02.10.2025

Dazi, anche l’Europa si piega fino al 50% sull’acciaio cinese

  • La Repubblica

Bruxelles dimezzerà le quote di import e tasserà le eccedenze. Séjourné: Non possiamo essere i soli a seguire i principi Wto.


Un po’ per necessità e un po’ per convinzione l’Europa fotocopia una pagina dal manuale del protezionismo trumpiano e si prepara a rafforzare i suoi dazi sulle importazioni di acciaio, industria messa in crisi dal calo della domanda e dalla concorrenza cinese. Il meccanismo di difesa strutturale che la Commissione proporrà a giorni, e che da metà del prossimo anno sostituirà l’attuale regime temporaneo in scadenza, è stato illustrato ieri dal commissario all’Industria Stéphane Séjourné a margine del Consiglio in corso in Danimarca. Prevede da un lato di dimezzare le quote di importazioni al momento esenti da tariffe e dall’altro di raddoppiare al 50% i dazi sulla parte che eccede le quote, allineandoli così a quelli introdotti da Trump (su tutto l’import) e di recente anche dal Canada (su una parte).
«Non possiamo essere i soli ad autoimporci principi che gli altri non applicano più», avrebbe detto Séjourné, spiegando così la decisione di passare a un regime di dazi permanenti e uscire dalla stretta osservanza delle regole Wto. Molto più che una risposta a Trump, i dazi sono uno scudo contro le strabordanti esportazioni della siderurgia cinese, che da tempo scarica sul resto del mondo il suo eccesso di capacità produttiva sussidiata, e ancora di più potrebbero farlo ora che alla dogana americana trova una barriera insuperabile. Secondo l’Ocse l’eccesso globale di produzione raggiungerà i 721 milioni di tonnellate entro il 2027. Tra il 2017 e il 2023 la produzione europea è scesa da 160 a 126 milioni di tonnellate, con un utilizzo degli impianti del 65%, insostenibile.
Le aziende europee chiedono da tempo tutele e ieri in Borsa i big del settore, come ArcelorMittal e ThyssenKrupp, hanno registrato guadagni vicini al 5%. In prospettiva lo scudo potrebbe anche aiutare l’ex Ilva, ammesso e non concesso che si trovi una soluzione ai suoi problemi strutturali. «Questa è la prima vera misura che supporta il nostro settore, ma ce ne vogliono di più», ha detto Axel Eggert, direttore generale di Eurofer, associazione della siderurgia Ue. Nel pacchetto della Commissione dovrebbero in effetti essercene altre, come un’imposta sulle esportazioni al di fuori della Ue dei rottami ferrosi, materia prima preziosa per gli acciaieri.
La Commissione motiverà i dazi anche legandoli all’urgenza del riarmo, il grande tema del Consiglio di ieri: per essere autonomi nella produzione di armamenti serve l’acciaio.


Allineando la propria tariffa a quelle di Stati Uniti e Canada, cerca anche di dare corpo all’idea di una “alleanza dei metalli”, un coordinamento (anticinese) che salverebbe un approccio multilaterale almeno in questo settore considerato strategico. Ne sta discutendo con Washington, dopo aver chiesto – senza successo – che una quota dell’acciaio europeo fosse esentata dai dazi americani. Per le prospettive del settore però, tra i più difficili da decarbonizzare, saranno decisivi anche i nuovi target di riduzione delle emissioni al 2040 che la Ue dovrà preso fissare, provando a rendere compatibili obiettivi climatici e sopravvivenza dell’industria pesante.