10.11.2025

Compliance aziendale integrata fin dalla selezione dei fornitori

  • Il Sole 24 Ore

A livello europeo, la strategia per una filiera più sostenibile si traduce in un quadro normativo sempre più articolato, che impone alle aziende obblighi di due diligence sui fornitori e vieta l’immissione sul mercato di prodotti ottenuti con lavoro forzato o legati alla deforestazione.

In particolare, il regolamento Ue 2023/1115 sulla deforestazione (Eudr), la direttiva Ue 2024/1760 sulla due diligence (Corporate sustainability due diligence directive, Cs3d), il regolamento Ue 2024/3015 sul lavoro forzato (Forced labour regulation) e la direttiva Ue 2024/825 sulla responsabilizzazione dei consumatori (Empowering directive) rappresentano i principali strumenti normativi che rafforzano i requisiti di responsabilità lungo la supply chain.

Ciò è riflesso anche a livello nazionale, con la progressiva adozione di sistemi di certificazione di filiera, sempre più accurati ed estesi (si vedano il protocollo per il settore della logistica, la discussione sulle nuove norme in materia di certificazione di conformità nel settore fashion e l’introduzione per via normativa del “cruscotto informativo appalti logistica”).

Le aziende italiane, in questo contesto, si trovano e si troveranno dunque sempre più frequentemente ad affrontare sfide complesse, che richiedono di trasformare il controllo della filiera da un mero adempimento formale in un vero e proprio strumento strategico di tutela, prevenzione e sostenibilità. Non si tratta più soltanto di rispettare obblighi normativi, ma di integrare la gestione dei rischi nella cultura aziendale e nei processi decisionali, in modo da rispondere efficacemente alle aspettative di legislatori, autorità di vigilanza e clienti sempre più attenti e consapevoli.

L’attività di prevenzione

Per raggiungere questi obiettivi, la prevenzione dei rischi deve passare attraverso l’adozione di modelli organizzativi e sistemi di controllo e monitoraggio sempre più sofisticati ed efficaci (anche con il supporto delle nuove tecnologie). È fondamentale che la compliance venga integrata fin dalle fasi iniziali di selezione dei fornitori e nella gestione operativa delle commesse, garantendo un monitoraggio costante e puntuale non solo delle condizioni contrattuali e operative, ma anche della compliance dei fornitori ai propri obblighi, negli ambiti descritti, lungo tutta la filiera.

Strumenti imprescindibili in tale attività di prevenzione sono:

una procedura di qualifica dei fornitori adeguata (finalizzata alla verifica della loro affidabilità non solo tecnica, ma anche reputazionale e di compliance);

la corretta redazione dei contratti di appalto (eventualmente certificati), che devono prevedere clausole chiare e vincolanti in materia di rispetto delle normative sociali, fiscali e ambientali;

la previsione di clausole che permettano una due diligence approfondita sui fornitori, volta a verificare la loro affidabilità e conformità ai propri obblighi, nonché specifiche conseguenze in caso di violazione;

la corretta gestione dei rapporti contrattuali, per prevenire fenomeni di interposizione illecita e caporalato;

l’audit costante, che deve essere effettivo, per consentire di individuare tempestivamente eventuali criticità e di adottare misure correttive efficaci.

Interazione strategica

Elemento chiave per il successo di tale gestione è l’interazione sinergica tra le diverse funzioni aziendali coinvolte: risorse umane, procurement, compliance e legale devono collaborare strettamente per implementare una governance integrata dell’outsourcing. Solo attraverso un approccio coordinato è possibile garantire il rispetto delle normative nazionali ed europee, prevenire il trasferimento di responsabilità per fatti commessi da terzi nella filiera e tutelare l’impresa da rischi economici, legali e reputazionali.

In definitiva, solo una compliance integrata – che ponga particolare attenzione alla selezione e al monitoraggio dei fornitori – può assicurare non solo l’efficienza produttiva e la legalità, ma anche contribuire a costruire un mercato più equo, trasparente e sostenibile. Questo approccio rappresenta oggi un fattore imprescindibile per la competitività delle imprese italiane nel contesto globale, sempre più orientato a premiare chi opera con responsabilità e trasparenza lungo tutta la catena del valore.