Non si ferma il trend di crescita delle procedure concorsuali. Nel primo semestre di quest’anno gli iter in materia di crisi d’impresa sono aumentati del 29%, passando dai 5.505 registrati nel periodo gennaio-giugno 2024 ai 7.116 dello stesso periodo del 2025. In tutto il 2024 le procedure concorsuali erano state 11.701, in crescita del 22% rispetto all’anno precedente.
L’incremento prosegue infatti ininterrottamente da quattro anni e segnala le difficoltà delle imprese in una congiuntura che continua a essere caratterizzata da instabilità geopolitica, guerre e aumento dei costi energetici. Se si proiettano i dati del primo semestre 2025 sull’intero anno, l’aumento rispetto al 2022 supera il 61%: si passa dalle 8.828 procedure del 2022 alle 14.232 stimate per il 2025 (ma potrebbero essere di più poiché molti iter si concentrano nell’ultima parte dell’anno).
A fotografare la situazione è il Report predisposto dall’Osservatorio crisi d’impresa di Unioncamere (sulla base di dati Infocamere) che monitora l’apertura delle procedure disciplinate dal Codice della crisi. Si tratta quindi di aziende in difficoltà già da qualche tempo ma che vengono censite quando l’iter concorsuale avviato in tribunale viene comunicato al Registro delle imprese oppure quando viene chiesto l’accesso alla composizione negoziata, il percorso extragiudiziale che punta ad anticipare l’emersione della crisi.
«La ripresa delle procedure concorsuali – dice Andrea Prete presidente di Unioncamere – mostra chiaramente che sono finiti gli effetti benefici degli interventi messi in campo a sostegno delle imprese durante la pandemia, per il caro energia e le crisi internazionali. Purtroppo le imprese (soprattutto quelle di piccole dimensioni) non riescono a percepire per tempo l’insorgere dei segnali di crisi. L’aumento del ricorso alla composizione negoziata è un segnale positivo che va in questa direzione ma altri strumenti, come gli adeguati assetti, nonostante siano obbligatori da tempo, vengono ancora percepiti come un costo aziendale e non come un’opportunità per anticipare la crisi».
Le liquidazioni
In valori assoluti, l’iter più utilizzato è quello delle liquidazioni giudiziali, locuzione con cui il Codice della crisi ha sostituito il termine fallimenti. Nel primo semestre 2025, le liquidazioni sono state 5.286 e hanno rappresentato il 74% delle procedure totali. L’aumento rispetto al primo semestre 2024 è stato del 25 per cento. In quattro anni sono invece salite del 53%, passando dalle 6.888 del 2022 alle 10.572 del 2025 (sempre in base alla proiezione annuale del dato semestrale).
Oltre ad essere la procedura più utilizzata, la liquidazione giudiziale è anche l’iter dove predominano aziende di piccole dimensioni: nel primo semestre 2025, il 61% aveva un valore della produzione fino a un milione di euro e l’80% non più di cinque dipendenti (in media, i dipendenti sono sei e il fatturato è due milioni). È quindi una procedura che, come si legge nel Report, riguarda soprattutto «imprese più fragili e meno strutturate, confermando l’esistenza di una relazione diretta fra solidità e dimensione aziendale».
Commercio e costruzioni sono i settori di attività con la più alta percentuale di imprese che hanno avviato una liquidazione giudiziale nei primi sei mesi del 2025. Il 23,2% delle aziende si colloca nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, il 22,2% nell’edilizia, mentre un altro 16,3% nelle attività manifatturiere.
Il concordato preventivo
Di dimensioni maggiore sono invece le imprese che accedono al concordato preventivo: nel primo semestre 2025 avevano, in media, 36 addetti e un valore della produzione di 9 milioni di euro (numeri molto simili a quelli delle aziende che sono entrate in composizione negoziata). Il ricorso al concordato preventivo è in diminuzione da anni, ma nel primo semestre 2025 c’è stato un lieve aumento (+4,3% rispetto al primo semestre 2024) che potrebbe indicare un’inversione di tendenza.
La composizione negoziata
Introdotta a novembre 2021 per far venire alla luce le difficoltà economico-finanziarie delle imprese prima che diventino irrecuperabili e aumentare le chance di risanamento, la composizione negoziata è in forte crescita (+75% nel primo semestre 2025).
Già l’anno scorso vi hanno fatto ricorso più imprese di quelle che hanno utilizzato il concordato preventivo e lo stesso è successo nel 2025. La composizione negoziata si sta quindi affermando come l’iter preferito dalle aziende che vogliono tentare la via del risanamento (un bilancio dei risultati sarà l’oggetto del convegno di Unioncamere che si terrà a Roma giovedì 13).
Negli anni è inoltre progressivamente aumentata la dimensione media delle imprese sia in termini di valore della produzione che di addetti. Il fatturato delle aziende che chiedono di avviare un percorso di composizione negoziata è passato dai 4 milioni del 2021 ai 9 milioni del 2023, per salire a 10 milioni nel 2024 e a 11 milioni nel primo semestre 2025. Il numero medio degli addetti è cresciuto dai 26 del 2022 ai 38 del primo semestre 2025.
Il 28% delle aziende proviene dalle attività manifatturiere, il 22,4% dal commercio all’ingrosso e al dettaglio e il 9,6% dalle costruzioni.
Il concordato semplificato
Uno degli esiti della composizione negoziata quando viene individuato un percorso di risanamento, è il concordato semplificato, anche lui introdotto nel 2021. Nel primo semestre 2025, lo hanno utilizzato aziende con, in media, 13 addetti è 10 milioni di valore della produzione. Come fa notare il Report si tratta quindi di una procedura «chiesta dalle aziende più sottodimensionate».
L’accordo di ristrutturazione
Sostanzialmente stabile negli anni è infine il ricorso all’accordo di ristrutturazione dei debiti (+3% nel primo semestre 2025 e -0,8% in quattro anni). Da gennaio a giugno di quest’anno vi hanno fatto ricorso aziende con in media 89 dipendenti e 10 milioni di valore della produzione.