02.12.2025

Draghi, sfida a Usa e Cina “L’Europa punti sull’IA o entrerà in stagnazione”

  • La Repubblica

Siamo indietro, molto indietro, rispetto agli Usa e alla Cina, sulle nuove tecnologie; soprattutto sull’Intelligenza artificiale. «E se non colmiamo questo divario e non adottiamo queste tecnologie su larga scala, l’Europa rischia un futuro di stagnazione, con tutte le sue conseguenze». È una lezione di realismo senza fronzoli quella di Mario Draghi
all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano. Un discorso, il suo, che contiene un doppio appello: all’Europa, appunto, perché smetta di avere paura delle nuove tecnologie; ai giovani perché si affermino anche sbloccando i troppi interessi costituiti che li ostacolano.
Agli studenti l’ex presidente del Consiglio e della Bce consegna un invito che è anche un criterio di realtà: «La tecnologia è globale e il talento va dove ha le migliori opportunità, ma non rinunciate a costruire qui». Ma perché questo accada servono condizioni comparabili a quelle degli altri grandi sistemi. Da qui la richiesta alla politica europea di cambiare con urgenza: «Il primo passo per riportare l’Europa sulla strada dell’innovazione è cambiare la sua cultura della precauzione, ridurre l’onere della prova che imponiamo alle nuove tecnologie e attribuire al potenziale dell’intelligenza artificiale lo stesso peso che attribuiamo ai suoi rischi».

Il ragionamento passa dall’Ia, raccontata insieme come acceleratore possibile di produttività e come stress test sociale. Siamo indietro, non c’è dubbio: «Lo scorso anno, gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli fondamentali di Ia, la Cina 15 e l’Unione europea soltanto tre». Accade anche in altri settori, «dove numerose innovazioni significative e investimenti privati avvengono al di fuori dell’Europa», anche se l’Ue non ha nulla da invidiare agli Usa come numero di brevetti. È un problema di progetti troppo frammentati, ma anche di regole che non riescono ad affrontare i mutamenti: «Trovarsi sull’orlo di una nuova rivoluzione tecnologica comporta inevitabilmente grande incertezza. Una valutazione lucida dell’Intelligenza artificiale deve riconoscere sia i rischi legittimi sia i potenziali benefici significativi». E non è proprio detto che le previsioni apocalittiche siano fondate: «La velocità e l’ampiezza della sostituzione del lavoro non sono determinati solo dalla tecnologia, ma dalle politiche che vengono attuate dai governi». Del resto, se alcuni posti potranno essere a rischio, l’accento è anche su come l’Ia possa essere utilizzata – ad esempio nella sanità – per ridurre le diseguaglianze.


È qui che la critica alla regolazione europea diventa concreta. Draghi parla del Gdpr, il regolamento sui dati personali, un paletto fissato nel 2016 e rimasto lì mentre la frontiera tech si allargava a dismisura: «Eravamo nel 2016 e ha attribuito un peso molto elevato alla privacy rispetto all’innovazione». Insomma, «abbiamo trattato valutazioni iniziali e provvisorie come se fossero dottrina consolidata, inserendole in leggi estremamente difficili da modificare una volta che il mondo cambia». Gli effetti sull’innovazione europea di questo approccio, sostiene, sono già visibili: «Ne ha diminuito i profitti, ha aumentato il costo dei dati di circa il 20% rispetto ai concorrenti statunitensi e ha ridotto gli investimenti in venture capital nel settore tecnologico europeo di circa un quarto». La metafora è chiarissima: «È come se, alla prima scossa elettrica, i nostri antenati avessero deciso di limitare l’elettricità stessa, invece di progettare impianti e standard di sicurezza che consentissero alla società di scontarne il potenziale trasformativo».
Ne va soprattutto del futuro delle imprese e dell’economia: «Oggi quasi due terzi delle start-up europee si espandono negli Stati Uniti già nelle fasi iniziali rispetto a circa un terzo cinque anni fa». Non basta alleggerire: bisogna riconoscere quando le regole invecchiano e cambiare in fretta, perché i cicli dell’innovazione non aspettano.
Il congedo torna ai ragazzi, con un imperativo che è insieme biografico e politico: «Pretendete di avere le stesse condizioni che permettono ai vostri coetanei di avere successo in altre parti del mondo e combattete gli interessi costituiti che vi opprimono, che ci opprimono. I vostri successi cambieranno la politica più di qualunque discorso o rapporto, costringeranno regole e istituzioni a cambiare».