resta. Per le aziende, si aggiunge a una manovra al di sotto delle richieste, alla chiusura improvvisa degli incentivi di Industria 5.0 e alla notizia beffa che la Germania stanzierà 5 miliardi per calmierare le bollette delle sue industria.
A Roma invece il decreto energia, ora doppio, continua a rimpallare tra ministero dell’Ambiente e Palazzo Chigi. Il primo testo, quello pronto, contiene le norme più tecniche, su cui il Mase ha maggiore autonomia. La più importante elenca i criteri che le Regioni dovranno seguire nel definire le aree idonee per gli impianti rinnovabili, dopo la bocciatura della vecchia norma da parte della Consulta. Si spera che possa ridare una spinta alle installazioni, in decisa flessione negli ultimi mesi. Le tre misure che incidono direttamente sui prezzi però sono tutte nel secondo decreto, quello rinviato a data da destinarsi. La prima è l’azzeramento del differenziale nel prezzo del gas tra il mercato italiano e il Ttf europeo. La seconda la cessione alle imprese energivore a prezzo calmierato dell’elettricità prodotta da impianti solari arrivati alla fine del ciclo di incentivi. La terza un’analoga “riserva” per le aziende sul 15% dell’energia da impianti idroelettrici.
Soprattutto quest’ultima resta un grande nodo, perché il governo sta ancora cercando di strappare a Bruxelles il rinnovo senza gara delle concessioni idroelettriche, rimangiandosi l’impegno scritto nel Pnrr. Dopo mesi di trattativa il via libera non appare più vicino, anzi. E dunque potrebbe essere necessario escogitare un modo diverso per tutelare gli attuali concessionari, come diritti di prelazione all’interno di gare in project financing.
Se e quando approvate poi, le misure richiederanno comunque mesi per riflettersi sui prezzi.
Anche per questo al ministero si studia un’ulteriore intervento per cartolarizzare su più anni gli oneri di sistema, alleggerendo subito le bollette di imprese e famiglie di 5-6 miliardi. Le esitazioni sono legate alla compatibilità con le regole Ue sugli aiuti di Stato. Esitazioni che però si spiegano poco, mentre la Germania chiede – e probabilmente otterrà – di usare risorse pubbliche per sostenere direttamente le sue imprese.