26.05.2025

Studi legali, grande è bello Anno d’oro per gli affari

  • La Repubblica

I colossi della consulenza hanno saputo imporsi nel business. Le operazioni di private equity hanno tirato il fatturato, ma ora si frena

Vola il fatturato dei grandi avvocati d’affari. I primi 50 studi associati operanti in Italia, tra quelli che si occupano di operazioni come m&a, ristrutturazioni, grandi cause di lavoro e mercato dei capitali, hanno chiuso il 2024 con un giro d’affari di oltre 3,8 miliardi di euro. Un dato che supera dell’11,8% quello del 2023. Il resoconto arriva dalla stima annuale di Mag e LegalCommunity.it, cheAffari&Finanza ha visionato in anteprima.

Un balzo in avanti, dunque, a fronte dell’incremento minimo registrato dal giro d’affari della categoria professionale nel suo insieme: +5,2 per cento, pari a circa 15,6 miliardi di euro (anno di riferimento 2023) secondo l’ultimo Rapporto della Cassa Forense. «Il mercato in cui opera l’avvocatura d’affari segue principalmente l’andamento del settore privato, dove il private equity ha fatto da propulsore anche nell’ultimo esercizio», spiega Nicola Di Molfetta, direttore responsabile di Mag e Legal-Community.it. «Il 2025 è cominciato discretamente. Tuttavia, tolte le grandi partite del risiko bancario, e poche altre grandi operazioni, al momento si stanno vedendo soprattutto deal nel mid market», aggiunge. Se si fa un confronto a cinque anni, la top 50 degli studi legali d’affari ha visto incrementare il fatturato del 46 per cento, frutto «della vivacità di settori come infrastrutture, tlc, energy e real estate. Inoltre, nei grandi studi legali associati, è diventata fondamentale l’importanza della attività fiscale e tributaria che rappresenta la base per la strutturazione di ogni operazione», aggiunge Di Molfetta. L’ampliamento del raggio d’azione ha portato a un’evoluzione di queste associazioni professionali, che ormai sono strutture multidisciplinari composte da avvocati, commercialisti, in alcuni casi anche consulenti del lavoro. Sono oltre 12mila le persone “impiegate” nelle 50 strutture analizzate nello studio.

Il fatturato medio per persona è risultato di 312mila euro, in linea con il 2023, ma in calo rispetto al dato evidenziato due anni prima (332mila euro). Mentre il fatturato medio per socio (cioè, gli avvocati che accedono alla distribuzione degli utili) è di 1,8 milioni, in leggera crescita rispetto alle due rilevazioni precedenti.

Ai primi posti della classifica ci sono – come già negli anni passati – gli studi legali collegati ai colossi della consulenza. Al primo posto si piazza Deloitte (Sts+Legal), con un fatturato aggregato di 340 milioni, trainato dalla practice fiscale. Seguono EY Slt, con un fatturato stimato di 286 milioni, e Pwc Tls con 244. BonelliErede, quarto con a 235 milioni di euro, si conferma prima insegna italiana indipendente. Lo studio guidato dalla managing partner Eliana Catalano e dal presidente Massimiliano Danusso precede nella classifica un filotto di realtà nazionale: Chiomenti, Legance, Gianni & Origoni,Pirola Pennuto Zei & Associati. Fino a qualche anno fa gli studi a matrice nazionale dominavano la classifica per fatturato, ma poi sono stati sostituiti sul podio dall’avanzata (e dagli investimenti) dei colossi della consulenza, che hanno saputo sfruttare al meglio la crescente articolazione della normativa fiscale e le potenzialità dell’offerta multidisciplinare. Per altro, c’è da dire che i grandi studi italiani non sono riusciti ad affermarsi più di tanto fuori dai confini nazionali.

Il report relativo ai principali studi legali d’affari conferma l’immagine di una “nicchia dorata” rispetto ai valori medi che caratterizzano l’intera categoria. Dall’ultima relazione della Cassa Forense emerge, infatti, che il volume d’affari medio annuo di un avvocato si è attestato nel 2024 a 68.678 euro, per un reddito medio di poco inferiore a 47 mila euro (in lieve crescita rispetto a un anno prima). I primi 50 studi legali per fatturato in Italia, da soli, generano quasi un quarto del volume d’affari complessivo della categoria, 15,6 miliardi appunto nell’ultimo anno.

Tuttavia, quello dell’avvocatura d’affari si conferma un settore sempre più concentrato. Basti pensare che le prime 20 insegne realizzano il 78% del fatturato complessivo, le prime dieci il 60 per cento. C’è da chiedersi fino a quando questa crescita potrà continuare e soprattutto in che modo evolverà l’industria del “business of law” chiamata ad affrontare, come altri comparti, la grande sfida dell’evoluzione tecnologica (a cominciare dall’intelligenza artificiale) e l’internazionalizzazione del settore. Il tutto a fronte di una crescita lenta del Paese.