21.10.2025

Alle pensioni minime 4 euro e aumento di tre mesi sull’età per il 99% dei lavoratori

  • La Repubblica

Neanche 4 euro in più al mese per le pensioni minime il prossimo anno. E 12 euro in più per quelle “sociali” ad over 70 a basso reddito. Non i 20 euro extra annunciati dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa subito dopo l’approvazione della manovra in Consiglio dei ministri. E ancora: i requisiti di età e contributi per andare in
pensione si alzano di tre mesi per quasi tutti dal 2027. Tranne che per l’1% o poco più dei pensionati, i cosiddetti “gravosi” e “usuranti”: lasciando fuori disoccupati, caregiver, invalidi, precoci. Altra promessa del ministro e della Lega, quella di “sterilizzare” l’aumento della speranza di vita per tutti, che non è arrivata oltre i proclami. Novità che trovano riscontro nella bozza di manovra, in attesa del testo definitivo. Come pure l’abolizione di Quota 103 e di Opzione donna, raccontata ieri da , non rinnovati a differenza dell’Ape sociale. Opzione donna esiste dal 2008 per aiutare le donne e madri, introdotta dalla riforma Maroni del 2004. Poi scardinata dal governo Meloni. Infine eliminata. A meno di ripensamenti dell’ultimo minuto. O ripescaggi del Parlamento.
Ma andiamo per ordine. Le pensioni minime non ci sono in manovra. Aumenteranno di circa 4 euro al mese da gennaio per un duplice effetto. Primo, per l’inflazione: l’indice Foi acquisito dall’Istat è dell’1,4%, ma si prevede che possa chiudere a 1,5% nel 2025. Secondo, grazie alla maggiorazione prevista dalla legge di bilancio dell’anno scorso dell’1,3%. Il risultato è che la pensione minima salirà dai 616,67 euro attuali a 620,41 euro. In pratica 3,74 euro in più al
mese. Quest’anno – si ricorderanno le polemiche e le ironie – le pensioni minime sono cresciute di appena 1,8 euro al mese. Ad aumentare di più sono invece gli assegni sociali maggiorati, le cosiddette “pensioni al milione” volute da Berlusconi nel 2002: un aiuto assistenziale ad over 70 con redditi individuali e coniugali bassi oppure a disabili anche
giovani. Ebbene qui in effetti l’aumento nominale è di 20 euro al mese. E sale anche di 260 euro all’anno il limite reddituale in base a cui richiederlo. Ma questi 20 euro ricomprendono l’aumento di 8 euro in vigore ora. Quindi rispetto a quest’anno, sono 12 euro in più. Diverse le platee dei due assegni: 2,3 milioni di pensionati al minimo, 1,2 milioni le maggiorazioni.

La speranza di vita avanza di tre mesi nel biennio 2027-2028. Il governo prima ha dichiarato di voler fermare l’automatismo calcolato da Istat perché la vita si allunga. Poi però ha deciso di farlo scattare in due fasi: un mese in più dal 2027 e altri due mesi nel 2028. E così dal primo gennaio 2027 in Italia si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni e 1 mese oppure con 42 anni e 11 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). Dal primo gennaio 2028, l’età sale a 67 anni e 3 mesi e i contributi a 43 anni e 1 mese (un anno in meno per le donne). Dal primo gennaio 2029 (in base alle previsioni Istat che allungano di altri due mesi i requisiti), si esce a 67 anni e 5 mesi oppure a 43 anni e 3 mesi di contributi (uno in meno per le donne).
Una rapida salita. Che vale per tutti, tranne l’1% di esonerati dal governo in questa manovra.
Sono i lavoratori “gravosi” oggi coperti dall’Ape sociale: edili, infermieri, maestre d’asilo, operatori ecologici ed altri. Poi ci sono gli “usuranti”: addetti alla catena di montaggio, lavori notturni, galleria, cava, miniera, etc. Infine i “precoci gravosi”, ovvero chi ha iniziato prima dei 19 anni a lavorare, ma solo in impieghi gravosi. In totale, circa 7-8 mila persone.
Il bacino dei bisognosi sarebbe in realtà ben più ampio, se a questo mirava il governo nel suo blocco “selettivo”. Ma si è deciso di selezionare anche i già selezionati. Tenendo fuori, con apposito comma, i beneficiari di Ape sociale che non sono gravosi, come pure i precoci non gravosi. Ma che sono disoccupati di lunga durata, si occupano di figli o genitori malati o disabili, sono loro stessi invalidi almeno al 74%. E quindi nel 2027 i beneficiari di Ape – che non è una pensione, ma un assegno sociale ponte verso la pensione – si troveranno “esodati” di un mese.