L’Agenzia delle entrate scrive all’imprenditore per segnalare che a suo carico esistono debiti fiscali e contributivi scaduti da oltre 90 giorni. Ciò allo scopo di dargli “una svegliata” e fargli attivare, se necessario, una composizione negoziata della crisi. E’ ciò che sta accadendo in queste settimane: l’amministrazione finanziaria, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, ha deciso di dare attuazione all’articolo 25-novies del Codice della crisi d’impresa (D.Lgs. 14/2019), norma che rende i creditori pubblici qualificati, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Entrate-Riscossione, INPS e INAIL, veri e propri sentinelle della sostenibilità finanziaria delle aziende. Si tratta sostanzialmente di un richiamo all’ordine dei contribuenti effettuato in tempo reale, segnalando in maniera formale e tempestiva situazioni debitorie che superano determinate soglie.
La disciplina. Il meccanismo, in vigore a pieno regime dal 2022, prevede che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione segnali all’imprenditore (e, se presente, all’organo di controllo societario) l’esistenza di debiti scaduti da oltre 90 giorni e superiori a precise soglie: 100.000 euro per le imprese individuali, 200.000 euro per le società di persone, 500.000 euro per le società di capitali. Una comunicazione formale che, nella sostanza, suona come un campanello d’allarme per chi rischia di scivolare in una condizione di crisi conclamata.
Le lettere dell’Agenzia. Le missive inviate in queste settimane non sono semplici promemoria burocratici. Hanno un valore strategico e politico: rappresentano le prime vere “prove generali” del nuovo assetto di prevenzione delle crisi aziendali. Lo Stato non si limita più a pretendere il pagamento, ma anticipa il momento del confronto, segnalando che esiste una soglia critica oltre la quale il rischio di insolvenza non riguarda più solo il singolo contribuente, ma diventa questione di sistema. In altre parole: un’impresa che accumula debiti fiscali o previdenziali ingenti non mette in pericolo solo sé stessa, ma anche i propri creditori, dipendenti, fornitori e, in ultima analisi, il tessuto economico nel quale opera.
L’obiettivo della norma. Il nuovo impianto normativo ha un obiettivo preciso: favorire l’attivazione precoce della composizione negoziata della crisi, procedura introdotta per consentire all’imprenditore in difficoltà di dialogare con i creditori e tentare una ristrutturazione sostenibile del debito. Non si tratta di un fallimento annunciato, ma di un percorso di risanamento che può includere dilazioni, riduzioni concordate e soluzioni condivise per evitare la liquidazione. In quest’ottica, la segnalazione dell’ente pubblico diventa il primo passo verso una gestione responsabile delle difficoltà.
Gli interrogativi. La misura solleva una serie di questioni: fino a che punto queste segnalazioni potranno incidere realmente sulla capacità delle imprese di reagire? E quale sarà l’impatto sulla reputazione delle aziende segnalate, soprattutto se operano in settori dove la fiducia dei partner commerciali è fondamentale? Un altro nodo cruciale riguarda la capacità delle imprese, soprattutto le piccole e medie, di utilizzare in maniera corretta gli strumenti previsti dal Codice della crisi. Il rischio è che la segnalazione si trasformi in un macigno burocratico, piuttosto che in una chance di salvataggio.