Visco ha anche aggiunto che ora bisogna lavorare «alla definizione del settore dell’asset management company per gestire il mercato in modo migliore».
Sul tema più generale delle fonti di finanziamento dell’economia, in un contesto di riduzione del potenziale di credito da parte delle banche frutto anche delle regolamentazioni, Visco ha detto che «servono altre forme, altre strade». Ciò impone «un compromesso tra l’esigenza di reperire nuove risorse» al di fuori del sistema bancario tradizionale e «i rischi del sistema bancario parallelo». Altre componenti, non bancarie, del sistema finanziario, possono infatti approfittare della liquidità presente sul mercato, e senza i vincoli della regolamentazione bancaria, per proporre nuovi prodotti sul mercato. E questo «può creare problemi». È quindi necessario trovare un corretto equilibrio e dotarsi degli strumenti indispensabili a un’attenta sorveglianza.
Sulle prospettive economiche, Visco si è detto «prudentemente ottimista sul breve e meno sul medio-lungo periodo», L’alto livello di indebitamento, pubblico ma in alcuni casi anche privato, «può diventare problematico». Il governatore di Bankitalia ha quindi spiegato che l’attuale situazione di volatilità del mercato è alimentata da incertezze esterne (dall’Ucraina alla questione dell’immigrazione), che non sono diminuite con la politica espansiva della Banca centrale o il miglioramento dei debiti sovrani. Un contesto incerto che crea attendismo: il «circolo vizioso nel quale ci troviamo». Visco ha infine ribadito l’urgenza delle riforme strutturali, ovviamente su misura per ogni Paese: il post-crisi è caratterizzato da componenti cicliche e da aspetti strutturali, ai quali bisogna dedicarsi, per garantire «un aumento del potenziale strutturale» di crescita. Un compito che non spetta alle banche centrali, bensì «dei Governi». I quali dovrebbero cogliere «l’opportunità» rappresentata dalla lunga fase di «quantitative easing, che riduce i costi delle riforme».