La discussione tra i commissari sarebbe invece stata più lunga per quanto riguarda la Francia, il cui deficit rimarrà sopra al 3,0% del prodotto interno lordo anche nel 2015. La volontà di riforma del paese non convince una parte dell’establishment europeo. Dopo molti tira-e-molla al suo interno e con diverse capitali, la Commissione ha optato per dare il beneficio del dubbio ai paesi con evidenti difficoltà a rispettare gli impegni sul fronte delle finanze pubbliche a causa della crisi economica.
In questo momento, c’è l’evidente desiderio di Bruxelles di sostenere la crescita economica, evitare tensioni politiche, facilitare le riforme strutturali. L’esecutivo comunitario presenterà le opinioni sui bilanci nazionali venerdì. Con l’occasione, la Commissione non mancherà di sottolineare i rischi che intravede nelle Finanziarie dell’anno prossimo, in particolare l’elevato debito pubblico italiano, ritenuto uno squilibrio macroeconomico eccessivo per il quale il paese è sotto esame.
In un primo tempo, le opinioni sarebbero dovute essere associate a un rapporto su come utilizzare pienamente la flessibilità di interpretazione delle regole di bilancio in un contesto macroeconomico molto fragile. «Il documento è stato rinviato al 2015 – ha precisato il responsabile comunitario – per evitare un effetto ingorgo». Oltre alle opinioni sui bilanci previste venerdì, oggi la Commissione europea pubblicherà anche l’atteso piano di investimenti da 300 miliardi di euro.
Proprio quest’ultimo dovrebbe prevedere che gli eventuali contributi nazionali al nuovo Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) vengano detratti dal calcolo del deficit, come è avvenuto per i contributi nazionali al Meccanismo europeo di stabilità. «Eventualmente questo mancato computo potrebbe replicarsi» in altri ambiti più generali, notava ieri sera il responsabile comunitario, consapevole tuttavia degli stringenti limiti derivanti dai Trattati.
È possibile che nelle sue opinioni la Commissione possa chiedere ad alcuni paesi, come la Germania o l’Olanda, di fare nuovi sforzi per sostenere l’economia. Più in generale, i paesi più a rischio di non rispettare il Patto di Stabilità e di Crescita hanno guadagnato tempo fino a marzo, quando la Commissione tornerà a valutare crescita della congiuntura, risanamento dei bilanci e riforme dell’economia. Sull’Italia continua a pesare la minaccia di una procedura per squilibrio macroeconomico eccessivo.