22.01.2015

«Whatever it takes», il giorno della verità

  • Il Sole 24 Ore

Una discussione molto animata era in corso ieri sera alla Banca centrale europea sulla decisione di lanciare un programma di acquisto di titoli di Stato per contrastare il rischio di deflazione nell’eurozona. Sul tavolo, alla cena dei 25 componenti del consiglio direttivo, la proposta del comitato esecutivo (i sei membri basati a Francoforte sotto la guida di Mario Draghi) di acquistare titoli per 50 miliardi di euro al mese per un anno, a partire da marzo, e, se necessario, fino alla fine del 2016, secondo fonti dell’Eurosistema sentite dal Sole 24 Ore. Inizialmente presentata ai governatori delle banche centrali nazionali attraverso consultazioni telefoniche, ha cominciato a essere discussa nel pomeriggio di ieri in un incontro preliminare. Il rinvio di un’ora dell’inizio della cena di lavoro dà la misura della difficoltà di conciliare le posizioni, sia sull’importo, superiore al previsto, sia sulla ripartizione del rischio dell’operazione. Il quantitative easing (Qe), che prevede l’acquisto di titoli pubblici è duramente contestato dai due membri tedeschi del consiglio, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, e Sabine Lautenschlaeger, oltre che da alcuni governatori.

La proposta dà al Qe della Bce un potenziale fino a 1.100 miliardi di euro (600 nel primo anno, alla fine del quale verrà fatta una verifica), al di sopra del tetto massimo indicato dalla maggior parte degli osservatori di mercato. Gli acquisti di titoli di Stato si affiancherebbero a quelli di altre attività finanziarie, come obbligazioni bancarie garantite e titoli cartolarizzati, avviati nei mesi scorsi, e forse a quello di obbligazioni emesse da agenzie europee sovranazionali e bond societari. L’importo mensile di 50 miliardi di euro più altri titoli non si discosterebbe molto dalle cifre acquistate dalla Federal Reserve americana nel suo terzo Qe (85 miliardi di dollari), ritenuto un intervento di successo. Non è detto che, dopo la discussione, la decisione esca dal consiglio nei termini prospettati alla vigilia.
L’intento della Bce è di espandere il proprio bilancio di mille miliardi circa (al netto di circa 200 miliardi di euro di rimborsi di vecchi finanziamenti alle banche), e quindi di contrastare con questo stimolo, non avendo più a disposizione lo strumento dei tassi d’interesse, scesi ormai a zero, un’inflazione troppo bassa, precipitata a dicembre a -0,2% e destinata probabilmente a restare sotto zero per quasi tutto il 2015, ben lontana dall’obiettivo di stare appena sotto il 2%.
La scelta di puntare su una cifra al di sopra delle attese è un modo, secondo una delle fonti, di ottenere l’effetto-sorpresa che faccia scendere ulteriormente tassi di mercato e euro. In contropartita, verrebbe concessa agli oppositori del Qe una limitazione del rischio di possibili perdite sul bilancio della Bce stessa, caricandolo sulle banche centrali nazionali, cui toccherebbero gli acquisti dei titoli dei rispettivi Paesi, secondo le indicazioni della Bce, e l’assunzione di parte delle eventuali perdite. Anche questo elemento è molto controverso: se Weidmann e il governatore olandese Klaas Knot, abitualmente suo alleato, hanno indicato questa possibilità, altri membri del consiglio favorevoli al Qe, come il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ritengono che contravvenga alle regole della politica monetaria, che prevede interventi condivisi da parte della Bce, anche se condotti dalle banche centrali nazionali, e che possa condurre a una frammentazione dei mercati dell’eurozona. Molti economisti ritengono che possa dare un segnale che la Bce non intende assumersi i rischi del debito dei Paesi periferici e quindi portare a un pericoloso allargamento degli spread. Altri tuttavia ritengono che possa essere un utile escamotage per ridurre il numero dei dissidenti in consiglio, dato che, se gli attivi vengono trasferiti alle singole banche centrali, essendo pagati in euro, le passività resterebbero comunque alla Bce.
Per Draghi, l’obiettivo di contenere il dissenso è cruciale. Oggi, votano 21 consiglieri (su 25), dopo l’introduzione del principio della rotazione, proprio a partire da questa riunione. Se inizialmente almeno 7 o 8 possono essere considerati contrari al Qe, qualora alla fine votassero contro solo i due tedeschi e un altro paio di consiglieri, la credibilità della decisione verrebbe salvaguardata. A quel punto, per Draghi, inizierà il secondo compito altrettanto difficile, a partire dalla conferenza stampa di questo pomeriggio: convincere i mercati che il Qe all’europea può essere efficace.