04.07.2025 Icon

Ultime novità dall’Italia: verso l’Intelligenza Artificiale ma restando umani

Il 25 giugno scorso, la Camera dei Deputati ha approvato in seconda lettura il disegno di legge nazionale sull’intelligenza artificiale, portando l’Italia sempre più vicina ad essere il primo paese europeo con quadro normativo ben delineato ed in conformità al regolamento UE 2024/1689, c.d. AI Act, al fine di fornire ai cittadini e alle autorità dei punti di riferimento per l’utilizzo corretto di questa nuova tecnologia.

Ricordiamo che, come indicato proprio al primo articolo, lo scopo di questo disegno di legge è quello di promuovere “un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica, dell’intelligenza artificiale, volto a coglierne le opportunità” oltre a garantire la vigilanza sui rischi economici-sociali e sull’impatto sui diritti.

Ma cosa prevede il disegno di legge nello specifico dei vari settori?

Governance e investimenti

In primo luogo, delinea una governarce conferendo all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) il ruolo di Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale, pure lasciando l’incarico di vigilanza sul mercato a Banca d’Italia, Consob e Ivass.

Il progetto ha ovviamente lo scopo di fornire risorse tali da incentivare l’industria del settore relativo all’IA e alla cybersicurezza, assegnando al tal fine un fondo complessivo di un miliardo di euro che sarà utilizzato da Cdp Venture Capital per tali investimenti.

Sul punto, con una correzione effettuata dal Senato e relativo parere positivo del Governo, è stato eliminato il riferimento alla sede italiana delle potenziali imprese beneficiarie, precisando che potranno tali fondi potranno essere destinati anche le imprese straniere, purchè operino in Italia.

Integrazione della normativa penale e civile

E’ evidente come l’utilizzo frequente e diffuso di varie tecnologie di intelligenza artificiale, ormai alla portata di tutti e potenzialmente lesivi della dignità di ogni cittadino, abbia reso necessario un intervento deciso nella normativa codicistica soprattutto in ambito penale, introducendo nuovi reati.

Il disegno di legge prevede ad esempio il reato di diffusione illecita di contenuti generati o manipolati con l’intelligenza artificiale, infliggendo una pena pari sino a 5 anni di reclusione in caso di danno ingiusto.

Per i casi di truffa o riciclaggio, invece, è stata proposta un’aggravante comune nell’ipotesi in cui questi reati siano stati messi in atto mediante un utilizzo insidioso dell’intelligenza artificiale, prevedendo l’aumento sino ad 1/3 delle pene.

E’ stata altresì data facoltà al Ministero della Giustizia di adottare misure cautelari nei vari ambiti – civile, amministrativo e penale – allo scopo di rimuovere o inibire la diffusione di contenuti illeciti generati grazie all’utilizzo dell’IA.

Il testo prevede che anche in sede civile venga previsto l’inserimento di meccanismi di tutela nei confronti dei soggetti danneggiati.

Il settore sanitario

Per quanto riguarda l’ambito sanitario, l’intelligenza artificiale potrà essere utilizzata per contribuire “al miglioramento del sistema sanitario, alla prevenzione e alla cura delle malattie, nel rispetto dei diritti, delle libertà e degli interessi della persona, anche in materia di protezione dei dati personali” prevedendo che il paziente debba essere sempre informato dell’impiego di tale strumento.

L’intelligenza artificiale può anche supportare nell’individuazione della diagnosi ma qualunque decisione deve essere imprescindibilmente presa dal professionista.

Uno degli scopi che si auspica di raggiungere con l’utilizzo di questa tecnologia è anche quello di migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità, agevolandone l’accessibilità, l’autonomia, la sicurezza e, per l’effetto, l’inclusione sociale.

Pubblica Amministrazione e attività giudiziaria

Quello della Pubblica Amministrazione è un settore all’interno del quale l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale può apportare importanti modifiche mirate all’evoluzione e velocizzazione delle procedure burocratiche.

Come in altri settori, è necessario che i funzionari vengano dotati di tutte le conoscenze necessarie al migliore utilizzo dello strumento ma, anche in questo caso, la responsabilità resta dell’individuo che dovrà avvalersi delle nuove tecnologie come supporto e non in sostituzione dell’operato umano.

Per quanto riguarda l’autorità giudiziaria, invece, l’intelligenza artificiale potrà essere utilizzata solo per semplificare operazioni di ricerca dal momento che, la delicatezza dell’ambito e dei dati sottostanti, rischiano di non garantire la sicurezza informatica.

Diritto d’autore

Quello del diritto d’autore e, più in generale, della liberà di espressione, è un tema importante quando si parla di intelligenza artificiale.

La possibilità di riprodurre – ormai facilmente – file audio e video con contenuti di vario tipo, mette potenzialmente a rischio, ad esempio, l’incolumità di qualunque cittadino che inconsapevolmente può trovarsi coinvolto.

Per questo motivo viene ritenuto necessario che l’utente sia informato in maniera chiara ed evidente del fatto che quel determinato contenuto è stato creato mediante l’utilizzo di IA.

Altra problematica da valutare riguarda il funzionamento dell’intelligenza artificiale generativa che va ad attingere da altre fonti on line – ossia da prodotti creati da autori – mettendo a rischio la tutela del diritto d’autore.

Viene quindi modificato il relativo regolamento prevedendo che anche le opere realizzate mediante l’utilizzo di IA possono essere soggetto a diritto d’autore purchè si provi che siano frutto del solo lavoro intellettuale dell’autore e non della mera riproduzione e/o aggregazione di dati presenti sul web.

Diritto del lavoro e professioni intellettuali

Con riferimento all’ambito lavorativo, il disegno di legge prevede la nascita di un Osservatorio sull’adozione dell’intelligenza artificiale che avrà lo scopo di monitorare l’impatto di quest’ultima sull’occupazione e sulla qualità del lavoro, restando fermo l’obbligo in capo ai datori di lavoro di informare i dipendenti presenti e potenziali sull’utilizzo dell’IA.

Anche in questo caso, il Governo potrà adottare misure mirate per potenziare vari ambiti come, ad esempio, la formazione tecnologica (anche nelle scuole), supportare le trasformazioni necessarie e, in generale, favorire lo sviluppo di adeguate competenze.

L’obiettivo fondamentale che si vuole raggiungere all’interno del settore del lavoro è quello di migliorare la condizioni generali dei lavoratori, facendo in modo che la tecnologia possa supportarli nello svolgimento delle varie mansioni, guadagnando in tempo e in qualità.

Un focus particolare viene dedicato ai professionisti che lavorano in ambito di tipo intellettuale, ossia coloro che verosimilmente saranno più facilmente coinvolti nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

A tal proposito, si precisa che l’intelligenza artificiale può essere anche in questo caso utilizzata come mero strumento di supporto ma deve sempre prevalere il “pensiero critico umano” sullo strumento tecnologico.

Inoltre, i clienti devono sempre essere informati in maniera chiara sui sistemi impiegati per la lavorazione delle pratiche, onde evitare che la nuova tecnologia possa minare il rapporto di fiducia umano.

Analogamente ad altri ambiti, anche qui si è ritenuto opportuno prevedere la messa in atto di sessioni di formazione ad hoc per le libere professioni.

Il Ministero del Lavoro aveva già mosso i primi passi verso la possibilità di valutare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sui luoghi di lavoro avviando, il 14 aprile scorso, la prima consultazione pubblica allo scopo di iniziare ad orientare imprese e lavoratori ad un approccio digitale che possa coniugare la necessità di innovazione del sistema al benessere, alla sicurezza e alla tutela dei diritti del lavoratore.

La consultazione pubblica è terminata lo scorso 21 maggio e, da una prima analisi dei circa 70 riscontri ricevuti, sono emerse principalmente le seguenti esigenze:

  • chiarire eventuali responsabilità in caso di errori o danni causati da sistemi di intelligenza artificiale, sottolineando che tutto ciò che incide sui diritti dei lavoratori non dovrebbe essere lasciato alla tecnologia;
  • per andare incontro alla richiesta dell’AI ACT di mantenere una supervisione umana, vengono proposti “comitati etici aziendali” che abbiano funzione di controllo e supervisione;
  • coinvolgimento delle rappresentanze sindacali durante il processo di adozione delle nuove tecnologie;
  • formazione continua e obbligatoria, anche mediante l’utilizzo di voucher e fondi.

Sarà ora cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali delineare una strategia evolutiva, definire gli obiettivi e quindi un quadro d’azione che sia una vera e propria roadmap con l’obiettivo di supportare imprese e lavoratori nel processo di transizione digitale.

Tornando al disegno di legge sull’intelligenza artificiale, invece, dopo l’approvazione alla Camera, restiamo in attesa dell’esito della terza e ultima lettura prevista in Senato e dei successivi passaggi per vedere se l’Italia vincerà realmente la scommessa di essere uno dei primi paesi all’avanguardia pur mantenendo saldi i propri valori umanistici.

Autore Mariaserena Penta

Partner

Milano

s.penta@lascalaw.com

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