Il groviglio di interessi incrociati e di resistenze tra Crédit Agricole, UniCredit e BancoBpm non sembra ancora vicino al suo punto di scioglimento. Da una parte Crédit Agricole, azionista al 20% di BancoBpm (ma ormai prossima a salire al 25%), ribadisce la volontà di mantenere salda l’alleanza con Piazza Meda; dall’altra, lancia segnali di (cauta) apertura a UniCredit, con cui è in corso una delicata partita per il rinnovo della partnership nel risparmio gestito, mentre l’interesse della banca italiana per BancoBpm non appare del tutto sopito.
Insomma, dopo aver dominato le cronache finanziarie sotto forma di Ops, la corsa su Bpm appare tutt’altro che chiusa, almeno a giudicare dai segnali in codice che i diversi protagonisti Crédit Agricole punta sull’Italia: «Piano di sviluppo ambizioso» Luca Davi.
Il groviglio di interessi incrociati e di resistenze tra Crédit Agricole, UniCredit e BancoBpm non sembra ancora vicino al suo punto di scioglimento. Da una parte Crédit Agricole, azionista al 20% di BancoBpm (ma ormai prossima a salire al 25%), ribadisce la volontà di mantenere salda l’alleanza con Piazza Meda; dall’altra, lancia segnali di (cauta) apertura a UniCredit, con cui è in corso una delicata partita per il rinnovo della partnership nel risparmio gestito, mentre l’interesse della banca italiana per BancoBpm non appare del tutto sopito.
Insomma, dopo aver dominato le cronache finanziarie sotto forma di Ops, la corsa su Bpm appare tutt’altro che chiusa, almeno a giudicare dai segnali in codice che i diversi protagonisti continuano a inviarsi. Un punto, però, è chiaro e imprescindibile: Crédit Agricole vuole contare in Italia. Dopo aver costruito, attraverso Crédit Agricole Italia, una realtà che nei primi mesi ha generato 1,2 miliardi di utili, l’attenzione del gruppo francese si concentra ora sul Banco, dove la presa si è fatta più salda negli ultimi mesi in ottica anti-UniCredit. «La nostra strategia in Italia rimane invariata. Ci stiamo concentrando su ciò che possiamo controllare, ovvero instaurare una partnership a lungo termine con BancoBpm», ha dichiarato ieri Clotilde L’Angevin, vice direttrice generale di Crédit Agricole e responsabile della divisione Finanza e Controllo. La scelta di puntare sulla banca guidata da Giuseppe Castagna ha pagato eccome, visto che nel solo terzo trimestre la Banque Verte a livello di gruppo ha visto l’utile crescere del 10%, a 1,82 miliardi di euro, proprio per la maxi-rivalutazione della quota nel Banco. L’idea di puntare sul consolidamento delle alleanze nelle “fabbriche prodotto” – credito al consumo e assicurazioni – sembra legata al fatto che, almeno per ora, una fusione con Crédit Agricole Italia appare un obiettivo complesso, anche per via di un contesto politico, sia in Francia sia in Italia, non del tutto favorevole. Ciò non significa, tuttavia, che Crédit Agricole intenda allentare la presa, anzi. «Quando leggete sulla stampa che potremmo vendere Crédit Agricole Italia in cambio di contanti o di azioni Anima, pur rimanendo in minoranza, o di azioni Agos, di cui siamo in maggioranza, potete immaginare che non è qualcosa che vogliamo fare. Abbiamo un piano di sviluppo ambizioso per l’Italia», ha aggiunto L’Angevin.
Parole che ribadiscono come l’obiettivo dell’Agricole resti quello di consolidare la propria presenza nel Paese. Anche perché la partecipazione in Bpm si intreccia inevitabilmente con la partita aperta con UniCredit sul fronte del risparmio gestito. L’accordo con Amundi, come noto, scadrà a giugno 2027. E proprio negli ultimi giorni è emerso che UniCredit punta progressivamente a chiudere i rubinetti della partnership, verosimilmente come risposta all’arrocco difensivo dei francesi su Piazza Meda. Su questo fronte, tuttavia, da Parigi arrivano segnali di possibile distensione. «Abbiamo un contratto di distribuzione con UniCredit che scadrà nel luglio 2027, ma al momento siamo ancora pienamente impegnati e desiderosi di rimanere partner di UniCredit e di creare valore per tutti gli stakeholder oltre quella data. Non voglio anticipare l’esito finale», ha dichiarato ancora L’Angevin. «Il nostro nuovo piano a medio termine integrerà una traiettoria finanziaria che tenga conto dell’incertezza legata al contributo di UniCredit dal 2027 in poi, ma anche delle solide dinamiche di tutti i nostri pilastri strategici», ha aggiunto la manager.
Il braccio di ferro, insomma, è destinato a durare. Il tutto mentre, in queste settimane, si gioca anche la partita per il rinnovo del board di piazza Meda. Scontata la riconferma dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna e del presidente Massimo Tononi, che godono del pieno sostegno del mercato, resta da capire se prevarrà la lista del CdA – che avrebbe però bisogno di un appoggio unitario tra gli azionisti, al momento lontano – oppure, come sembra, una lista presentata dal principale azionista, ossia Crédit Agricole. Scelta delicata, anche perchè Banco Bpm deve decidere il proprio futuro, tra le sirene francesi e l’ipotesi, ancora tutta da scrivere, di un’alleanza con Mps, scenario su cui però il Governo appare per ora silente. In tutto questo resta da capire come si muoverà UniCredit. La banca guidata da Orcel per ora appare più impegnata sul fronte europeo e punta a crescere nei mercati chiave. Oltre alla Germania, dove deve confrontarsi con le resistenze di Berlino nella scalata a Commerzbank, il focus è rivolto anche ad altri Paesi, tra cui la Grecia: qui, proprio nelle ultime ore, ha ricevuto dalla Bce l’autorizzazione ad acquisire una partecipazione diretta in Alpha Bank fino al 29,9%.


 
                        