Nell’ultimo decennio vi è stato un boom di innovazioni tecnologiche, di sviluppo del tech nei più svariati ambiti e discipline, dalle automobili a guida autonoma ad assistenti virtuali come Siri fino a strumenti di chatbot intelligenti.
Novità del momento è, infatti, la c.d. ChatGPT (Generative Pre-trained Transformer – la Chat), modello di chatbot che si basa sull’intelligenza artificiale e sul machine learning. Tale strumento è stato ideato da OpenAI, un’organizzazione no profit avente la finalità di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale “amichevole” nei confronti dell’umanità. Fondata nel 2015 da Sam Altman, noto investitore della Silicon Valley ed Elon Musk, capo di Tesla ed altre aziende tecnologiche, siglò nel 2022 alleanza con Microsoft per perfezionare il c.d. training, ovvero l’attività di acquisizione di dati per istruire la Chat.
A ChatGPT è possibile rivolgere qualsiasi tipologia di domanda. Ovviamente, più le domande sono tecniche e settoriali e minore è il grado di accuratezza e, a volte, di veridicità delle risposte. Tuttavia, la Chat riesce a contestualizzare ciò che le viene chiesto e ad esprimersi con un linguaggio semplice e chiaro.
Per quanto possa essere utile consultare ChatGPT, attualmente non è più possibile usufruirne a causa di uno stop dato dal Garante per la protezione dei dati personali (il Garante) il 31 marzo scorso. Tre sono le motivazioni che hanno portato l’Autorità ad adottare questo provvedimento: la mancanza di una informativa agli utenti i cui dati sono raccolti da OpenAI; l’assenza di una base giuridica che permetta di raccogliere i dati massivamente e il mancato controllo dell’età (il servizio era rivolto ai maggiori di 13 anni) di coloro che potevano accedere alla Chat.
A seguito di tale provvedimento il Garante ha concesso a OpenAI 20 giorni entro i quali comunicare le misure intraprese in adozione di quanto chiesto. La società statunitense si è dimostrata collaborativa e ha affermato «di impegnarsi a rafforzare la trasparenza nell’uso dei dai personali degli interessati, i meccanismi esistenti per l’esercizio dei diritti e le garanzie per i minori».
Ora, a prescindere dalle misure che saranno adottate da OpenAI e alla valutazione che a queste sarà data dal Garante, è in corso un dibattito sull’appropriatezza o meno dell’intervento dell’Autorità. Infatti, in molti tra ricercatori e studiosi, si chiedevano se ChatGPT rispettasse o meno il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (il GDPR). Tali dubbi non sono solo propri del Garante italiano ma nei giorni scorsi anche le Autorità di Francia, Germania e Irlanda si sono mosse in questa direzione per cercare di capire quale sia l’effettivo impatto che tale strumento ha sui dati personali che raccoglie e se siano conferite o meno le adeguate tutele.
Non è un caso che lo stop avvenga proprio in questo periodo, ora che si è in attesa dell’approvazione del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, prevista nei prossimi mesi[1]. Il legislatore europeo, infatti, ha dovuto realizzare una normativa ad hoc in modo che ricerca e sviluppo tecnologico, soprattutto tramite sistemi di machine learning, possano andare di pari passo con la tutela e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, tra i quali rientra quello della protezione dei dati personali. La necessità di avere delle regole e, pertanto, di sospendere momentaneamente la sperimentazione sull’intelligenza artificiale, è stata sostenuta anche dagli stessi sviluppatori americani nella lettera promossa dal Future of life institute[2]. Secondo costoro, tanto più la tecnologia evolve, tanto più aumentano le problematiche e, conseguentemente, l’esigenza di creare un sistema di intelligenza artificiale che non danneggi l’uomo ma che gli sia, appunto “amichevole”.
La tecnologia, infatti, corre più veloce delle leggi e dei regolamenti, motivo per cui può essere utile mettere per un attimo in stand-by questa corsa per attendere che il legislatore recuperi il passo il più possibile.
[1] La Commissione Europea ha proposto, nell’aprile 2021, l’Artificial Intelligence Act (AI Act) ovvero una proposta di regolamento europeo che è attualmente in attesa di approvazione da parte del Parlamento Europeo.
[2] Lettera consultabile qui: https://futureoflife.org/open-letter/pause-giant-ai-experiments/