26.08.2025

Manovra, idea flat tax su straordinari e festivi I soldi dalle banche

  • La Repubblica

Una flat tax per alleggerire il carico fiscale e aumentare il netto in busta paga. Ecco la spinta ai salari su cui il governo ragiona in vista della manovra. L’ipotesi sul tavolo di Palazzo Chigi recita così: meno tasse sulle componenti variabili dello stipendio. La detassazione riguarderebbe gli straordinari, i festivi e il lavoro notturno. Ma servono soldi. L’idea è recuperarli anche attraverso un contributo a carico delle banche. In attesa di definire le coperture, la traccia di lavoro parte da un’aliquota speciale, inferiore alla tassazione Irpef ordinaria a cui sono soggette oggi le voci del salario che non sono fisse. Il modello è il taglio fiscale sui premi di produttività che oltre a un’imposta sostitutiva (5%) prevede anche un tetto all’importo detassato e un limite al reddito del lavoratore che può beneficiare dello sconto. Ma il segnale ai dipendenti del settore privato non si esaurisce con la tassazione agevolata. L’esecutivo punta anche a frenare l’erosione del potere d’acquisto causata dai ritardi dei rinnovi contrattuali. A fare da apripista alla proposta è la Lega. Tra le misure in valutazione è finito l’adeguamento delle retribuzioni alla variazione dell’Ipca, l’indice utilizzato come riferimento del costo della vita, nei casi in cui il rinnovo dei contratti collettivi non avvenga entro 24 mesi dalla scadenza. Il meccanismo entrerebbe in vigore «a decorrere dal mese di luglio di ciascun anno e fino al rinnovo contrattuale», come si legge in un documento di lavoro che circola in ambienti di maggioranza. Per favorire «l’adeguamento salariale al costo della vita» e rafforzare il legame tra i salari e la produttività si punta anche sugli incentivi. Due le opzioni: tasse dimezzate sugli incrementi retributivi per tre anni, in alternativa un’imposta sostitutiva del 5% sempre per un triennio. In ogni caso, indipendentemente dalla data del rinnovo, gli aumenti previsti decorrerebbero comunque dal primo mese successivo a quello della scadenza naturale del contratto.

L’avanzamento degli interventi sui salari è legato alle risorse che si riusciranno a recuperare nelle prossime settimane. Un’incognita non da poco considerando che Fratelli d’Italia e FI puntano al taglio dell’Irpef per il ceto medio che costa 4 miliardi e il Carroccio vuole una nuova rottamazione delle cartelle fiscali che potrebbe costare fino a 2 miliardi. Nel conto generale c’è anche la messa a regime dell’Ires premiale per le imprese, la misura sperimentale introdotta con l’ultima manovra per ridurre l’imposta sui redditi delle società che investono nella produzione e assumono nuovo personale.La caccia alle coperture è già iniziata. A contribuire potrebbero essere anche gli istituti di credito. Ecco perché il governo ha messo in conto di convocare l’Abi già la settimana prossima. L’obiettivo è aprire un tavolo di confronto per arrivare a una misura concordata, evitando così uno scontro. La conferma arriva dal responsabile economico di FdI, Marco Osnato: «Una soluzione – sottolinea – si troverà certamente in intesa con le banche». L’esecutivo vuole evitare di ripetere l’errore di due anni fa, quando tirò fuori l’idea di una tassa sugli extraprofitti bancari per coprire i costi della manovra. Alla fine il tutto fu derubricato a un incremento delle riserve che invece di colpire i profitti ha permesso agli istituti di far crescere gli utili.

Fonti di governo assicurano che la tassa sui profitti non sarà riproposta. Tra le ipotesi allo studio c’è un nuovo intervento sulle Dta, le imposte differite attive su cui l’esecutivo è intervenuto l’anno scorso sospendendo la deduzione per il 2025 e 2026. Un sacrificio da 4 miliardi per le banche. Potrebbe non essere stato l’ultimo.