07.10.2025

Dirigente silurato

  • Italia Oggi

Licenziato il dirigente che non sa coordinare il personale. È vero: il manager non è responsabile di tutto ciò che fanno o non fanno i suoi sottoposti, ma il provvedimento espulsivo risulta legittimo perché nelle attività preparatorie della commessa, poi perduta dall’azienda, non ha svolto con la perizia richiesta l’attività di monitoraggio che gli compete. La giusta causa va esclusa perché nella perdita dell’appalto hanno giocato anche fattori esterni, ma si configura la «giustificatezza» necessaria per licenziare il dirigente: è sufficiente una valutazione globale sul venir meno del rapporto di fiducia con il datore, visti gli ampi poteri di cui gode la figura apicale. Così la Corte di cassazione civile, sez. lavoro, nell’ordinanza n. 26609 del 02/10/2025.

Indirizzo errato. Diventa definitiva la decisione che condanna l’azienda a versare all’ex direttore generale l’indennità di preavviso ma non quella supplementare prevista dalla disciplina collettiva. Non è arbitraria la decisione di recedere dal rapporto: la società addebita al proposal manager un’insufficiente istruttoria nella fase pre-gara per un lavoro all’estero e la sottostima dei costi di cantiere e del personale, oltre che la mancata traduzione di documenti. E ciò perché l’attività di verifica e di studio risulta condotta «con una certa dose di imperizia», non in linea con le responsabilità imposte dal ruolo ricoperto; la responsabilità del dirigente, dunque, viene ricondotta alle attività gestite dalla struttura guidata dal manager, che consapevolmente le ha fatte proprie. Insomma: la figura apicale non è licenziata per un fatto altrui ma perché come responsabile di gara non ha coordinato e indirizzato in modo adeguato le funzioni legate alla commessa estera.

Infrazione sufficiente. Il licenziamento del dirigente non deve costituire l’«extrema ratio» come per gli altri lavoratori, rispetto ai quali scatta in situazioni tanto gravi da non consentire anche la prosecuzione temporanea del rapporto: basta un’infrazione che incrina la fiducia che il datore deve riporre nella figura apicale.