Continua l’espansione del wealth management italiano che ingloba sempre più gli operatori del private banking e l’universo dei family office, trainati dalla crescita della clientela e dall’evoluzione dei servizi verso modelli più integrati di consulenza patrimoniale.
Secondo l’ultima indagine Magstat 2025 (al 31 dicembre 2024), giunta alla 22esima edizione, il totale delle attività finanziarie suddivise tra i 344 player censiti, ammonta a circa 1.542 miliardi di euro suddivisi su almeno 1.990.431 clienti. Tuttavia, stimando che il mercato italiano del private banking e del family office valga complessivamente 1.700 miliardi a fine 2024, la quota non ancora raggiunta dai servizi di private banking è pari a circa il 9,3% (158 miliardi di euro). Da anni, in realtà, non c’è un apporto consistente di nuovi flussi quanto piuttosto di patrimoni che crescono per effetto dell’andamento dei mercati e grazie alle strategie di gestione. Nell’industria la tendenza è duplice: da un lato si rafforzano i grandi gruppi bancari che presidiano oltre il 70% del mercato, dall’altro si moltiplicano le strutture specializzate e i family office, spesso boutique indipendenti o divisioni dedicate all’interno di banche e Sgr. Rispetto al passato il mercato è però sempre più concentrato: le prime dieci realtà gestiscono il 56,2% degli asset, mentre i primi venti operatori arrivano al 75 per cento. Cresce la quota di mercato italiano servita da servizi di private banking e family office, toccando quota 1.542 miliardi nel 2024, pari al 90,7% del totale, un anno prima era al 90 per cento. Escludendo il family office, secondo l’analisi annuale del comparto effettuata da Magstat Consulting, la quota di mercato servita dal private banking (1.393 miliardi) è del 82% e quella non ancora raggiunta è del 18 per cento. «Le somme gestite – commenta Marco Mazzoni, presidente di Magstat Consulting – sono così ripartite: 1.393 miliardi di euro, pari all’90,4% del mercato servito, sono nelle mani di 124 operatori finanziari specializzati nel private banking grazie alla consulenza di 20.921 private banker distribuiti in 3.941 filiali/uffici suddivisi su 1.964.927 clienti. Altri 148 miliardi di euro, pari al 9,6% del mercato servito, appartengono invece a 220 family office dove lavorano 946 family officer in 306 uffici suddivisi su 25.504 clienti».
La distribuzione territoriale
Sono 4.247 le filiali o uffici private e i family office dichiarati dai player del mercato. Svetta sempre la Lombardia che, secondo le stime, ne conta 395, segue l’Emilia-Romagna (200), il Veneto (173), il Piemonte (160), il Lazio (115), la Toscana (93) e la Liguria (90). Tra le province italiane, Milano è sempre in testa con 223 filiali, seguita da Roma (101), Torino (82), Genova (62), Bologna (58), Treviso e Firenze (39).
Le operazioni di fusione e acquisizione continuano a ridisegnare il panorama, aprendo spazio a nuove sinergie- «Le fusioni nel private banking, avvenute negli ultimi anni, sono frutto di matrimoni tra gruppi bancari italiani su scala europea», sottolinea Mazzoni. Le trasformazioni in corso si riflettono anche nella difficoltà di classificare in modo netto molti operatori: oggi, reti di consulenti finanziari convivono con strutture di private banker dipendenti, creando modelli ibridi difficili da catalogare.
Uno sguardo al settore
A fine 2024, i 344 operatori censiti da Magstat gestivano 1.542 miliardi di euro di patrimoni per circa 1,99 milioni di clienti, con un incremento annuo di 147 miliardi (+10,5%). Il mercato italiano complessivo del private banking e family office è stimato in 1.700 miliardi: ne resta scoperto appena il 9,3%, segno di una copertura del 90,7% del potenziale. Il mercato resta fortemente concentrato nei grandi player: i 17 operatori con patrimoni superiori ai 20 miliardi gestiscono il 72,4% del totale, mentre i 207 operatori finanziari più piccoli, ovvero quelli con patrimoni fino ad 1 miliardo di euro, detengono asset finanziari totali di 67 miliardi di euro. «Facendo un confronto con l’anno precedente – spiega ancora Mazzoni – possiamo affermare che resta quasi invariato il peso degli operatori con patrimoni superiori a 20 miliardi (-0,1%) e tra 10 e 20 (+0,2 per cento). Aumenta il peso degli operatori con patrimoni tra i 5 e i 10 miliardi (+1,1%); mentre calano i patrimoni delle strutture inferiori a 5 miliardi (-1,2 per cento)».Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking si conferma il primo operatore con 281,3 miliardi di euro (18,2% del mercato), seguita da Unicredit WM & PB con 160,5 miliardi (10,4%) e Banca Generali Private Banking con 73,5 miliardi (4,8 per cento). L’asset controllato dai primi tre operatori è pari al 33,4% del mercato e in termini assoluti supera i 515,3 miliardi di euro.
La professione del banker si consolida come uno dei ruoli più qualificati e competitivi dell’industria finanziaria. Nel 2024 i banker censiti da Magstat Consulting sono 20.921 (esclusi i 946 family officer): di questi, il 62,2% lavora a provvigione, quindi è inquadrato come consulente finanziario mentre il 37,8% è un professionista dipendente. La caratteristica distintiva è che i consulenti finanziari per esercitare l’attività devono essere iscritti all’albo nazionale e poi sono dei liberi professionisti. Suddividendo i 124 operatori finanziari specializzati nel private banking, monitorati dall’indagine, sulla base del tipo di inquadramento riservato ai propri private banker si possono individuare: 28 operatori che dispongono sia di private banker remunerati a provvigione sia di private banker a dipendenza, 14 operatori che utilizzano solo private banker remunerati a provvigione, 82 operatori finanziari si affidano esclusivamente private banker a dipendenza.