27.11.2025

Allarme della Bce sulle Borse “Valori alti, possibili correzioni”

  • La Repubblica

Tre sintomi da tenere d’occhio per il paziente mercato finanziario, che a guardare i grafici dei listini gode di ottima salute ma non per questo è esente da rischi di brutte ricadute. A un’analisi più attenta – quella della Financial Stability Review firmata ieri dalla Bce – le valutazioni molto tirate delle azioni, in particolare quelle legate alla corsa dell’IA; alcuni bilanci pubblici ballerini (citofonare a Parigi); e la persistente minaccia dei dazi continuano a rappresentare un rischio d’infezione da non sottovalutare.
«Le vulnerabilità della stabilità finanziaria rimangono elevate, data l’incertezza sulle tendenze geoeconomiche e sull’impatto dei dazi» è l’avvertimento che campeggia sulla prima delle slide del vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. È vero che rispetto alla scorsa primavera le incertezze alle dogane si sono attenuate. Ma non per questo è possibile abbassare la guardia.
Dopo il Fondo monetario internazionale e Bankitalia, anche l’Eurotower dedica ampio spazio ai timori di bolla. La paura di rimanere esclusi (“Fomo”) degli investitori e una «esuberanza» per l’IA hanno fatto decollare i corsi azionari. Senza citare singoli titoli, la «crescente concentrazione del mercato» annotata dalla Bce è un riferimento al peso dominante delle Magnifiche 7 sui listini. Un mix che può portare ad aggiustamenti dei prezzi «significativi» in caso di sorprese negative. De Guindos lo dice con linguaggio molto dirette: «L’incidente è dietro l’angolo». Certo, rimarca le differenze con la bolla delle dotcom, perché le società di oggi fanno utili e hanno pochi debiti. E aggiunge che una correzione non è per forza sinonimo di bolla che scoppia. Ma rimarca come i mercati stiano «scontando uno scenario molto ottimistico» circa il ritmo d’adozione della rivoluzione tecnologica.
Guardando più al mercato obbligazionario, tensioni possono derivare dalle «finanze pubbliche di alcune economie avanzate». Il debito Usa preoccupa, in Europa l’epicentro di potenziali scossoni è la Francia, la cui instabilità ha portato a un contro-sorpasso dello spread da parte italiana che non si vedeva dal 2003. Per ora non ci sono elementi di contagio, ma se l’andamento del consolidamento fiscale dovesse deludere gli investitori, ci fosse debole domanda alle aste di titoli di Stato o rinnovata instabilità politica si potrebbe «innescare una più ampia rivalutazione del rischio sovrano nell’area dell’euro».
Quanto alle banche, preso atto della loro resilienza agli choc e dei profitti che hanno registrato in abbondanza, mantenendo ampi cuscinetti di capitale, il punto di debolezza può arrivare dall’esposizione «al rischio di credito nei confronti di imprese sensibili ai dazi». L’Italia è citata con Olanda e Germania tra le economie che hanno visto crescere i tassi di default sui prestiti alle Pmi, per quanto il peggioramento resti limitato. A livello sistemico preoccupa di più la «crescente esposizione al rischio di finanziamento nei confronti di soggetti non bancari». Quel mercato privato «opaco» che «sta crescendo parecchio» e che in caso di turbolenze potrebbe amplificare le vendite, mettendo sotto pressione fondi pensione, assicurazioni e asset manager.