Un passo avanti, ma con tanta circospezione come ormai è d’abitudine. Quando si guarda al mercato delle cartolarizzazioni europeo viene sempre in mente il bicchiere riempito a metà: le emissioni aumentano negli ultimi anni, questo è fuori dubbio, ma forse non quanto ci si aspetterebbe o auspicherebbe e gli Stati Uniti restano a una distanza considerevole. I primi nove mesi del 2025 ne sono una conferma: le indicazioni raccolte da Afme, l’associazione che rappresenta a livello continentale gli operatori sui mercati finanziari, parlano di un ammontare di nuovi titoli pari a 181,9 miliardi di euro e di una crescita ancora del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Di questo passo, e salvo improbabili sorprese, ci si avvia sì ad archiviare altri 12 mesi con segno positivo per questo genere di strumenti (nel 2024 l’intero anno si era chiuso con 244,9 miliardi e con un progresso allora del 15%), ma i volumi restano comunque nettamente inferiori a quanto nel frattempo si registra oltre l’Atlantico dove si viaggia a tutt’altra velocità (1.243 miliardi nei primi nove mesi). Tutto questo nonostante i buoni propositi e le iniziative dei regolatori per ravvivare un mercato che si ritiene fondamentale anche per permettere agli istituti di credito di liberare risorse in modo da garantire finanziamenti alle imprese e dare quindi slancio all’economia.
Sulle proposte che la Commissione europea ha avanzato nei mesi scorsi per modificare il regolamento sulle cartolarizzazioni in modo da rendere questo strumento più accessibile, efficiente e attrattivo sia per gli investitori, sia per gli stessi emittenti, si continua per esempio a riporre una certa fiducia. «Avrebbero un effetto potenzialmente dirompente per il mercato poiché sono volte a rendere la cartolarizzazione meno costosa e più efficiente, con il duplice obiettivo di rilanciare tale strumento e di renderlo più appetibile anche al di fuori del suo tradizionale perimetro, ossia anche nell’ambito di operazioni di finanza diretta e non strutturata» conferma Fabio Maria Guidi, Partner dello studio legale Jones Day, manifestando
Cartolarizzazioni, avanti adagio: tra Europa e Usa resta un abissoMaximilian Cellino
Un passo avanti, ma con tanta circospezione come ormai è d’abitudine. Quando si guarda al mercato delle cartolarizzazioni europeo viene sempre in mente il bicchiere riempito a metà: le emissioni aumentano negli ultimi anni, questo è fuori dubbio, ma forse non quanto ci si aspetterebbe o auspicherebbe e gli Stati Uniti restano a una distanza considerevole. I primi nove mesi del 2025 ne sono una conferma: le indicazioni raccolte da Afme, l’associazione che rappresenta a livello continentale gli operatori sui mercati finanziari, parlano di un ammontare di nuovi titoli pari a 181,9 miliardi di euro e di una crescita ancora del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Di questo passo, e salvo improbabili sorprese, ci si avvia sì ad archiviare altri 12 mesi con segno positivo per questo genere di strumenti (nel 2024 l’intero anno si era chiuso con 244,9 miliardi e con un progresso allora del 15%), ma i volumi restano comunque nettamente inferiori a quanto nel frattempo si registra oltre l’Atlantico dove si viaggia a tutt’altra velocità (1.243 miliardi nei primi nove mesi). Tutto questo nonostante i buoni propositi e le iniziative dei regolatori per ravvivare un mercato che si ritiene fondamentale anche per permettere agli istituti di credito di liberare risorse in modo da garantire finanziamenti alle imprese e dare quindi slancio all’economia.
Sulle proposte che la Commissione europea ha avanzato nei mesi scorsi per modificare il regolamento sulle cartolarizzazioni in modo da rendere questo strumento più accessibile, efficiente e attrattivo sia per gli investitori, sia per gli stessi emittenti, si continua per esempio a riporre una certa fiducia. «Avrebbero un effetto potenzialmente dirompente per il mercato poiché sono volte a rendere la cartolarizzazione meno costosa e più efficiente, con il duplice obiettivo di rilanciare tale strumento e di renderlo più appetibile anche al di fuori del suo tradizionale perimetro, ossia anche nell’ambito di operazioni di finanza diretta e non strutturata» conferma Fabio Maria Guidi, Partner dello studio legale Jones Day, manifestando l’auspicio che le proposte «possano essere approvate in tempi rapidi, aprendo la strada a una nuova fase di sviluppo e crescita per il mercato delle cartolarizzazioni sia in Italia che in Europa».
Tra le modifiche di maggior rilievo figura senz’altro la revisione del parametro Risk Weighted Assets (Rwa, l’indicatore utilizzato per determinare il capitale minimo che una banca deve detenere in funzione del rischio delle proprie attività) che si applica agli investimenti in operazioni di cartolarizzazione. «La riduzione dei requisiti di assorbimento patrimoniale – spiega Guidi – renderebbe lo strumento ancora più interessante, competitivo e conveniente per gli investitori, e incentiverebbe ulteriormente il ricorso alla cartolarizzazione per operazioni di finanziamento di vario tipo». L’introduzione di una nuova categoria di cartolarizzazioni, denominate resilient è un ulteriore sviluppo al quale si guarda con interesse. «Tali operazioni dovranno rispettare requisiti specifici, ad esempio un’elevata granularità del portafoglio e un rapporto ben definito tra tranche senior e junior» precisa Guidi, aggiungendo che al soddisfacimento di tali condizioni, questa nuova categoria di prodotti «potrà beneficiare di un trattamento regolamentare ancora più favorevole in termini di Rwa, offrendo così ulteriori vantaggi agli investitori».
Sulla modifica al regolamento cartolarizzazioni si è espressa a fine settembre anche la Banca d’Italia che, pur condividendo il linea di massima gli obiettivi di rilancio del mercato, valuta le proposte della Commissione con estrema cautela. La significativa riduzione degli assorbimenti patrimoniali, che per alcune banche potrebbe arrivare al 50% dei requisiti attuali, rischia infatti a giudizio dei tecnici di Palazzo Koch di «esercitare un impatto sul sistema degli incentivi» e portare gli intermediari a mutare la propria azione «privilegiando forme di originate to distribute, cioè il modello che fu l’epicentro della grande crisi finanziaria globale del 2007-2008».
Anche per questo motivo, la Banca d’Italia ha espresso parere favorevole rispetto alle proposte di riduzione degli Rwa per le sole operazioni Sts (Semplici, Trasparenti e Standardizzate) per «l’oggettivo minor rischio di modello e di agenzia per queste strutture». Al contrario, pare ferma l’opposizione all’introduzione della nuova categoria resilient, che «aumenterebbe la complessità del quadro normativo anche in contrasto con l’attuale complessiva azione delle autorità europee, tesa a una semplificazione della regolamentazione finanziaria» e determinerebbe «una significativa divergenza dagli standard di Basilea». Strada ancora tortuosa, quindi, per la riforma delle cartolarizzazioni.