19.11.2014

Caso Fonsai, così i Ligresti si fidarono del “papello” Nagel: impegno solo morale

  • La Repubblica

Era il 17 maggio 2012 e si trovavano negli uffici della Compass, controllata di Mediobanca. Jonella ripete al pm Luigi Orsi cosa sia successo quel giorno tra l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel e suo padre, Salvatore: «Ricordo bene di aver sentito dire a Nagel: “Lo firmo solo se lo tiene la Rossello” ». La Rossello è Cristina, avvocato e segretaria del patto di Mediobanca, la custode del “papello” sul quale viene trascritta la buonauscita da 45 milioni di euro (pari al 30% di Premafin) più benefit per i Ligresti in cambio della non belligeranza su Fonsai destinata a finire nelle mani della Unipol. La Rossello arriva dopo 30-40 minuti, prende il documento firmato e lo mette in borsa.

Jonella, tuttavia, non è tranquilla anche dopo la firma e il 19 luglio si reca a sorpresa dalla Rossello con un telefonino nascosto per registrare la loro conversazione. Jonella è sconsolata, Fonsai sta per passare dai Ligresti alla Unipol e teme che gli accordi del papello non vengano rispettati: L’avvocato le suggerisce sottovoce cosa fare: «Porta – si legge nella trascrizione – tuo padre da me con Alberto. Tuo padre deve venire con Alberto e devo dirgli che lui vuole il rispetto della lettera e che ha fiducia di me. Io ho dato la mia parola a tuo padre che la faccio rispettare». Jonella, invece, vuole il papello per portarlo in procura, ma la Rossello rifiuta, anche dopo la minaccia che i magistrati possano venire a chiederglielo direttamente: «Io ce l’ho fiduciariamente » e dietro questo schermo rifiuta di consegnare l’originale firmato a Jonella. «Devono passare sul mio cadavere per togliere una cosa di questo tipo». E poi puntualizza di essere disposta a dare una copia firmata a entrambi, Nagel e Ligresti, ma non a una sola delle parti: «Di fronte a tuo padre – dice la Rossello- ho dato la parola. L’ho data anche a Nagel”. “Io la conservo per tutti e due, perché venga rispettata”. Tuo papà mi ha detto: “È il futuro dei miei figli”. E io ho detto: “Ingegnere, guardi, mi faccio ammazzare. Ma io sono una persona di parola”. Te lo giuro». Per restituirla «devo avere l’ingegnere e devo avere Nagel». Jonella non riesce a portar via la lettera e chiede solo la conferma che fosse firmata: «Era piegata in quattro ed era firmata qui da Nagel e tuo padre. Nagel sopra, tuo padre sotto».
Eppure, nonostante le firme, quegli accordi non andarono in porto e, per essere stati tenuti nascosti alla Consob, Nagel e Ligresti sono finiti indagati per ostacolo alle autorità di vigilanza. Il perché poi non siano stati rispettati lo spiega la Rossello nel suo interrogatorio: «Io dissi subito che non era fattibile». Una premessa posta anche da Nagel nell’incontro del 17 maggio, come riporta la stessa Rossello: «Nagel disse: “Non è fattibile accogliere queste richieste” e si cercò di vedere se io potevo approfondire la fattibilità e la conformità della Legge». E aggiunge: «Nagel mi disse che questo (il papello ndr) non aveva nessun altro contenuto, che è un impegno morale, che si sarebbe fatto parte attiva per aiutare la famiglia ove possibile, pur in costanza di situazioni che non erano possibili. Disse di fare un elenco e di vedere che cosa si poteva fare per salvare la famiglia. E l’ingegnere mi disse: “Mi basta. Mi basta. Mi basta”».