«Quando un’azienda crea un nuovo prodotto, perfeziona la tecnologia, scopre una migliore fonte di approvvigionamento, inaugura un metodo di produzione più efficiente, è in grado di distruggere i concorrenti». È quello che sosteneva Joseph Schumpeter secondo cui l’essenza del capitalismo è la «distruzione creativa». Chissà se anche i manager di Warner Music Group avranno pensato all’economista austriaco dando un’occhiata ai dati di bilancio e ai numeri dell’International Federation of the Phonographic Industry. Nell’industria discografica c’è stato il tempo delle cassette al posto dei vinili, i compact-disc in sostituzione delle musicassette, l’era del download e ora quella dello streaming. L’anno scorso, a livello globale, i ricavi dallo streaming sono cresciuti del 45%. E Warner è la prima casa discografica a certificare che lo streaming è diventata la sua principale fonte di guadagno. Nel primo trimestre del 2016 gli utili Warner sono cresciuti del 10% ma a fronte del declino dei formati fisici come i cd, la società ha visto aumentare del 59% i ricavi da streaming e del 20% quelli digital.