Una macchina da 669,2 miliardi nel 2024, il 60,4 per cento della spesa pubblica totale. Una macchina a quattro ruote di cui una, quella previdenziale, assorbe la metà delle risorse: siamo il primo Paese tra i Big 4 europei per questa voce, al 16% del Pil contro il 12,3% dell’Eurozona. Ultimi invece per istruzione e politiche sociali, faticosamente attaccati al gruppone dei migliori per la sanità. Dati previsti ancora in rialzo dal Def per quest’anno, e costantemente in crescita fin dal pre-pandemia.
Vecchi problemi e nuove sfide, quelle del welfare italiano fotografato poche settimane fa dal think tank Welfare Italia. Sfide che rispondono a nomi quali demografia e diseguaglianze. E che richiedono risposte molteplici, dal pubblico, dal privato e dalle associazioni. Saranno queste le voci presenti al talk A&F Live di lunedì 1 dicembre: il format di Af ari&Finanza torna a Palazzo dei Giureconsulti a Milano e in diretta sul sito di Repubblica, dalle 9.30.
Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana risultava a rischio di povertà o esclusione sociale, uno dei valori più elevati dell’Unione europea. La Caritas, presente con il vicedirettore Paolo Valente, ci ha da poco ricordato che donne, giovani e residenti al Sud sono i più colpiti dall’impoverimento dei salari reali, che ha ormai durata trentennale. Da una parte, ci sono i 50mila più ricchi del Paese che hanno visto più che raddoppiare il patrimonio rispetto agli anni Novanta; dall’altra i 25 milioni di italiani più poveri che hanno visto la propria ricchezza ridursi di più di tre volte e oggi detengono un patrimonio medio di circa 7mila euro pro-capite. Eterogeneità anche nei bisogni emergenti, che vanno dalla povertà energetica alla flessibilità tra lavoro e vita privata; dalla richiesta di formazione a quella di essere attivati al lavoro attraverso percorsi che faticano ad imporsi in modo organico: di questi parleranno docenti e manager d’impresa. Asimmetrie che riducono la mobilità sociale e frenano la piena valorizzazione del capitale umano del Paese, diceva Welfare Italia: secondo il think tank,
allineando l’Italia ai benchmark europei su occupazione giovanile, femminile, straniera, partecipazione dei 60-69enni, si può attivare un incremento occupazionale di circa 2,8 milioni di persone e una crescita del Pil fino a 226 miliardi di euro. Il nostro profilo demografico, d’altra parte, non offre possibilità d’appello: secondo le analisi Inapp, che saranno illustrate dal presidente Natale Forlani, nei prossimi dieci anni usciranno dal mercato del lavoro 6,1 milioni di occupati, e i giovani disponibili non basteranno a sostituirli. Rischiamo di trovarci, nel 2050, con un rapporto di 1:1 tra lavoratori e pensionati. Attivare, ridurre lo scoraggiamento, sviluppare politiche per l’invecchiamento attivo: la cura urgente per un paziente che altrimenti rischia grosso.