I prestiti concessi dalle banche alle imprese con garanzia dello Stato (tramite Mcc e Sace) potrebbero trovare una riduzione significativa nella legge Finanziaria 2025. Settore del credito che, peraltro, probabilmente non vedrà più fusioni poco “amichevoli”. Una doppia indicazione emersa rispettivamente da Francesco Minotti, ad e direttore generale di Mediocredito Centrale (Mcc) e Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Bpm, al XII congresso Npl&Utp organizzato ieri a Verona dal centro studi giuridici e matematici Alma Iura.
Meno garanzie pubbliche
«Entro dicembre – ha detto Minotti – il Governo interverrà in tema di garanzie pubbliche con un provvedimento che sarà probabilmente inserito nella legge Finanziaria». Lunedì scorso il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parlando alla Giornata internazionale del risparmio aveva ribadito il proposito del Governo di liberare una parte di quei 270 miliardi attualmente coperti da garanzie pubbliche (Mcc e Sace), restringendo i criteri di accesso ai soli casi in cui «senza la garanzia pubblica, i prestiti non sarebbero stati concessi». Nel testo della Finanziaria approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri il tema dei prestiti garantiti non ha però trovato posto.
Dalle parole di Minotti si evince che l’intervento è soltanto rinviato («uno strumento importantissimo utilizzato nella fase della crisi Covid in uno dei momenti più difficili della nostra economia del nostro Paese») anche perché – ha spiegato Minotti – «l’attuale norma scade il 31 dicembre».
Le banche, nell’accordare quei finanziamenti protetti dall’ombrello pubblico, hanno rispettato le regole sul merito di credito delle imprese affidate e «questo lo vediamo poi dai risultati, perché quelle attese di grande deterioramento di quel portafoglio in realtà oggi non si sono verificate».
Meno fusioni poco amichevoli
«Ci vuole tempo, ci vuole volontà, ci vuole grande coinvolgimento per far riuscire le fusioni nel mondo del credito. Questo vuol dire che di fusioni non amichevoli, secondo me, ne vedremo sempre meno». Il pensiero di Giuseppe Castagna, è emerso all’indomani della fallita Ops di UniCredit sulla banca da lui diretta. «Anche se portano le stesso nome non tutte le banche sono uguali – ha sottolineato Castagna – vi sono operatori diversi, modelli diversi e il mercato sta mostrando quali modelli sono vincenti, quali funzionano meglio». Per Castagna, la recente esperienza di Bpm ha dimostrato che non tutte «le banche sono uguali vi sono operatori diversi, modelli diversi, e il mercato sta mostrando quali modelli sono vincenti, quali funzionano meglio».