23.04.2024

Attuare presto il Pnrr Incognita messa a terra delle risorse

  • Il Sole 24 Ore

La premessa è che la crescita italiana ha sorpreso in positivo nel 2023, arrivando allo 0,9%, grazie agli investimenti, ancora trainati dalle costruzioni, e il recupero dei sevizi. Guardando avanti ci sono due potenti stimoli: il taglio dei tassi di interesse, che i mercati ipotizzano a giugno, al più tardi a luglio, e l’attuazione del Pnrr. Di contro vari fattori tenderanno a frenare il pil italiano nel biennio (pur con un effetto netto positivo): il costo dell’elettricità, le strozzature mondiali nei trasporti, la graduale uscita dal superbonus.

E da queste premesse che Confindustria ha presentato la sua posizione nell’audizione che si è tenuta ieri sul Def, presso le Commissioni Bilancio della Camera e del Senato. Se sulla crescita e sul rientro dal deficit il Csc conferma quanto indicato dal quadro di finanza pubblica, meno in linea è la previsione sul debito: per il Csc è al 139,1% del pil nel 2024, 1,8 punti di pil in più rispetto al 2023, e al 141,1% nel 2025. Per il governo rispettivamente 137,8 e 138,9.

Da Confindustria sono arrivate alcune proposte: sulla riforma fiscale c’è la necessità di perseguire una riforma organica, per una riduzione e razionalizzazione dei tributi. Occorre un più ampio ridisegno della tassazione del reddito da lavoro dipendente, a partire al taglio del cuneo contributivo. Anche sull’Irpef sarebbe utile rivedere l’intervento su aliquote e scaglioni, limitato per ora al 2024. Va completata la riforma dell’Ires. Serve anche maggior cautela nell’eliminare misure di sostegno alla capitalizzazione delle imprese.

Un capitolo fondamentale è l’attuazione del Pnrr: la rimodulazione ha comportato 6,2 miliardi per Transizione 5.0 e 2,5 per le filiere green e net zero technologies. «Occorre assicurare la tempestiva ed efficace implementazione del Pnrr e la messa a terra delle risorse, ci sono ancora significative incognite», ha affermato Confindustria. In particolare su Industria 5.0 va assicurata la tempestiva operatività degli strumenti automatici per gli investimenti in R&S. Quanto ai crediti di imposta 4.0 è stato fatto presente che sottrarre liquidità alle imprese con una normativa d’urgenza, retroattiva, non dà certezza e mina la capacità di programmare i prossimi investimenti.

Contemporaneamente bisogna agire sui fattori di freno. Sul costo dell’elettricità occorrono una maggiore integrazione del sistema europeo, una riforma del mercato elettrico, l’attuazione di misure di policy (incremento risorse per la compensazione dei costi indiretti ETS, attuazione misure del DL sicurezza energetica ecc), che potrebbero attenuare i costi e ridurre la dipendenza estera.

Altro tema la plastic tax e la sugar tax: il Def riporta gli impatti di gettito dovuti al differimento al 1 luglio 2024 dell’entrata in vigore delle due leggi. Confindustria ritiene prioritaria e non rinviabile la definitiva soppressione.

Confindustria ha sottolineato l’importanza del completamento della riforma del Codice della proprietà intellettuale. Sulla concorrenza è condivisibile la volontà del governo di approvare con cadenza annuale la legge, ma si continua a registrare una certa resistenza politica a condividere la portata liberalizzatrice della legge stessa. Comunque la valutazione complessiva sulle azioni avviate in questo campo fin dal 2021 è positiva.

Infine il rapporto tra la politica di coesione e il Pnrr: il decreto Sud ha ancora incognite, occorre superare i ritardi nell’attuazione della Zes unica.