Vaduz, Lussemburgo, Montecarlo, Zurigo, Ginevra, Bolzano-Bressanone sono solo alcune delle piazze del tour de force dei convegni, spesso a porte chiuse, in lingua inglese o tedesca, con clausole di riservatezza, organizzate dalle banche straniere per parlare e raccontarsi tutta la verità sulla voluntary disclosure.
Professionisti, consulenti e società fiduciarie contesi per una formazione senza peli sulla lingua su ciò che conviene e non conviene fare per la voluntary disclosure. E mentre la macchina della formazione e informazione si muove con un calendario stretto di appuntamenti l’Agenzia delle entrate è al lavoro per la stesura della circolare sulla voluntary disclosure ed è disposta ad accogliere domande e quesiti di orientamento.
Le banche estere, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, hanno un unico obiettivo trattenere i clienti italiani ed evitare la temuta fuga in massa dei capitali in Italia. Ecco perché guardano con interesse alla soluzione del rimpatrio giuridico: far emergere le evidenze finanziarie, chiudere i conti con il passato fiscale italiano e fare gestire tutto in Italia da un qualche sostituto di imposta, per esempio una società fiduciaria. Non solo.
Le banche richiedono ai partecipanti di evidenziare pro e contro, pregi e difetti delle nuove norme tanto che nei convegni non è prevista, spesso la presenza della controparte l’amministrazione finanziaria che risulta quindi convitato di pietra degli incontri.
I professionisti sono chiamati a illustrare le novità e soprattutto le differenze con i precedenti scudi fiscali. Stavolta il ruolo delle banche è nel guado tra mantenere i clienti (o, nel caso delle banche italiane, proporsi per la raccolta dei capitali rientranti) e di fornire e/o indirizzare il cliente alla consulenza.
Non si tratta più infatti di compilare un modello abbastanza semplice e immediato come era la dichiarazione riservata, il formulario, reso disponibile dall’Agenzia delle entrate, è una vera e propria ricostruzione genealogica delle ricchezze e delle loro costruzioni e smantellamenti.
Un lavoro non semplice a cui le banche estere non sono preparate e che non hanno neanche voglia di sobbarcarsi per conto del cliente e per questa ragione hanno grande interesse a informare e a essere formati.
Nelle edizioni dello scudo fiscale poi a sfavore di questo tipo di interesse giocava anche un tempo abbastanza ristretto per maturare le decisioni e operare.
Ora la voluntary disclosure lascia aperta la strada fino a settembre 2015 e al momento le norme in vigore non sono all’insegna della semplicità.
Il decreto legge con le disposizioni sulla collaborazione volontaria è attualmente all’esame della commissione finanze della camera. Daniele Capezzone, presidente della commissione VI, ha previsto un fitto calendario di audizioni di esponenti del mondo professionale e istituzionale per far emergere i temi sul tappeto.
Una collaborazione volontaria così come è non piace molto ed è stata accolta con più di qualche perplessità dai professionisti, tanto che lo stesso presidente della commissione finanze della camera ha già annunciato, su ItaliaOggi, possibili modifiche che puntino a semplificare le procedure e a rendere più conveniente la riemersione.